“Dignità e valore della vita anche nella malattia”: la Priora per la Giornata mondiale dell’Alzheimer

Essere frutti d’amore: il messaggio della Priora

Qual è la nostra vera eredità?

Impariamo a stupirci per cogliere i segni del Signore

L’augurio della Priora per il nuovo anno scolastico

La Beata Teresa Fasce un esempio nella malattia

Vivere la sofferenza

Gli auguri della Priora a Suor Natalina

Celebriamo insieme i 50 anni di professione di Suor Natalina

Costruire una comunità d’amore

“Ai malati di Alzheimer dobbiamo una risposta, che renda concreti la dignità e il valore della vita anche nella malattia, perché per loro e i loro cari non sia più una schiavitù”.

Così inizia il suo messaggio Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, la quale per la Giornata mondiale dell’Alzheimer del 21 settembre, desidera far giungere ai malati e alle famiglie la voce di conforto e coraggio delle monache.

Grazie all’invito dell’Associazione Sos Alzheimer di Roma, inoltre, venerdì 24 settembre, l’agostiniana porterà il suo saluto in collegamento al convegno: Malattia di Alzheimer e demenze. La fotografia dei pazienti inter e post pandemia da Covid 19. Scienza, Ricerca e Vite a confronto.

“Spero di dare il mio umile contributo – sottolinea la claustrale – alla costruzione di una coscienza pubblica sempre più attiva, sull’Alzheimer e sulla malattia in generale. Alleniamo la nostra sensibilità al dolore del prossimo per costruire delle reti umane che abbraccino i malati. Perché prenderci cura gli uni degli altri è il comandamento del futuro”.

“A quanti vivono l’Alzheimer dico di continuare a guardare con fiducia e speranza alla vita. Perché la vostra esistenza ha il valore dell’amore che sostiene coloro che camminano con voi. Allo stesso tempo, alle famiglie e a chi assiste i malati, dico di persistere nel farli sentire amati, perché l’amore è una cura dolce e preziosa.
Infine – conclude Suor Maria Rosa – allo Stato chiedo maggiore attenzione ai bisogni e ai diritti dei malati. E sostegno per le famiglie con politiche efficaci a fare in modo che non siano obbligate a distruggere le loro vite per salvaguardare quelle dei loro cari”.

Il video messaggio della Priora

Settembre è il mese della vendemmia, un tempo importante, che mi fa pensare alla vita. Nel vangelo di Giovanni, Gesù dice: Io sono la vite, voi siete i tralci; chi dimora in me e io in lui, porta molto frutto. Ciò significa che Dio ha creato ognuno di noi perché porti un frutto spirituale, capace di rendere la sua anima santa. Come? Ce lo dice Gesù, dobbiamo abitare in Lui, ovvero aprirci, ma concretamente, attraverso i nostri fratelli e sorelle.

Anche per Santa Rita è stato così: uno dei suoi simboli è proprio la vite, quella che fece fiorire da uno sterpo secco, annaffiandolo con l’acqua della pazienza, dell’umiltà e dell’amore, quell’acqua che Rita ha offerto e offre a tutti. Facciamo come lei per non restare solamente dei rami secchi.

Non basta seminare il bene, dentro di noi e intorno a noi: bisogna essere pazienti, fidarci e affidarci. E poi, saperci rialzare anche se la tempesta spazza via tutto. E così, ricominciare più forti, certi che il Signore è sempre al nostro fianco per aiutarci ad essere frutti d’amore.

Suor Maria Rosa Bernardinis,
Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia

DOMENICA DALLE 17:30 UNISCITI A NOI
IN DIRETTA AI VESPRI E ALLA SANTA MESSA

Ho avuto una grande eredità dalla mia mamma Maria: la fede, la cosa più bella che potesse mai lasciarmi”. Così, Ivan dalla provincia di Brescia, ha raccontato a Maurizia Di Curzio, assistente al servizio di ascolto del Monastero Santa Rita da Cascia, in uno dei suoi articoli sulla nostra rivista Dalle Api alle Rose.

Questa bellissima frase, ci fa riflettere su cosa è davvero prezioso per noi e allo stesso tempo su cosa è importante lasciare a chi viene dopo di noi.

I grandi insegnamenti

La mamma di Ivan – continua lui – “ha speso la sua vita per gli altri e la famiglia. Quando le dissero che aveva un male incurabile, mi guardò, sorrise e disse: ‘Con la cura non sento più dolore, è già una grazia’.
Ho avuto grandi insegnamenti da lei, con poche parole e tanti fatti. Ora voglio seguire i suoi passi. Continuo io al suo posto”.

