La pace è un’opera da costruire: guardiamo a Santa Rita
Condividi:
facebook
twitter
whatsapp
“È tempo della ‘rivoluzione’ della misericordia”: la Priora sulla Giornata Mondiale dei Poveri
Condividi:
facebook
twitter
whatsapp
La misericordia per stare dalla parte dei poveri
Condividi:
facebook
twitter
whatsapp
I poveri sono in mezzo a noi: alleniamoci all’incontro e al servizio
Condividi:
facebook
twitter
whatsapp
La Priora sul significato dell’eterno riposo che chiediamo per i defunti
Condividi:
facebook
twitter
whatsapp
Il valore delle Indulgenze
Condividi:
facebook
twitter
whatsapp
Pregando per i defunti impariamo la vera vita
Condividi:
facebook
twitter
whatsapp
Preghiamo per i defunti e manteniamo aperto il canale dell’amore
Condividi:
facebook
twitter
whatsapp
Ricordiamo i Santi e i morti per celebrare i doni di Dio
Condividi:
facebook
twitter
whatsapp
La Priora per i 5 anni del sisma: “Il 30 ottobre sia la festa di un popolo che guarda avanti”
Condividi:
facebook
twitter
whatsapp
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio
Vangelo di Matteo 5,9
Così, il Vangelo di Matteo ricorda che la paceèfondamentale. Gesù stesso ci dice che la pace è una costruzione, un’opera concreta nella quale noi siamo collaboratori di Dio. Questo vuol dire che possiamo tutti essere operatori di pace.
La
pace è un’opera: come costruirla?
Papa Francesco spesso ci ricorda che ognuno di noi ha un ruolo fondamentale, perché la pace va costruita insieme, nei fatti. Come? Guardiamo a Santa Rita. L’esempio che ci lascia, nasce già dai suoi genitori Antonio e Amata, che, in una Cascia di tempi violenti, sono invece “pacieri di Cristo”, ovvero hanno il difficile compito di pacificare o almeno evitare stragi tra le famiglie in conflitto. Rita segue le loro orme e anche nel matrimonio aiuta Paolo a vivere l’amore piuttosto che l’odio.
Santa Rita: artigiana di pace
L’opera di pace più grande di Rita, arriva nel suo giorno più buio, quello in cui Paolo viene assassinato: lei vede i colpevoli, ma sceglieil perdono e prega per loro. Nonostante il dolore e l’ingiustizia, accresciuta dal risentimento della famiglia del marito, Rita non rivela i loro nomi. Non dimentica, non chiude gli occhi davanti al male, bensì lo abbraccia, come Cristo con la croce, iniziando il suo lavoro di artigiana di pace, un lavoro non fatto con le mani, ma con il cuore. Rita apre il suo cuore, infatti, aiutando gli assassini e la famiglia in attesa di vendetta a cambiare, e non rinuncia alla giustizia, ma rinuncia al male che distrugge.
La sua opera di pace è così imponente che anche oggi, per intercessione, è capace di realizzare la pace per quanti la vogliono, perché la sua “bottega della pace” è sempre aperta. Rita, infatti, ci spinge a raccogliere la sua eredità e a diventare noi stessi artigiani di pace.
“La povertà ha tanti volti e spesso si nasconde in chi non sa come chiedere aiuto. Impariamo a riconoscerla e a conoscerla soprattutto, tendendo la mano a chi è nel bisogno non solo per dare ma per accogliere e condividere. È tempo della ‘rivoluzione’ della misericordia. Per restituire valore a tutte le persone e aprici ai poveri con rispetto e amore. Quello che non soccorre soltanto ma ci cambia e cambia il mondo”.
Si esprime così Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, in occasione della V Giornata Mondiale dei Poveri voluta da Papa Francesco, di domenica 14 novembre.
La claustrale continua dicendo: “Non occorre guardare lontano per vedere che la fragilità sociale è aumentata ovunque in modo vertiginoso. Complici gli effetti sociali ed economici della pandemia, sempre più persone si trovano in situazioni di povertà per la prima volta. Accompagnarle per rialzarsi spetta ad ognuno di noi, anche nel piccolo, perché tutti possiamo agire in modo da riequilibrare la bilancia, andando tra la gente in difficoltà, dando loro fiducia, rompendo l’esclusione e mettendo al centro l’essere umano e non il profitto. Questo è il compito che ci attende per essere davvero grandi, imparando ad essere piccoli, ovvero a non prevalere sugli altri ma a camminare tenendoci per mano”.
