Terzo Giovedì: l’amore autentico sa essere paziente

Secondo giovedì: nella vita di coppia non c’è amore senza perdono

Festa e triduo per il Beato Simone Fidati

XXXI Giornata Mondiale del Malato

Dalle Api alle Rose: una storia lunga un secolo

Giornata mondiale della Pace: l’appello della Priora

Messaggio di fine anno: iniziamo con il fare memoria

Su Tv2000 il Natale di Cascia

La messa di mezzanotte

Lasciamo posto ai “santi” desideri

L’amore autentico sa essere paziente

Siamo già al terzo appuntamento del nostro ciclo dei 15 Giovedì, in cui con l’aiuto di Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero di Santa Rita, e Padre Luciano De Michieli, Rettore della basilica, cerchiamo di rispondere o quanto meno dare un punto di vista diverso a problematiche con le quali, tutti o quasi, abbiamo avuto a che fare.

Ecco noi chiamiamo beati quelli che sono stati pazienti… Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge

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L’esercizio della pazienza

Quanto è difficile avere pazienza e saper attendere i tempi degli altri!Questo accade nella coppia, con i figli ma anche con gli amici e i parenti. Tutti siamo portati ad applicare i nostri schemi, categorie mentali ed emotive di pensare, che portano a una parziale o distorta comprensione dell’altro. Se non abbiamo consapevolezza di questo, ci troveremo ad affrontare incomprensioni, indurimenti, divisioni, prese di posizione che, spesso, conducono ad un punto di non ritorno.

Quante volte capita di perdere la pazienza! “Saper attendere e avere pazienza – spiega la claustrale – è in fondo un atto di fiducia e di stima che apre il cuore alla speranza. È davvero un esercizio d’amore autentico, che richiede forza e impegno. Intendiamoci però, – continua Suor Maria Rosa – non si tratta di un atteggiamento passivo ma dinamico, perché porta con sé la forza della Risurrezione.” Nell’esercizio della pazienza c’è una tensione verso qualcosa, che non si sa di preciso il come e il quando, ma è forte dell’attesa e della stessa pazienza che Dio ha verso di noi. Tutti possiamo crescere e migliorare su questo aspetto, se abbiamo accanto chi crede in noi e ci dà fiducia.  E il Signore è sempre pronto a dimostrarlo se crediamo e ci fidiamo di Lui.

L’esempio di Rita

Santa Rita è stata una maestra nell’arte della pazienza – spiega Padre Luciano –   e lo dimostrano i frutti che ha prodotto nella sua famiglia, ma anche all’interno del monastero e con i casciani, riportando pace e riconciliazione. Un vero stile di vita che affascina e attira ancora oggi molti fedeli e devoti della Santa dei casi impossibili.

GUARDA QUI LA MESSA DEL 3° GIOVEDÌ DI SANTA RITA

L’amore non è bello se non è litigarello…

È passato qualche giorno dalla Festa di San Valentino, ma in questo secondo giovedì di Santa Rita vogliamo rimanere in tema, ancora attraverso i commenti di Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del nostro monastero, e Padre Luciano De Michieli, Rettore della nostra basilica. 

La riflessione di oggi parte dal famoso proverbio popolare: “l’amore non è bello, se non è litigarello”

“Questo detto – commenta la claustrale – racchiude una finezza educativa. Nei litigi e nelle crisi di coppia serve confrontarsi, ma con i modi più appropriati. Sì ad esprimere la propria opinione, evitando però di accusare e di ribattere per aver ragione a tutti i costi, ponendo invece la relazione al primo posto. Chi riesce nella coppia a fare questo esercizio di umiltà, riesce a trovare prima il modo per rompere il ghiaccio dell’irritazione e a ristabilire un dialogo”.

Continua Suor Maria Rosa: “Sant’Agostino suggerisce a noi monache e frati, quando insorgono litigi all’interno della comunità, di troncarli al più presto, perdonandoci scambievolmente, senza stare a discutere, per non arrivare al punto per cui “una pagliuzza diventi poi una trave”.

Crisi di coppia

Nella vita di coppia, ma anche in qualsiasi convivenza, ci sono inevitabilmente dei contrasti e delle crisi. Questi possono diventare motivo di allontanamento o un’occasione per conoscersi e unirsi sempre più profondamente. Alla base di tutto, come ricorda San Paolo, bisogna sperimentare l’amore e la misericordia di Dio, che ci permettono di rispondere al male con il bene. Questa esperienza è necessaria, altrimenti da soli non ce la faremo.