Occhio agli inganni

“L’eredità lasciata da Maria ad Ivan – sottolinea nell’articolo Maurizia – è una vita di esempi e fatti. A volte ci vengono presentate delle scorciatoie, delle strade senza ostacoli, che ci fanno credere di avere la soluzione per la nostra felicità. Ci abbindolano con la certezza del successo, del tutto facile. Ci ingannano per portarci su vie che molto spesso possono diventare la nostra rovina”.

Un’eredità d’amore per la vera felicità

“Noi – ci dice ancora Maurizia – dobbiamo fare memoria, seguire la via dell’amore che ci è stata insegnata dai nostri cari. Dobbiamo ricordarci di onorare le nostre radici e da qui essere capaci di vivere il nostro domani. Seguiamo la loro rotta, prendiamo il loro posto, come Ivan, continuiamo qualsiasi testimonianza di amore che ci hanno insegnato”.

Così, a nostra volta creeremo una grande e bella eredità per chi verrà dopo di noi.

Leggi l’articolo sulla nostra Rivista “Dalle Api alle Rose”

Sfoglia il numero di luglio-agosto 2021 per trovare l’articolo di Maurizia

Presi da impegni e abitudini, assorti nei pensieri e nelle preoccupazioni, spesso ci concentriamo sui problemi piuttosto che su quanto di meraviglioso ci circonda. Eppure, dovremmo sempre trovare qualcosa di bello in ogni giornata, perché ogni giornata è un dono del Signore!

Maurizia Di Curzio, assistente al servizio di ascolto del Monastero Santa Rita da Cascia, parla con tanti devoti da tutto il mondo. A farla riflettere sull’importanza di ricercare lo stupore nella vita, è stata la testimonianza di Angela dal Canada.

Anche nel dolore, Angela si è aperta alla meraviglia

A marzo, Angela ha rotto il femore, restando in ospedale per sei settimane, senza visite, a causa della pandemia. “Però non mi sentivo sola – dice – perché ho avuto sempre Santa Rita vicino. Pregavo tutti i giorni. Ora, sono con la mia famiglia. Cammino piano, piano e ringrazio di cuore la santa”.

Alleniamoci allo stupore tornando un po’ bambini

Da piccoli, osserva Maurizia, siamo costantemente alla ricerca di qualcosa che ci sorprenda. Da adulti, invece, vediamo ma non osserviamo, sentiamo ma non ascoltiamo, chiudiamo a poco a poco la “palestra” dello stupore nel nostro cuore.

La meraviglia cambia la nostra vita e quella di chi c’è vicino

Se ci alleniamo, quindi, poco a poco a cogliere le cose belle che ci accadono, anche piccole, ad incontrare davvero coloro che sono sul nostro cammino e ad ascoltare le loro storie, “un giorno qualsiasi – dice Maurizia – si trasformerà in uno speciale e potremmo portare, un po’ di gioia e luce in questo mondo buio e in questa tristezza che spesso siamo costretti a vivere”.

Leggi l’articolo sulla nostra Rivista “Dalle Api alle Rose”

Sfoglia il numero di gennaio-febbraio 2021 e trova l’articolo di Maurizia

“La ripartenza della scuola è un momento decisivo, per tornare a costruire il domani”

Il video messaggio della Priora

“Nella preghiera, noi monache chiediamo che sia per la scuola una vera ripartenza, perché è un momento decisivo per tutti. L’Italia ne ha bisogno per tornare a pensare non più a superare l’oggi, ma a costruire il domani”.

Inizia così il messaggio della Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, Suor Maria Rosa Bernardinis per il nuovo anno scolastico, dopo un anno e mezzo di didattica a distanza, a causa della pandemia da Covid-19.

“Le ragazze e i ragazzi – specifica l’agostiniana – hanno già negli occhi il nostro domani, perciò verso di loro abbiamo grandi responsabilità. I giovani desiderano gli strumenti per dare un nuovo senso alle loro vite. Sta a noi, educatori, famiglie, governanti, guidarli al meglio nella ricerca del futuro. La formazione è la radice della preparazione alla vita e la scuola è un presidio sociale insostituibile, quindi auguro a tutto il mondo scolastico un anno sereno e ricco, per imparare, crescere, recuperare i rapporti umani e guardare avanti insieme”.

La claustrale conclude con un pensiero speciale alle terre terremotate del centro Italia. “Qui le scuole affrontano la ripartenza da cinque anni, dal sisma del 2016. Alcuni passi in avanti sono stati fatti per la ricostruzione degli edifici distrutti, ma necessita un’accelerazione concreta per ripagare gli enormi sforzi di studenti e docenti, che meritano di essere protagonisti di questa ripartenza”.