“Parlando di grandezza – ha concluso la Priora – vorrei rivolgermi anche ai Grandi del mondo. Su di voi, che avete scelto di guidare i popoli, cade la responsabilità di portarci al più presto verso un futuro in cui la dignità umana di tutti sia rispettata e nel quale avere potere non significhi comandare ma servire”.
“La cultura dello scarto… colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasformano velocemente in spazzatura”. Queste parole del Santo Padre ci fanno riflettere su un aspetto fondamentale: così come tendiamo a sprecare il cibo o a buttare gli oggetti, spesso facciamo finta di non vedere il bisognoso che ci passa accanto. Questa è la cultura dello scarto, che ci vede poco attenti a cose e persone che invece hanno valore.
Vedere con il
cuore
Per invertire questa tendenza e dare importanza soprattutto a chi vive ai margini della società, recuperiamo la capacità di stupirci, di indignarci, di inorridire davanti alla disuguaglianza e alla povertà e all’esclusione sociale, frutto di un sistema squilibrato dei poteri.
Ecco
perché la Giornata Mondiale dei Poveri
voluta dal Papa per domenica 14 novembre,
è un’occasione speciale per ricordare una fondamentale verità della nostra
fede: Dio è amore, è misericordia e la
misericordia è la via che unisce Dio e gli uomini. E noi abbiamo l’opportunità
di essere sempre più misericordiosi, come il Padre. È una grazia che riceviamo
e un programma di vita tanto impegnativo quanto ricco di gioia e pace.
Sant’Agostino
parla della misericordia come il “vedere del cuore”, ovvero
quello sguardo amoroso che si accorge
del bisogno dell’altro, lo accompagna senza far pesare il suo aiuto e senza
giudicare.
Facciamo
spazio all’altro
Condividendo quello che siamo e quello che abbiamo, sviluppiamo un amore reciproco che ci rende capaci di accogliere la fragilità degli altri e di portarne insieme il peso. È necessario, allora, uscire da sé stessi per fare spazio all’altro, ma con profondo rispetto e umiltà, affinché la persona non si senta giudicata, ma attesa, ascoltata, compresa e valorizzata. Solo così potrà aprirsi a sua volta.
La nostra Santa Rita ci insegna a credere nell’amore di Dio, ad averne fiducia sempre. Non solo ci dice di imitare questo amore proprio amando il nostro prossimo, sviluppando la capacità di farci attenti ai bisogni degli altri per portargli, nella misura del possibile (ma un possibile dilatato dalla carità!) soccorso e sollievo.
I poveri li avete sempre con voi
(vangelo di Marco 14,7)
Domenica 14 novembre è la 5° Giornata Mondiale dei Poveri voluta da Papa Francesco. Il messaggio con il quale il Santo Padre ci invita a vivere questa giornata parte da Gesù, perché il primo povero è proprio Lui.
“Tutta l’opera di Gesù afferma che la povertà non è frutto di fatalità – dice il Papa – ma segno concreto della presenza di Dio in mezzo a noi. Non lo troviamo quando e dove vogliamo, ma lo riconosciamo nella vita dei poveri”.
Impariamo dai poveri
Il Santo Padre chiama i poveri “evangelizzatori”, capaci cioè di rendere presente nel mondo il Regno di Dio. “Hanno molto da insegnarci… con le proprie sofferenze conoscono il Cristo sofferente”. Ecco che il Papa ci chiede di essere vicini ai poveri, per scoprire in loro Cristo. Così ascoltandoli e comprendendoli, diventeremo amici e saremo le loro voci, capaci di cercare il bene insieme.
No all’indifferenza, sì alla condivisione
“Gesù non solo sta dalla parte dei poveri, ma condivide con loro la stessa sorte”. Così il Papa ci ricorda che non dobbiamo abituarci alla povertà, rischiando di essere indifferenti o peggio di provare fastidio verso coloro che sono nel bisogno. La sfida che ci spetta è, invece, quella di farci sempre coinvolgere e di aprici alla condivisione concreta . “I poveri non sono persone ‘esterne’ alla comunità, ma fratelli e sorelle. L’elemosina, è occasionale; la condivisione invece è duratura”.