L’esempio di Rita

“La stessa Santa Rita, nella relazione con il suo Paolo, dal carattere forse troppo irruento – spiega Padre Luciano –  ha dimostrato che è possibile incontrarsi e “fondersi” sulla strada del perdono e della concordia”

Sopportare non vuol dire “ingoiare rospi”, perché questo renderebbe il cuore come uno stagno, ma farsi carico dell’altro senza giudizio, perché il perdono ha colmato la lacuna che si era creata. L’umiltà, simboleggiata nella storia di Rita da un ramo secco innaffiato che riprende a vivere, è anche lo stile della sua vita di coppia, vera ispirazione e segno di speranza per ogni coppia che a lei si affida.

GUARDA QUI LA MESSA DEL 2° GIOVEDÌ DI SANTA RITA

Nella Basilica Inferiore di Cascia, nell’abside destro, all’interno di un sarcofago di pietra, sono collocati i resti di una figura religiosa, originaria di Cascia, che è stata una delle principali icone spirituali del Trecento, festeggiata il 16 febbraio: il Beato Simone Fidati.

Sacerdote agostiniano, fu impegnato per 27 anni nella predicazione itinerante, attraverso Roma, Perugia, Gubbio, Foligno, Siena, Firenze, dove fondò due monasteri, e Bologna. Si narra che quasi mai preparava i sermoni a tavolino, ma si affidava al proprio intuito affinato dalla preghiera, esercitato nella conoscenza minuziosa delle Scritture, nutrito degli insegnamenti dei dottori della Chiesa. Fu anche un grande teologo e scrittore. La sua opera principale è il “De gestis Domini Salvatoris”, monumentale commento al Vangelo in 15 libri.

Il miracolo eucaristico

Ciò che ha indotto le autorità religiose a dedicargli uno spazio non è stata solo la fama della sua santità, ma la particolare natura del miracolo in cui è stato coinvolto: un miracolo eucaristico.
La storia narra che, nel 1330, il parroco di un sobborgo di Siena, recandosi a portare l’eucaristia a un malato, invece di usare l’apposita teca, mise la particola consacrata dentro il suo breviario e s’incamminò, tenendolo sotto il braccio. Quando l’aprì, trovò sulle sue pagine l’impronta sanguinante dell’ostia. Esterrefatto, ne parlò con il Beato Simone, che in quel tempo predicava a Siena e che, con il consenso del sacerdote, portò con sé le due pagine insanguinate con l’ostia liquefatta. 
Dal miracolo, il beato trasse nuova ispirazione per annunciare la presenza viva, reale e sostanziale di Gesù nell’Eucaristia. Tornato in Umbria, lasciò nel Convento di Perugia il frammento di pergamena con impressa la macchia di sangue e portò nel suo Convento di Cascia l’altra pergamena, quella con l’ostia liquefatta in sangue, dando il via alla venerazione verso il miracolo.

Il Triduo e la Festa

A Cascia, in preparazione alla festa del Beato Simone, 13-14-15 febbraio ci sarà il triduo, alle 17.00, tenuto da Padre Pietro Bellini, concludendo con la festa del giovedì 16 febbraio, in contemporanea con il secondo
Giovedì di Santa Rita, sempre alle ore 17.00.
Per tutto il periodo sarà posizionata, sul presbiterio della Basilica Superiore, l’urna con i resti del Beato Simone.

GUARDA IN DIRETTA LE CELEBRAZIONI DEL TRIDUO PER IL BEATO SIMONE FIDATI

L’11 febbraio è la Giornata Mondiale del Malato, istituita da Papa Giovanni Paolo II nel 1992 in memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes.

Il messaggio di Papa Francesco

La Giornata Mondiale del Malato non invita soltanto alla preghiera e alla prossimità verso i sofferenti, ma anche sensibilizzare il popolo di Dio, le istituzioni sanitarie e la società civile a un nuovo modo di avanzare insieme. 

La conclusione della parabola del Buon Samaritano ci suggerisce come l’esercizio della fraternità, iniziato da un incontro a tu per tu, si possa allargare a una cura organizzata. 

Abbi cura di lui

Lc10,35

Questa è la raccomandazione del Samaritano all’albergatore. Gesù la rilancia anche ad ognuno di noi, e alla fine ci esorta: «Va’ e anche tu fa’ così». Come Papa Francesco ha sottolineato in Fratelli tutti, «la parabola ci mostra con quali iniziative si può rifare una comunità a partire da uomini e donne che fanno propria la fragilità degli altri, che non lasciano edificare una società di esclusione, ma si fanno prossimi e rialzano e riabilitano l’uomo caduto, perché il bene sia comune». Infatti, «siamo stati fatti per la pienezza che si raggiunge solo nell’amore. Vivere indifferenti davanti al dolore non è una scelta possibile»

Programma della Giornata Mondiale del Malato a Cascia

14:30 – Santo Rosario

15:00 – Inizio della Santa Messa. Al termine unzione dei malati e degli anziani con passaggio all’Urna di Santa Rita.