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Santa Rita per 15 anni portò sulla fronte la stimmata dalla corona di Gesù, che per lei fu un dono d’amore. Vedere la malattia positivamente non è facile, ma ci aiuta anche la testimonianza di Madre Maria Teresa Fasce, storica Badessa del monastero, che oggi è Beata e ricordiamo il 12 ottobre di ogni anno.

Il tumore come “tesoro”

Della Fasce e del suo particolare rapporto con un tumore al seno che la accompagnò per 27 anni, fino alla morte, ci ha parlato Mons. Giovanni Scanavino nell’ultimo numero della nostra Rivista, Dalle Api alle Rose.

“Alla scuola di Santa Rita – scrive l’agostiniano – Madre Fasce legge la sorpresa del tumore come un regalo di Dio. Da subito, chiama il tumore non disgrazia, ma ‘mio tesoro’.

Perché la Beata Fasce vede la malattia come una ricchezza? La risposa di Mons. Scanavino è, la “fede anzitutto: davanti ad ogni male e in questo tempo di pandemia, Dio ci garantisce la sua protezione. Ha un sicuro disegno su di noi: esercitare la nostra fiducia in Lui, è già una prima guarigione”.

Vivere la malattia in compagnia del Signore significa non aver paura

“Lui sa ed è l’Onnipotente. Si seguono le direttive del medico, ma si è anche nelle mani del Signore, ‘medico onnipotente’, come lo chiama Sant’Agostino”. Così, sfrutteremo il tempo che abbiamo per dare tutto quello che possiamo di bene.

“Madre Fasce – conclude Scanavino nel suo articolo – malgrado il tumore e altri disturbi, con piena fiducia nel Signore, ha fatto tutto quello che gli ha chiesto la carità e i frutti sono giunti fino ad oggi”.

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BEATA MADRE TERESA FASCE

Il 24 gennaio scorso sono stata ricoverata d’urgenza in ospedale per un aneurisma cerebrale… ero in pericolo di vita. Prima di perdere i sensi ho chiamato ed implorato Santa Rita di non farmi morire, di aiutarmi a guarire e tornare a casa dai miei due figli, che avevano già perso, per un incidente in montagna, il papà. Santa Rita mi ha graziato e dopo quasi due mesi sono tornata dai miei cari. Lo stesso dottore che mi ha operata al cervello ha detto che c’è stato un intervento divino.

Mariangela dalla Svizzera

Questa è la testimonianza che Maurizia Di Curzio, assistente al servizio di ascolto del monastero, ci racconta nell’ultimo numero della nostra Rivista Dalle Api alle Rose.

Il potere della fede nella sofferenza

Partendo dalla storia di Mariangela, Maurizia guarda alla vita di ognuno di noi, perché tutti viviamo esperienze e situazioni di dolore. “Non bisogna chiedersi come evitarle – scrive – ma cosa fare per far nascere dei frutti. La fede non è un modo per evitare in maniera scaramantica le esperienze negative della vita, ma è il modo attraverso cui quelle esperienze possono essere decisive per una vita ancora più profonda”.

Restare vicini a Dio

La fede ha il potere di farci vedere oltre il dolore, perciò è essenziale, così come rimanere vicini al Signore, soprattutto quando soffriamo. “Rimanete in me ed io in voi”, così leggiamo nel Vangelo di Giovanni (Gv 15,4).

“Rimanere – ci dice ancora Maurizia – è un verbo decisivo, è sinonimo di dimorare…è come dire aspetta qui davanti a me, ti sto facendo più bella di quello che sei, ti sto plasmando per il tuo bene, per la tua felicità. Il Signore ci chiede, quindi, di rimanere nel Suo Amore”.

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Il video messaggio della Priora

Oggi alle 16, la nostra comunità con chiunque vorrà unirsi, in presenza o in diretta, celebrerà i 50 anni di professione religiosa di Madre Natalina, oggi Vicaria del Monastero, che prima di me ha guidato come Badessa per ben 12 anni. 

Penso a Suor Natalina come una persona sempre pronta ad ascoltare e consolare. Questi 50 anni consacrati a Dio, li ha spesi testimoniando l’amore del Signore al prossimo. Raggiungere tutti era il suo sogno e lo ha realizzato attraverso la preghiera e l’opera di consolazione che portiamo avanti tutte insieme, anche nel nome di Santa Rita.

Augurando a Madre Natalina di continuare al meglio la sua missione al fianco del Signore per portare amore, pace, speranza e salvezza all’umanità, vi invito a partecipare alla sua e nostra gioia, cercando anche voi la strada per dare una mano al Signore a diffondere il suo amore.
Come potete fare? Una parola di conforto e un piccolo gesto verso chi è nel bisogno, può trasformare la sua e vostra vita!