Il potere dell’incontro: anche i poveri ci donano molto
Il Papa ci fa riflettere sulla necessità di un approccio differente alla povertà, rivolto all’incontro, che può darci molto. “Nessuno è così povero da non poter donare qualcosa di sé nella reciprocità. È vero, sono persone a cui manca qualcosa, spesso manca loro molto e perfino il necessario, ma non mancano di tutto, perché conservano la dignità di figli di Dio che niente e nessuno può loro togliere”.
Servire per combattere le ingiustizie
Cosa possiamo fare nel concreto? Papa Francesco ci chiama al servizio tra i poveri, perché solo con l’azione troveremo le giuste strade e alleneremo la nostra sensibilità. “Non possiamo attendere che i poveri bussino alla nostra porta, è urgente che li raggiungiamo nelle loro case, negli ospedali e nelle residenze di assistenza, per le strade e negli angoli bui dove a volte si nascondono, nei centri di rifugio e di accoglienza… È importante capire come si sentono, cosa provano e quali desideri hanno nel cuore”.
“I poveri sono in mezzo noi. Come sarebbe evangelico se potessimo dire con tutta verità: anche noi siamo poveri, perché solo così riusciremmo a riconoscerli realmente e farli diventare parte della nostra vita e strumento di salvezza”.
Ascolta il messaggio della Priora
In questo mese dedicato alle anime
dei nostri cari defunti, l’eterno riposo è la preghiera più recitata, forse
anche la più semplice da ricordare. Ma il suo significato è tutt’altro che
semplice.
Cos’è l’eterno riposo che chiediamo a
Dio per i defunti? Non significa il fare niente, ma è una totale rigenerazione
spirituale, che avviene nella luce divina, essenziale alla vita eterna e nella
pace di Dio, dono ultimo di salvezza. Questo ci dice che la conclusione della
vita è una transizione: la Risurrezione ha vinto la morte e al sonno segue
sempre il risveglio.
L’eterno riposo è il traguardo della nostra vita e così, pregando il Signore di concederlo a chi amiamo, ci ricordiamo che siamo in cammino verso quel riposo, quella rigenerazione, quella nuova vita dove le fatiche e i dolori che troviamo nei passi di ogni giorno saranno annullati dall’Amore infinito di Dio.
Preghiamo per i defunti e loro ci ricambieranno proteggendoci e guidandoci lungo questo cammino, per raggiungere infine insieme la vita eterna.
Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia
Come nel 2020, la penitenzieria apostolica ha esteso all’intero mese di novembre i benefici spirituali legati alla commemorazione dei defunti, comprese le indulgenze plenarie. Vuol dire che per tutto il mese potremo ottenere l’indulgenza per i nostri cari defunti.
Scopriamo le indulgenze
Insieme alla celebrazione di Santa Messe e al compiere opere di carità, le indulgenze sono uno dei modi in cui possiamo suffragare, ovvero aiutare le anime dei nostri cari. Con le indulgenze, sosteniamo quei defunti che sono in Purgatorio come tempo di purificazione: li aiutiamo a rigenerarsi dai peccati e così godere a pieno della gioia della vita eterna. Immaginando il peccato come una ferita dell’anima, le indulgenze sono un medicamento cicatrizzante, che rigenera pienamente la capacità di amare il Signore sopra ogni cosa.
La comunione dei Santi
Nel cammino di purificazione, allora, i nostri defunti non sono soli, perchè tutti siamo legati gli uni agli altri da un legame, che la Chiesa chiama Comunione dei Santi. Apparteniamo alla stessa famiglia dei figli di Dio e ognuno di noi, operando in comunione con Cristo e offerta al Padre, produce frutti di bene a favore di tutti.
Come si ottiene l’indulgenza?
Le indulgenze sono un atto d’amore con il quale soccorriamo i defunti, ottenendo per loro subito la piena purificazione per entrare in Cielo. Possiamo ricevere questa Grazia per loro visitando un cimitero, facendo un momento di preghiera, anche mentalmente o visitando una chiesa o un oratorio e lì recitando il “Padre Nostro” e il “Credo”.
Fino all’8 Novembre, nella Basilica di Cascia alle 17:00 celebriamo l’Ottavario dei Defunti, chiedendo che le loro anime giungano alla gioia del Paradiso. Perché un giorno solo non è sufficiente a commemorare i nostri cari e a capire fino in fondo il senso di questa speciale ricorrenza, che ci parla anche della nostra vita.