GUARDA IN DIRETTA STREAMING LE CELEBRAZIONI

Nel nuovo anno appena cominciato, il monastero Santa Rita da Cascia e tutta la famiglia agostiniana hanno un importante compleanno da festeggiare: “Dalle Api alle Rose”, la storica rivista ideata dalla Beata Fasce, compie 100 anni, come sarà raccontato nei dettagli nello speciale che sarà contenuto in ogni numero, a partire da quello, in uscita, di gennaio-febbraio. Oggi la rivista è diffusa in 6 lingue (italiano, Inglese, francesce, tedesco, spagnolo e portoghese) e in 300mila copie.

Dalle origini ai giorni nostri

Nel corso del 2023, attraverso uno speciale pubblicato al centro di ciascun numero della rivista, verrà ripercorsa la sua storia, con tutte le sue trasformazioni nel corso degli anni: 

  1. Le origini;
  2. Il primo numero a colori del 1957;
  3. Gli anni a’60 con il suo quarantesimo compleanno e la traduzione in inglese e francese; 
  4. Il restyling degli anni ’90;
  5. Il 2000: il numero con la copertina del passaggio dell’Urna di Santa Rita in piazza S.Pietro;
  6. Uno sguardo sul futuro.

Il primo speciale

Nel primo speciale si parla appunto delle origini, nel maggio 1923, quando l’allora badessa del monastero, per mano di Nino Angelini, un bimbo da lui maternamente sostenuto nella vocazione religiosa (diverrà Padre Atanasio), fece imbucare le prime copie del bollettino, con l’obiettivo di far conoscere Cascia, che allora era un paesino sconosciuto, in tutto il mondo e diffondere il messaggio ritiano.

La rivista si chiama così perché Madre Fasce voleva racchiuderci tutta la vita di Santa Rita: dal primo miracolo, quello delle api che le entravano e uscivano dalla bocca, quando era solo una neonata, all’ultimo prima di morire, quello della rosa fiorita sotto la neve, nella sua casa di Roccaporena, che una sua parente le portò insieme ai due fichi.

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Il primo gennaio di ogni anno è la Giornata Mondiale della Pace, istituita da Papa Paolo VI alla fine del 1967 e celebrata in tutto il mondo cattolico.

“Sarebbe Nostro desiderio che poi, ogni anno, questa celebrazione si ripetesse come augurio e come promessa – all’inizio del calendario che misura e descrive il cammino della vita umana nel tempo – che sia la Pace con il suo giusto e benefico equilibrio a dominare lo svolgimento della storia avvenire”, si legge nel messaggio dell’allora pontefice, diffuso per l’occasione.

“La pace si fonda soggettivamente sopra un nuovo spirito, che deve animare la convivenza dei Popoli, una nuova mentalità circa l’uomo ed i suoi doveri ed i suoi destini”, continua Paolo VI. “Lo facciamo perché la pace è nel genio della religione cristiana – si legge ancora nel testo – poiché per il cristiano proclamare la Pace è annunciare Gesù Cristo”. 

La Madre Priora, “I responsabili dei conflitti convertano il loro cuore”

Per l’occasione Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del nostro monastero, vuole lanciare il suo appello per la pace. “Quest’anno più che mai, con la guerra nel cuore dell’Europa, questa giornata ha un valore importante. Il mio pensiero va ai tanti popoli che stanno vivendo queste feste in un clima di terrore, come in Siria, Terra Santa, Yemen, Myanmar, Iran, e agli ucraini che hanno vissuto il primo Natale sotto le bombe, al buio e al freddo”, ha esordito.

Invoco così le nostre preghiere e l’intercessione di Santa Rita, che è stata un fulgido esempio di dialogo e pace, perché i responsabili dei conflitti depongano le armi e convertano il loro cuore, in modo che venga presto promossa un’iniziativa per giungere alla pace – ha commentato la religiosa – Ma anche perché noi tutti siamo, nel frattempo, i volti di quella pace, usando le armi dell’amore. Come ha detto, infatti, Papa Francesco: “La cultura della pace non la si costruisce solo tra i popoli e tra le nazioni. Essa comincia nel cuore di ciascuno di noi””.

