Cambio orario della diretta dall’Urna di Santa Rita
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Il Signore protegge le sue creature
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Santa Rita sostenga la nostra preghiera
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Parlare di maternità riferendosi a una suora può sembrare un paradosso. Ma l’essere madre, e non solo coi suoi figli biologici, per Santa Rita è stato il senso di tutto, perché è stata sempre capace di dare vita. Ancora oggi, come una mamma, si dona a tutti noi figli, ci ascolta e ci ama, facendo in modo che nessuno si senta solo. Ogni donna è madre, perché nel corpo o nello spirito, sa accogliere l’altro. Questo ha imparato da Rita la Fasce, che per tutti era ed è la “Madre”. Infatti, ha saputo far fruttare il dono di Dio che sta nell’istinto all’amore, verso le monache, verso i cittadini di Cascia e le Apette, le bambine a cui ha donato tutta se stessa.
Alveare di Santa Rita: nato dall’amore
Il 24 settembre 1938, festa della Madonna della Mercede, si presentò al monastero una donna con una bambina che non poteva allevare data la sua estrema povertà, quindi la lasciò alla Madre Fasce. La situazione economica era difficile: le spese per la Basilica pesavano non poco, ma la Madre non dubitava dell’aiuto di Dio. Ella accettò la bambina, anzi ne accolse altre, creando così quello che chiamò Alveare di Santa Rita. Da qui il nome di “Apette” con cui ancora oggi sono conosciute le bambine e le ragazze che le monache accolgono e che arrivano da famiglie in difficoltà economica o sociale. La Fasce fu madre amorosa di quelle bambine che trovarono nel monastero amore, istruzione e formazione spirituale. Non solo ne seguiva continuamente la crescita, ma secondo le testimonianze, quando stava in mezzo a esse per giocare “si faceva bambina con loro”.
il 12 ottobre per la nostra comunità è un giorno importante: celebriamo il 25° anniversario della beatificazione di Madre Maria Teresa Fasce, avvenuta nel 1997.
Quando pensiamo a Lei, la prima parola che ci viene in mente è “Madre”: questo è stato il suo carisma. Madre delle sue monache, madre delle Apette dell’Alveare di Santa Rita, delle quali ancora oggi ci prendiamo cura, e madre dei casciani.
La sua vocazione
Dalla Positio per la causa di Beatificazione e dalle lettere scritte alla famiglia, sappiamo che Madre Teresa ha abbracciato con amore, passione, entusiasmo, “eroicità” la vocazione di consacrata, ricevuta in dono dal Signore. Nei ventisette anni, in cui è stata ininterrottamente Abbadessa, Madre Teresa ha avuto modo di lasciare una traccia indelebile nella storia di Cascia, del culto ritiano e della spiritualità agostiniana. Il suo motto, divenuto vero e proprio stile di vita, era:
“lo voglio benché costi, lo voglio perché costa, lo voglio a qualunque costo”.
Beata Madre Maria Teresa Fasce
L’anno della svolta
L’anno sabbatico a Torriglia fu decisivo per la sua vita perché è stato il passaggio dall’infanzia alla maturità spirituale, all’autonomia interiore. Ha compreso che doveva aggrapparsi a Cristo. Con questa libertà interiore ritrovata, non si è fermata più davanti a nulla. Lì ha cominciato a diventare la donna matura, coraggiosa, misericordiosa e libera in Cristo, che non ha mai lasciato le cose come stavano, ma ha cercato sempre di migliorarle. I frutti di questa sua svolta spirituale sono ancora vivi e presenti.
Le opere di carità
Ha ridato alla Comunità un respiro nuovo, una nuova lettura e una nuova conoscenza della Bibbia, da donna istruita quale era. Ha riportato la Comunità allo stile agostiniano. Grazie alla Beata Fasce le orfane hanno trovato una casa e una famiglia nell’Alveare di Santa Rita, è stata costruita la Basilica di Santa Rita e la Casa del Pellegrino, oggi Hotel delle Rose, per dare la possibilità ai fedeli di venire a Cascia.