TORNIAMO
A DIO
Ricordare una persona defunta non è solo una questione celebrativa, ma è importante anche per noi: ci fa pensare a qualcosa di Alto e all’Oltre della nostra vita umana. La morte è una condizione universale, eppure per l’uomo ha sempre un carattere di unicità. Venendo da Dio, infatti, l’uomo non finisce con la vita terrena, bensì ritorna a Dio. Questo, perché Cristo con la sua morte e risurrezione, ha reso la nostra il transito verso l’inizio della vita eterna.
L’EUCARISTIA E’ IL MEZZO
Ogni cristiano compie il suo passaggio in Cristo. Perciò è a Lui che dobbiamo guardare e ci renderemo conto che l’Eucaristia è il mezzo che proprio Gesù ha voluto per unirci a sé. Partecipare all’Eucaristia, allora, è il modo più vero e migliore per offrire la nostra vita al Signore e così, in Lui e per Lui, la morte sarà solo un passaggio per la Vera Vita.
CI
ATTENDE UN TESORO NASCOSTO
Gesù ha paragonato il regno dei cieli a un tesoro nascosto. Questo tesoro è la vita eterna. Per riflettere su questo, partiamo dal sacramento del Battesimo. L’acqua del fonte battesimale, infatti, segna il “passaggio” dalle tenebre alla luce e ci fa diventare creature nuove. Ecco, allora, che il cristiano non ha paura della morte in terra, perché davanti a sé ha la vita nuova, rivolta verso la casa del Padre, aperta all’incontro faccia a faccia con Dio pronto ad abbracciarci.
San Carlo Borromeo, in un quadro raffigurante la morte con la falce in mano, fece togliere la falce e fece mettere una piccola chiave d’oro; perché, diceva il santo, la morte chiude la porta del tempo e apre quella dell’eternità, chiude il periodo della prova e apre quello della gioia.
PREGHIAMO
INSIEME
O Padre, ti ringraziamo perché ci chiami alla beatitudine eterna del tuo regno. Ti preghiamo per tutti i defunti, soprattutto per coloro che non sono morti “nel Signore”, affinché per meriti di Gesù e di tutta la sua Santa Chiesa possano incontrarti e conoscerti per ciò che sei davvero: Dio e Padre d’amore infinito. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Ascolta il messaggio della Madre Priora
Care sorelle e fratelli, manca poco alla festa di Ognissanti e alla commemorazione dei defunti. Sia i santi che i defunti, sono guide indispensabili per la vita e, anche se la loro presenza non è materiale, noi la sentiamo. Infatti, c’è una connessione che neppure la morte riesce a spezzare. Parlo dell’amore, il desiderio che ci lega realmente coi defunti quando celebriamo l’Eucaristia in loro suffragio. La Santa Messa è, infatti, un atto d’amore, che unisce noi e i nostri defunti presso l’altare del Signore. È un dono meraviglioso che fa arrivare i nostri cari al centro del cuore di Dio. Non smettiamo mai di pregare per i defunti e manteniamo sempre aperto il canale dell’amore. Così, non commemoreremo la vita finita, ma celebreremo, invece, la vita vissuta e la Vita piena che sarà!
La nostra Santa Rita ha conosciuto il vuoto del lutto, però si è rivolta a Cristo e in Lui ha trovato l’amico a cui confidare il dolore, certa di non essere mai sola. Come Rita, allora, prepariamoci a vivere queste due importanti solennità con il cuore rivolto e aperto a Gesù.
Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia
La
festa di Ognissanti e la commemorazione dei defunti ci ricordano l’unità di
tutti i cristiani, vivi e morti. Perciò, le due ricorrenze vanno vissute
insieme, celebrando la comunione dell’umanità con Dio e dando nuova energia
alla nostra fede nella vita e nell’amore che ci dona il Padre.
Tutti i Santi: la festa della Grazia di Dio che è sempre vicina a noi
In questo giorno la Chiesa ricorda coloro che sono nella piena ed eterna
comunione d’amore con Dio. Perciò, è anche la
festa del bene che, attraverso i santi, viene quotidianamente riversato
nella nostra vita e sostiene il nostro cammino. La festa di tutti i santi è
così una festa tra cielo e terra, un
giorno di gioia e grande conforto.