“Impegnamoci dunque a portare la pace e il perdono prima di tutto nelle nostre famiglie, imitando il bambino Gesù, venuto a incarnare l’amore di Dio per tutti noi – ha sottolineato la Madre Priora – E agendo concretamente la pace, attraverso gesti di carità, come ci ha insegnato Santa Rita, ad esempio vivendo le feste in maniera più sobria, in modo da poter sostenere il popolo ucraino e chi ha più bisogno”. 

La preghiera per la pace

Per concludere, Suor Maria Rosa ha invitato di nuovo alla preghiera recitata lo scorso 2 marzo, unendosi all’appello di preghiera lanciato allora da Papa Francesco.  L’incipit, è tratto da “Gesù nostra pace” di San Giovanni Paolo II. 

“Gesù Cristo! Figlio dell’eterno Padre, Figlio della Donna, Figlio di Maria, non ci lasciare in balia della nostra debolezza e della nostra superbia! O’ Pienezza Incarnata! Sii tu nell’uomo terreno! Sii tu il nostro Pastore! Sii tu la nostra Pace!

Ascolta la preghiera che si eleva da tutta la Chiesa, e da ogni uomo di buona volontà. Dona la sospirata pace al popolo Ucraino e a tutte le Nazioni della terra! Possa l’Umanità vivere finalmente un’era di fraternità! Te lo chiediamo per l’intercessione di Santa Rita, donna di riconciliazione e di pace. Amen”.

Apriamoci alla speranza, confidando in Dio

“Il termine dell’anno è certo solo una convenzione ideata dagli uomini, e nemmeno la stessa per tutti gli abitanti della nostra terra, ma è un dono prezioso per fare il punto sulla nostra vita”, così esordisce Padre Luciano De Michieli, Rettore della Basilica di Cascia, accompagnandoci nella riflessione di fine anno. “Dove siamo? Verso dove andiamo? – si chiede – Con quali speranze e con quale fardello da portare con noi?”. 

C’è tanto da “conservare nel cuore”

Continua Padre De Michieli: “La fine dell’anno viene celebrata dalla Chiesa con il canto di un inno di ringraziamento a Dio e con la memoria grata di chi ci ha lasciato e degli eventi belli dell’anno trascorso: una nascita, un matrimonio, un anniversario particolare, la fine di un pericolo…”

C’è sempre tanto da ricordare, o meglio come faceva la Vergine Maria, da “conservare nel cuore” – sottolinea il religioso – Solo un cuore pacificato può però conservare senza che quella memoria “vada a male”. Un cuore che perdoni, che riconosca la presenza di Dio in ogni avvenimento, solo così la nostra vita è pronta per il nuovo anno e capace di aprirsi alla novità e alla speranza”. 

Affidiamoci alla Madre di Dio

“Come dice, infatti, Thomas Merton: “La vera speranza non è in qualcosa che noi pensiamo di poter fare, ma in Dio, che sta suscitando qualcosa di buono da tutto questo, in qualche modo a noi ignoto”, ci porta a riflettere il padre agostiniano. E conclude: “Nel nuovo anno quindi, affidiamoci alla Madre di Dio e coltiviamo sogni di pace, solo così saremo degni figli e figlie della nostra amata Santa Rita”.

Il Natale di Santa Rita da Cascia

Mercoledì 21 dicembre è andato in onda dal Santuario di Santa Rita da Cascia lo speciale della trasmissione “Di Buon Mattino” su Tv2000. È stato il modo, come ha ricordato dallo studio Padre Vittorino Grossi, direttore della nostra rivista “Dalle Api alle Rose”, per far entrare Santa Rita nelle nostre famiglie, “non solo con la sua preghiera, ma anche per come ha vissuto l’amore di Gesù Cristo per l’umanità, aiutandoci così a creare un clima che sa di affetto, sincerità e perdono”. 

Padre Rettore, “Natale è fare famiglia e riscoprire il valore dell’accoglienza”

Il primo collegamento, in diretta da Cascia, accanto al presepe sull’altare della Basilica, è stato quello con Padre Luciano De Michieli, il Rettore della struttura, che ci ha ricordato come il Natale sia “fare famiglia” e sia un momento particolare per i casciani, in genere “trascurati” durante l’anno, a causa dell’afflusso dei pellegrini. “È un momento di grazia, intimità, vita familiare, come è il Natale – ha commentato  – che ci insegna soprattutto ad accogliere Gesù, il quale si fa piccolo e ci chiede di essere abbracciato, imparando così ad accoglierci l’un l’altro, per poi accogliere le migliaia di pellegrini che arriveranno”.  