Per noi monache la Beata Madre Fasce ha lasciato un segno indelebile, un’eredità che cerchiamo di imitare e portare avanti nel nostro ministero.
Celebrare la vita è importante. È saper fermare lo scorrere dei giorni, per ricordare e ringraziare. Il 12 ottobre è un giorno da celebrare per tutta la famiglia agostiniana di Cascia. Sono ricorsi infatti 25 anni dalla beatificazione della Madre Maria Teresa Fasce, avvenuta il 12 ottobre 1997.
Un amore capace di grandi cose
La famiglia agostiniana fa memoria e ringraziamento per il dono della vita di Madre Maria Teresa Fasce, una vita piena e generativa, infaticabilmente spesa nell’amore per i giovani e non solo. Un amore capace sia di grandi cose e progetti lungimiranti come la costruzione della Basilica o l’Alveare, sia di tanti piccoli gesti nel quotidiano, perché, come diceva:
“la santità consiste nelle piccole cose che si presentano ogni minuto, più che nelle grandi cose che avvengono di rado”.
Beata Madre Maria Teresa Fasce
Lei lo sapeva: l’amore è concreto e quei gesti grandi e piccoli possono avvenire ovunque ci troviamo: in una casa, una scuola, un ospedale. Anche nella fatica e nella sofferenza, quando costano di più e per questo valgono anche di più.
La sua vita non è stata facile
La vita di Madre Maria Teresa Fasce non è stata facile. Non le sono mancate difficoltà, ostacoli, sofferenze e diverse gravi malattie. Ma nonostante tutto, lei è andata avanti dando una prova straordinaria di forza d’animo e di fede, affrontando tutto senza lamentarsi, né scoraggiarsi, riuscendo anzi a dare un senso e un valore alla sofferenza che l’ha accompagnata per tanti anni della sua vita. Ha vissuto tutto con lo sguardo verso il cielo ed i piedi per terra, affidandosi sempre alla Provvidenza e al tempo stesso facendo tutto ciò che era nelle sue possibilità, con determinazione e passione.
Le celebrazioni per il 25° anniversario
Le celebrazioni per il suo anniversario a Cascia si svolgeranno dall’8 al 12 ottobre, con un calendario di iniziative liturgiche (l’avvio del triduo, la veglia, la S.Messa) e in più un musical e un concerto, per l’inaugurazione dell’organo della Basilica.
Madre Fasce, con i suoi gesti, con la sua testimonianza guidata dalla preghiera e dall’azione, ci invita a rendere la nostra vita quotidiana attiva e concreta all’insegna dell’umiltà, dell’umanità e della carità. Ognuno di noi, nel proprio piccolo, può diventare testimone di Dio.
Le monache carmelitane scalze di Tolentino celebreranno, sabato 1 ottobre alle ore 10:30, in Basilica con noi monache agostiniane di Cascia, la gratitudine per essere state accolte e la comunione che in questi anni si è creata tra le nostre due comunità.
Dal terremoto a un nuovo cammino
Sono già trascorsi più di 5 anni da quel 22 luglio del 2017 quando, grazie ai Padri Agostiniani, la comunità delle carmelitane di Tolentino si è trasferita nella casa di accoglienza vocazionale “Sant’Agostino” che abbiamo messo a loro disposizione. Il terremoto del 2016 aveva, infatti, seriamente danneggiato il loro monastero che è stato successivamente demolito.
Pur vivendo in strutture diverse abbiamo camminato insieme, unite dalla preghiera e dalla condivisione di momenti di difficoltà e di gioia.
Il tempo del ringraziemento
Ora è arrivato, finalmente, il tempo di rientrare nella loro casa che è stata totalmente ricostruita grazie ai fondi del terremoto e alla generosità di tanti benefattori. Sabato, dopo la messa, trascorreremo un’intera giornata insieme nella gioia di aver contribuito a risollevare delle sorelle in difficoltà.