A volte, invece, pensiamo ai santi come a figure lontane, che dobbiamo
convincere a coinvolgersi nelle nostre vicende, utilizzando a nostro vantaggio
il loro potere di essere con Dio. Ma i santi sono donne e uomini che hanno preso
sul serio Cristo e il suo Vangelo; persone che non hanno mai smesso di fidarsi
di Dio e di credere al suo amore, anche nei momenti difficili e di sofferenza. Ecco
perché, anche la nostra Santa Rita è
diventata un modello per tutti noi e la sentiamo
viva e vicina, sempre, avvertendo in
lei la mano dolce del Signore.
Commemorazione dei
defunti: ricordare e aiutare chi non c’è più con una vita santa
Attesa,
purificazione, perdono, ringraziamento e speranza, sono le parole di questo
giorno. Vivendolo, noi possiamo aiutare chi dopo la morte è ancora in cammino
verso la piena purificazione, quella che dona la pienezza della gioia del
cielo, ovvero la santità.
Come far giungere ai defunti il nostro
aiuto?
Compiendo opere di carità, affrontando la vita con fede, amando il prossimo, vivendo i sacramenti e soprattutto con l’eucarestia celebrata con amore. E poi c’è il prezioso impegno della memoria, che si esprime nella visita al cimitero, vero atto di ringraziamento e di carità verso coloro che desideriamo eternamente felici e liberi di amare, e che un giorno speriamo di rincontrare tra i santi.
Dal 1° all’8 novembre otto giorni di preghiera per i defunti
Nella Basilica di Santa Rita ci uniremo in comunione per otto giorni, per pregare affinché tutti i cari defunti giungano alla gioia del Paradiso. Ecco il programma:
1 Novembre – ore 17:00 SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI 2 Novembre – ore 6:00 COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI Dal 1° all’8 Novembre – ore 17:00 OTTAVARIO DI PREGHIERA PER I DEFUNTI
SCARICA QUI I
TESTI PER SEGUIRE CON NOI GLI OTTO GIORNI DI PREGHIERA PER I DEFUNTI
“Invito tutta l’Italia a ricordare questo anniversario celebrando la tenacia, il coraggio e la forza che le comunità delle regioni colpite dal sisma 2016 dimostrano da ben cinque anni. Trasformando sempre più il dolore in motore di vita, mi auguro che il 30 ottobre sia la festa di un popolo che guarda avanti, fiero e consapevole di essere un valore assoluto per queste terre”. Così, la Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, Suor Maria Rosa Bernardinis, a cinque anni dal terremoto del 30 ottobre 2016.
UNA RICARICA PER CONTINUARE
“Non ci siamo arresi né al terremoto né alla pandemia – continua l’agostiniana – ora è il momento di fermarci e renderci conto di quant’è stata importante la nostra ostinatezza a restare. E vivere con dignità e orgoglio, anche quando la terra trema sotto i piedi. Così, proprio in questo giorno significativo, troveremo nuove energie per continuare ancora. Vedere le proprie case demolite – osserva la Priora riferendosi ai cantieri della ricostruzione – potrebbe sembrare la fine di una vita. Ma è anzi un nuovo inizio, più sicuro e sereno. Siamo noi a fare di un posto la nostra casa. Perciò è necessario ricaricare lo sguardo di forza e speranza che ci ha portato fin qui ed è essenziale al domani. Quello in cui tutti potranno ricostruire ricordi, incontri e affetti nelle loro nuove case”.
TERREMOTATI PRIORITA’ AGENDA POLITICA
La claustrale si rivolge anche al Governo, chiedendo di non rendere vani i molti sforzi fatti dalla popolazione. “Adesso che il Paese intero guarda alla ripartenza, è fondamentale che i territori terremotati non siano lasciati indietro – ha detto Suor Maria Rosa. Perciò vanno trattati dall’agenda politica come un’assoluta priorità. Riconosco che diversi cantieri sono partiti e si stanno trovando fondi aggiuntivi, ma chiedo al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, di guidare la squadra di ministri a elaborare strategie e azioni concrete, in grado di fiancheggiare al meglio la tenacia della popolazione e collaborare per dare una svolta in tempi certi. Auguro buon lavoro a lei e a tutti gli organi di governo – ha concluso la Priora, rivolgendosi al premier – perché siate i garanti del futuro di queste persone e queste terre, che aspettano solo di ricevere gli strumenti per riprendere in mano le loro vite in modo decisivo”.
Iscriviti alla newsletter
Inserisci la tua mail per restare sempre aggiornato su tutte le novità e le iniziative del Monastero.
Iscriviti alla newsletter
Inserisci i tuoi dati e ti invieremo via email tutte le novità sulle nostre iniziative.