Padre Luciano ha inoltre ricordato come sia possibile seguire tutte le celebrazioni dalla Basilica dal canale YouTube del Monastero di Cascia

Madre Priora, “Natale è riprendere possesso di una presenza che è sempre con noi”

Il secondo collegamento è avvenuto da un altro presepe, quello del coro, luogo di preghiera delle monache. Un vero e proprio regalo per tutti gli spettatori da uno spazio che è di clausura e quindi in genere non accessibile al pubblico. Questi momenti fanno parte di “un cammino, che si chiama Avvento – ha commentato la Madre Priora –  In questi giorni è tutto un prepararci all’evento straordinario della nascita di Gesù.  Prima che ricordare significa vivere oggi quello che Gesù ha fatto e fa per me nella vita. Ricordare il Natale, quindi, significa non solo fare memoria, ma anche riprendere possesso di una presenza che è sempre con noi”. 

L’oblata Alessandra, “La mia vita al servizio di Santa Rita”

Il terzo collegamento è avvenuto dall’urna di Santa Rita con Alessandra Paoloni, la prima oblata secolare della comunità delle monache agostiniane di Cascia, ovvero una laica “aggregata spiritualmente” alla comunità monastica, che ha raccontato il suo percorso di fede. A partire dall’arrivo, quando aveva 9 anni, presso l’Alveare, il progetto di accoglienza sostenuto dal monastero, fino a decidere di mettersi al servizio dell’Ordine agostiniano e di Santa Rita, per trasmettere il suo messaggio, in particolare a supporto del ministero della Consolazione. Si tratta del servizio di ascolto e accoglienza proprio delle monache, che continua anche nei giorni delle feste natalizie, in presenza, per telefono, via mail oppure per lettera.

Infine, l’ultimo collegamento, ancora dall’urna, è stato affidato a Padre Luciano, che ci ha accompagnato nella preghiera finale e negli auguri per questi giorni santi.  

Ogni anno nel giorno della Vigilia di Natale, riceviamo sempre qualche telefonata in cui ci viene chiesto: “A che ora è la Messa di mezzanotte?”
La cosa ci fa sempre sorridere perché tutti la chiamano così anche se sanno che, in ogni parrocchia, viene celebrata in orari diversi. Nonostante questo tutti continuano a chiamarla “la Messa di mezzanotte” . Perché questo accade?

Maranatha. Vieni, Signore Gesù!

La notte di Natale, nella nostra tradizione, è la notte della pace, del cenone, dei regali da scartare sotto l’albero ma anche dei ricordi dei momenti passati insieme alle persone care che non ci sono più. Il giorno della Vigilia è come se si fermasse il tempo ed arriva Gesù a riscaldare il tuo cuore, se tu lo accogli. Nel buio della mezzanotte si accende una Luce che dà speranza al mondo. I pastori raggiungono la grotta che l’angelo indica loro per incontrare la Luce vera. Tutto in questa Notte Santa è avvolto dalla Luce!

Il nostro augurio è che ognuno di noi possa essere avvolto dalla Luce del bambino Gesù!

Continua il nostro viaggio alla riscoperta delle tradizioni e dei modi di dire tipici del periodo natalizio. Perché si dice: “A Natale siamo tutti più buoni!”

Amore gratuito e incondizionato

Dio che si fa bambino, attraverso il figlio Gesù, per essere accolto ed entrare nel cuore di ognuno di noi, è il grande dono di amore che riceviamo la notte di Natale. Grati di questo dono, sentiamo la necessità, almeno in questo tempo, di mettere da parte il nostro continuo confrontarci con gli altri e di lasciar posto a gesti d’amore gratuiti, per far felici chi ci circonda. Così come Dio ha fatto per noi.

Ognuno di noi desidera la pace, amare ed essere amato, essere migliore e più buonoLa nascita di Gesù, colma di attesa e di speranza, riporta in superficie questi nostri santi desideri, a cui spesso lasciamo poco posto, perché più preoccupati a difenderci invece che a donarci. Lui è venuto sulla terra per ricordarci che è possibile, che questo è il vero senso della vita ed è ciò che ci rende felici. E non ultimo, che possiamo realizzarlo se lo accogliamo nella nostra casa.

Immacolata Concezione

L’8 dicembre, giorno in cui celebriamo l’Immacolata Concezione, rivolgiamoci a Lei che, con il suo “SÌ”, ha accolto nel suo grembo il figlio di Dio, per farci sentire la vicinanza di Colui che, come Padre, ci ama in modo incondizionato.

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