Beata Fasce: l’imprenditrice che non lavorava per sè

Lo voglio benché costi, lo voglio perché costa, lo voglio a qualunque costo

Beata Madre Maria Teresa Fasce

Parte da questa citazione della Beata Fasce, storica Abbadessa del Monastero Santa Rita da Cascia, che nel 1900 ha scritto una pagina di storia, l’articolo di Mauro Papalini, nel numero di gennaio-febbraio della Rivista Dalle Api alle Rose.

Lo storico agostinianista, vuole dare voce alla Beata, presentandone di volta in volta un aspetto, capace di essere modello ed esempio per ciascuno di noi!

… operava solo per gli altri…

Ogni persona che arriva a Cascia si rende subito conto che tutto parla di Santa Rita, tante opere sono sorte nel suo nome; tutto ciò si deve all’attività instancabile della Beata Maria Teresa Fasce. Pur riferendosi al contesto spirituale, le sue parole che riportiamo sopra, richiamano la perseveranza, il coraggio e la tenacia con cui si è impegnata nell’edificazione della nuova Basilica, favorendo tutte le opere di contorno che hanno interessato l’intera città: alberghi, strutture di accoglienza per i pellegrini, strade migliori per raggiungere Cascia.

Si è trovata a gestire lavori, questioni economiche complicate e pastoie burocratiche nonché grosse somme di denaro. Ha dovuto trattare con persone non sempre oneste che hanno cercato di approfittarne; di questo ne soffriva moltissimo e in alcune sue lettere se ne usciva con espressioni del tipo: “Oh monsignore, quanto è brutto il mondo!” o “Questa mattina abbiamo mandato giù più lacrime che latte”. Allora si può dire che è stata un’imprenditrice? Forse sì, ma dobbiamo intenderci sul significato di questo termine. Gli imprenditori lavorano per proprio conto. Devono fare profitti per andare avanti, così possono dare lavoro ad altri e tutti ne traggono benefici (parliamo ovviamente degli imprenditori onesti).

Dio e Santa Rita erano i suoi “padroni”

Maria Teresa Fasce non era padrona di niente, avendo professato il voto di povertà, non lavorava per sé, ma solo per gli altri; poi aveva due ‘padroni’ molto esigenti: Dio e Santa Rita e questo lo rimarcava sempre. Tante volte nelle sue lettere, parlando delle varie fasi dei lavori affermava: “Lo vuole Santa Rita, Santa Rita ha scelto, etc.”. Il guadagno poi … le spese erano enormi e si era anche indebitata, ma i suoi ‘padroni’ sono stati generosi e tramite moltissimi devoti è riuscita a far fronte a tutte le spese, a costo di vivere in grande povertà, specialmente durante la guerra. Non ha guadagnato niente per sé, ma per i suoi ‘padroni’, e non soldi ma anime. Tutti i devoti di Santa Rita che lei aveva attirato erano anime per il Signore, il vero fine della devozione ai santi e alla Madonna; in questo Maria Teresa Fasce ne ha guadagnate moltissime!

Aveva un’etica imprenditoriale molto severa e che ha imposto a tutti quelli che hanno collaborato con lei: far lavorare prima i casciani, pagare sempre adeguatamente i lavoratori, usare i soldi che venivano dai devoti secondo le loro intenzioni, su questo era inflessibile.

Avendo lei amministrato le cose di Dio, di Santa Rita e degli altri, più che imprenditrice la potremmo definire una “direttrice delegata”, il Sergio Marchionne di Santa Rita! Ma contrariamente ai direttori delegati delle aziende che sono ben retribuiti per il loro lavoro, Maria Teresa Fasce ha ricevuto la sua retribuzione solo dopo aver lasciato questo mondo il 18 gennaio 1947, quando ha raggiunto i suoi ‘padroni’ in Paradiso.

Crediamo con buone ragioni che la Fasce oggi può e deve essere additata come modello per chiunque voglia fare impresa in modo corretto, basandosi su valori cristiani, avendo a cuore il bene degli altri più che il proprio guadagno, che ci deve essere naturalmente.

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