L’unità è il valore primo da custodire, non più dentro la stabilità dei muri, ma nella “casa” delle relazioni: l’accoglienza reciproca, la condivisione, il sostegno preziosissimo che ciascuna offre all’altra con il suo semplice “esserci”. Questa esperienza si è dilatata grazie alla compagnia discreta delle monache agostiniane: non solo ci hanno aperto la casa e i cuori, ma trovano ogni modo per confermarci il loro affetto e sorprenderci con la loro generosità.
La Giornata mondiale della gratitudine, celebrata per la prima volta il 21 settembre del 1977, è stata pensata come l’occasione perfetta per apprezzare gli altri e noi stessi, per pensare a ciò che di bello ci circonda e abbiamo ricevuto. Non sempre troviamo il tempo per manifestare i nostri sentimenti e condividere le nostre riflessioni. Spesso trascuriamo tutta la bellezza che ci circonda e tutte le persone che sono state al nostro fianco, specialmente nei momenti di difficoltà.
Non è solo una questione di educazione
Dire “Grazie” non è solo una questione di educazione. Diversi studi dimostrano che provare gratitudine aumenta il senso di ottimismo, la soddisfazione personale, la gioia e l’entusiasmo. Di seguito riportiamo le parole scritte da Suor Giacomina in occasione del giorno della sua professione solenne. Lei stessa nel rileggerle ha detto: “mi rendo conto di quanto io abbia bisogno e desiderio, ardente, di meravigliarmi e di rendere grazie per questa vita, per questa me.”
Grazie, Signore, della vita, perché nella tua bontà di Padre, sei venuto a riprendermi nei luoghi della mia lontananza con l’abbraccio della Tua tenera misericordia; lì dove il mio egoismo di figlia ingrata mi aveva portato a vagabondare da sola e dove camminavo smarrita nella dispersione dopo aver lasciato la Tua mano. Mi hai fatto dono della Tua preghiera e hai acceso la lampada del mio desiderio con il fuoco ardente del Tuo Amore. Non permettere che io la lasci spegnere, ma aiutami ad alimentarla giorno dopo giorno con l’olio dell’umiltà e della carità, dello zelo e della mansuetudine, della sollecitudine nel servizio. Signore, come alla Maddalena, anche a me chiedi: Donna, chi cerchi? Cerco Te, Maestro, perché ho sete d’infinito, di comunione con la vita eterna; perché desidero crescere nel Tuo amore per prendere il mondo e salvarlo con Te; perché ho chinato il capo sul tuo petto e sono stata toccata dall’amore del tuo cuore ed ora sento nostalgia di quella dolcezza che ho assaporato. Sia tutta la mia vita a dirti “Mio Signore e mio Dio”...
Come Suor Giacomina, vi invitiamo a scrivere i vostri personali ringraziamenti per custodirli nel tempo, così che un giorno – quando forse le cose diventano più familiari, quando subentra l’abitudine, quando tutto è noto agli occhi – possiate ricordarvi di quel fervore e di come riaccenderlo.
La famiglia agostiniana della Pia Unione di Santa Rita organizzata il 9 ottobre a Pavia l’incontro regionale rivolto ai devoti residenti nel Nord Italia. Un’occasione di condivisione, preghiera e dialogo per consolidare e rafforzare la fede in Dio, ispirandosi ai valori della famiglia, della pace, del perdono e della riconciliazione di cui Santa Rita è testimone.
L’invito a partecipare è rivolto a tutti. Non è necessario essere già affiliati alla PUP.
PROGRAMMA
ore 8:45 – Accoglienza dei partecipanti nella Basilica San Pietro in Ciel D’Oro
ore 9:15 – Conferenza sul tema “A DIO TUTTO È POSSIBILE“tenuta dal Vescovo Mons. Giovanni Scanavino O.S.A.
ore 10:15 – Coroncina di Santa Rita proiettata in Basilica
ore 11:00 – S. Messa presieduta da P. Ludovico M. Centra O.S.A. Assistente spirituale PUP (animata dal Coro Sant’Agostino)
ore 12:45 – Pranzo
ore 15:45 –Visita guidata del Santuario e tomba di S.Agostino
ore 17:30 –Foto di gruppo e saluti
Per informazioni sull’evento e sulla prenotazione del pranzo (è richiesto un contributo di 20€) contattare telefonicamente il Sign. Maurizio al 347 386 6943.