Suor Maria Rosa Bernardinis,
Priora del Monastero Santa Rita da Cascia

UNIAMOCI PER LA CELEBRAZIONE PER I 50 ANNI DI CONSACRAZIONE A DIO DI SUOR NATALINA

Partecipa oggi in diretta alla Santa Messa alle ore 16:00 nella Basilica di Santa Rita. Presiede Monsignor Giovanni Scanavino.

Domani, 4 settembre, celebriamo i 50 anni di professione religiosa di Madre Natalina Todeschini, Vicaria del Monastero Santa Rita da Cascia, che per ben 12 anni ha guidato nel ruolo di Badessa, prima dell’attuale Priora.

Sono stati 50 anni di amore di Dio, che ho cercato di corrispondere e diffondere, ascoltando e consolando i cuori dei fratelli e delle sorelle”. Così dice Suor Natalina, che a 20 anni ha scelto di donarsi al Signore.

Lo zampino della Madonna e la ricerca del senso della vita

Nata in provincia di Vicenza, Suor Natalina arriva alla scelta di consacrarsi a Dio da giovane. “C’è anche lo zampino della Madonna – racconta lei – perché mia mamma chiese a Maria la grazia che quel figlio fosse tutto di Dio”.

A 17 anni, poi, la morte di due amiche scatena una riflessione sul senso della vita, che cambierà tutto: “Ho iniziato a pregare e a confessarmi con continuità. Finché, proprio dopo un’eucaristia, ho avvertito nel cuore una pace, una luce, un amore… e mi sono detta ecco la vita che cerco”.

Per il Signore e per gli altri

La sua conversione matura, fin quando a 19 anni partecipa ad un corso vocazionale a Cascia. “Incontrai una monaca, che testimoniava l’amore di Dio con un fervore che non avevo mai sperimentato. Allora ho confermato la volontà di dare tutta me stessa al Signore, per i fratelli. Perché, incontrare il Signore per me è stato aprire gli occhi sulla realtà del mondo sofferente e volevo raggiungere tutti”.

Una guida per le monache e per chi soffre

A 40 anni, per 6 anni, è stata in missione in Kenya e nelle Filippine, dove racconta di aver “imparato a condividere, per testimoniare concretamente l’amore del Signore”.

Poi ha servito il Monastero di Cascia prima come Consigliera, poi come Vicaria e per ben 12 anni come Badessa. Oggi, affianca la Priora nel ruolo di Vicaria ed è particolarmente vicina a chi soffre e ai malati: “Dico a tutti di avere fede in Dio, pregare e abbandonarsi e aprirsi alla sua speranza, perché questa serenità è già metà della guarigione”.

UNISCITI ALLA SANTA MESSA
IN DIRETTA ALLE ORE 16:00

Per i 50 anni di consacrazione a Dio di Madre Natalina, la Solenne celebrazione sarà presieduta dal Vescovo Monsignor Giovanni Scanavino.

Come si costruisce una comunità d’amore?

E’ la domanda che si è posto Monsignor Riccardo Fontana, Arcivescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, che il 28 agosto ha presieduto la Messa per la festa di Sant’Agostino nella Basilica di Santa Rita a Cascia.

All’amore di Dio si arriva tramite l’amore per il prossimo

Nell’omelia, Mons. Fontana ha trovato la risposta alla sua domanda inziale nel pensiero di Sant’Agostino: “Occorre costruire il regno di Dio in mezzo a noi – ha detto. Secondo Agostino, due sono le credenziali dell’amore vero; la dedizione totale al Signore Iddio e la dedizione totale all’uomo”.

Il compito della comunità cristiana, secondo l’Arcivescovo, è quindi “lavorare per il bene comune, porre attenzione ai bisogni degli altri. Il Santo Padre Agostino dice a quanti hanno responsabilità che ‘servano i fratelli con gioia’”.

Riscopriamo la meraviglia della comunione, vivendo il Vangelo

Amare è un cammino importante quanto complesso. Ma non siamo soli. “Facciamo spazio al Signore dentro di noi, perché ci trasformi in strumenti di amore pace”. Questo è l’invito di Monsignor Fontana.

Il Vangelo – ha specificato – è possibile a viversi; dà sapore e gusto all’esistenza di ogni persona. Ciascuno di noi è diverso; ciascuno di noi è un capolavoro della Grazia. Ma Dio, ha pensato agli uomini e alle donne della Terra come ad un’unica famiglia, la sua famiglia”.

La Chiesa – ha terminato – che annunzia il Vangelo dell’unità di tutto il genere umano è chiamata mostrare al mondo che è possibile costruire la ‘civiltà dell’amore’”.

RIVIVI LA SANTA MESSA DEL 28 AGOSTO
E ASCOLTA L’OMELIA DI MONS. FONTANA

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