Dopo la pausa forzata a causa della pandemia, riparte la Giornata con gli amici di AISM, giunta alle XIII° edizione. AISM, Associazione Italiana Sclerosi Multipla, si occupa di tutti gli aspetti legati alla sclerosi multipla, una malattia tra le più comuni e più gravi del sistema nervoso centrale che diventa progressivamente invalidante.
Il 10 settembre nella Basilica di Cascia si terrà l’incontro annuale di preghiera ed amicizia con i malati, volontari e accompagnatori AIMS dell’Umbria. Al termine della Santa Messa i partecipanti fanno l’ingresso all’Urna per presentare le loro preghiere alla Santa dei Casi Impossibili.
La giornata si concluderà con il pranzo, offerto dagli albergatori di Cascia, sotto i portici del viale.
PROGRAMMA
ore 09:30 Accoglienza degli amici AISM
ore 11:00 Santa Messa presieduta da P. Gennaro Lione
ore 12:00 Passaggio all’Urna di Santa Rita di tutti i malati, accompagnatori e volontari.
ore 13:00 Pranzo per i partecipanti sotto i Portici del Viale
ore 15:30 Saluti e Partenze
Dal mese di maggio la consueta diretta Facebook del mercoledì davanti all’urna della nostra Rita, sarà alle ore 21:40.
Nei 15 minuti di raccoglimento pregheremo insieme per le intenzioni che portate nel vostro cuore.
Le Monache di Santa Rita leggono i Salmi per portare speranza
Il messaggio delle monache di Santa Rita
Salmo 65 (64), versi 2 e 3
Per te il silenzio è lode, o Dio, in Sion, a te si sciolgono i voti. A te, che ascolti la preghiera viene ogni mortale.
Il Salmo di oggi è un inno di lode e di ringraziamento a Dio.
Ci dice che Dio rappresenta, non solo la salvezza di Israele, ma la salvezza per tutti gli esseri umani. A Dio si affidano con fiducia le persone di ogni angolo della terra. Perché Dio è infinita bontà.
E questo messaggio universale è lo stesso che ci arriva dal Messia: Gesù, infatti, viene non solo per un popolo, ma per tutte le persone che abitano la terra.
Anche Santa Rita, coltivando il dialogo e la pace, ci ricorda che il Padre si prende cura di tutti i suoi figli. Nessuno viene escluso, anche se lontano dal Signore, perché il Signore è misericordioso e protegge le Sue creature.
Si avvicina l’8 marzo, festa della donna. Un appuntamento che nella sua ritualità assume sempre un significato molto importante.
Il messaggio della Madre Priora, Suor Maria Rosa Bernardinis
Preghiera per la donna
Santa Rita, modello di donna cristiana, eccomi ai tuoi piedi per aprirti il mio cuore, bisognoso dell’aiuto di Dio e della Sua protezione. Prenditi cura di me. Chiedi al Signore di santificare il mio lavoro, di benedire ogni mia impresa, perché tutto torni a Sua gloria. Santa Rita, esempio di libertà in Cristo, Fa’ che io trovi me stessa, donandomi agli altri. Aiutami a difendere la dignità mia e quella dei più indifesi. Amen
Insieme alla Comunità, prego ogni giorno il Signore per il nostro universo tutto al femminile, il quale attende ancora una vera rivoluzione sociale, economica e culturale necessaria a raggiungere la parità dei diritti.
Santa Rita, modello femminile esemplare, sostenga la nostra preghiera perché i governi si adoperino sempre per il bene delle donne. Ne trarrà beneficio anche l’universo maschile.
Non dimentichiamo che Dio ha creato l’uomo e la donna a Sua immagine e somiglianza. E li ha creati perché aiutandosi a vicenda contribuissero insieme all’opera della creazione.