Giubileo 2025: la Basilica di Santa Rita è Chiesa Giubilare, fonte di speranza e perdono

Buon Natale del Re Gesù!

A Natale accogliamo Gesù, mettiamolo al centro

Natale alla Basilica di Santa Rita: gli appuntamenti anche in streaming

I pastori del presepe insegnano la gioia dell’Incontro

Il dono e la condivisione per scoprire la vera forza: intervista a Padre Michele Falcone sul Natale

Oltre la disabilità: la storia di Gennaro e sua mamma Eleonora

Davanti alla crisi occorre dialogo sincero reciproco: i consigli della Priora

Servire e amare erano la forza di Suor Antonia

In barca per superare i pregiudizi sulla disabilità: la storia di Lorenzo

Come da decreto dell’Arcidiocesi di Spoleto-Norcia, in questo Anno Santo la Basilica di Santa Rita sarà Chiesa Giubilare! Fino al 6 gennaio 2026, quindi, coloro che si recheranno presso la “casa” di Santa Rita a Cascia troveranno quell’«oasi di spiritualità dove ristorare il cammino della fede e abbeverarsi alle sorgenti della speranza». Così dice il Papa nel documento di indizione del Giubileo.

Inoltre, i fedeli potranno ottenere l’Indulgenza giubilare visitando devotamente il Santuario e qui partecipando all’adorazione eucaristica e alla meditazione. Concludendo con il Padre nostro, la Professione di fede e una invocazione alla Vergine Maria, Madre di Dio.

Il santuario, luogo dell’essenziale e della ricerca di Dio

Così riassume il valore di un santuario la nostra Suor Maria Natalina Todeschini Madre Vicaria del Monastero Santa Rita.

Santuario: Paolo VI definì i santuari «cliniche dello spirito per il mondo moderno», dove quanti hanno bisogno di cure per la loro anima possono trovare la medicina.
Essenziale: «Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi» dice la volpe nel libro Il piccolo Principe.
Ricerca di Dio: cito Sant’Agostino nell’esposizione sul Salmo 38: «Cerco il semplicissimo È, cerco il vero È, il legittimo È, quell’È che risiede nella Gerusalemme sposa del mio Signore (ove non vi sarà morte, né venir meno, né giorno che passa, ma quello che sempre resta, che non è preceduto dall’ieri, né inseguito dal domani) (S. Agostino, Esposizione sul salmo 38, 7).

Santuario, “clinica dello spirito”, tempio e immagine della “tenda di Dio con gli uomini” (Ap 21,3), che accoglie tra le sue pietre i sentimenti dei pellegrini che vi entrano con speranza e semplicità.

Dio ci chiama a metterci in pellegrinaggio

Solo Dio, che vede nel cuore, che è nel cuore di ciascuno, sa quali sono gli interrogativi, le sofferenze, le gioie, la quotidianità e il vissuto familiare che ogni persona porta con sé varcando la porta del santuario.

È Dio stesso che chiama l’uomo a questo cammino, risvegliando nel suo cuore la nostalgia dell’eternità e l’anelito alla felicità. Ecco, allora, che il santuario non è soltanto un’opera umana, ma anche un segno visibile della presenza dell’invisibile Dio. È il mistero dell’incontro con il Vivente. E solo l’incontro con Lui rende possibile il cambiamento di vita.

Il richiamo di Santa Rita alla speranza

Certamente, le grandi folle di famiglie, gruppi, giovani, anche consacrati e religiosi che vengono qui a Cascia sono soprattutto attratte da Santa Rita, amata e venerata in tutto il mondo per la sua singolare esperienza di vita. Moltissimi la sentono la loro Santa, che ha il carisma di portare le anime a Dio attraverso i Sacramenti. Qui molti ritrovano la pace mettendo nel cuore di Dio e della loro amata santa i loro problemi e rifiorisce così la speranza.

Alla grata del nostro Monastero si presentano tante persone che hanno visto spegnersi la fede, l’amore, la gioia, la pace e cercano consolazione per poter mantenere vivo il lume importante della speranza. Quale speranza? Gesù Cristo. La carità ci spinge a caricarci di loro, a prenderle tutte nel cuore, a perderci per qualche tempo in loro per poterle capire intimamente e far sperimentare l’amicizia, la Provvidenza, l’accoglienza di Dio.

A quella grata, avviene l’incontro tra la miseria dell’uomo e la misericordia di Dio, tra la disperazione e la consolazione; lì si attua il ministero della consolazione umana attraverso il mistero della consolazione divina. Santuario e Monastero, lavorano in sinergia spirituale e materiale per essere luoghi di accompagnamento verso l’esperienza di Dio e verso la comunione con Lui, per soddisfare le molteplici sollecitazioni della carità di Cristo, e i pellegrini, quando ripartono da Cascia, portano con sé sollievo morale e forza spirituale.

Nella Penitenzieria, per tornare a Dio

La Penitenzieria del Santuario di Santa Rita da Cascia offre al pellegrino la possibilità di celebrare il Sacramento del Perdono o Riconciliazione, seguendo un cammino fatto di riflessione, ascolto della Parola di Dio e preghiera, fino alla confessione dei peccati.

Unica nella sua originalità, la Penitenzieria è stata inaugurata il 10 maggio 1986 per celebrare il XVI centenario della conversione di Sant’Agostino. L’artista pugliese Armando Marrocco ha realizzato le varie opere d’arte che si trovano all’interno e studiato anche le tonalità dei colori delle diverse sale. Nell’ultimo atto del cammino di riconciliazione, si arriva nella “Sala del ringraziamento”, dove troneggia la statua del Cristo Risorto. Sulla parete è scritto: In cielo, si fa più festa per un peccatore che si converte che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione (Vangelo di Luca 15,7).
Chi, con la confessione sacramentale, torna a Dio è, come il figliol prodigo, una creatura nuova, decisa ad abbandonare per sempre il peccato e le sue attrattive

Alla Viglia del Santo Natale, condividiamo le parole di Suor Giacomina Stuani, nel suo articolo sulla Rivista Dalle Api alle Rose di novembre-dicembre. Con i migliori auguri per tutti!!!

Il sorriso sia il nostro ‘marchio’

Volendo santificare il mondo, il Figlio di Dio si fa carne, un povero bambino adagiato sulla paglia nato nella precarietà di un luogo riservato agli animali, una mangiatoia, rappresentando per la storia un punto di non ritorno, un evento straordinario. Da quel momento tutti gli uomini e i popoli sono chiamati a confrontarsi con Lui, a sforzarsi di seguirlo o tragicamente a rinnegarlo.

Niente e nessuno ci rubi il sorriso ricco della gioia che il Bambino Gesù vuol dare a tutti. Il sorriso sia il nostro marchio di cristiani, certezza che, affidandoci il Suo Amato Figlio, Dio non si è ancora stancato di noi ma attraverso Lui ci guarda, si commuove, ci ama

Quest’anno il Natale del Signore sia come una tromba che squilla e ci risveglia da stanchezza e confusione, sia come una Presenza che sconvolge i nostri progetti umani aprendoli al Mistero dell’infinito e dell’eternità, sia la vera Grandezza e Ricchezza da sperimentare, per cui entusiasmarsi e di cui vantarsi.

Alla presenza di Dio che viene nel mondo, ci si sorprende allora a domandarsi “a chi voglio appartenere?”. Al corteo del Re messianico o alle ciurme caotiche del male? In questo tempo di Natale, il Signore, re della storia, ci faccia gustare l’irresistibile attrazione verso di Lui.

Che cosa significa che Gesù Cristo è Re e Signore?

Significa rifiutare gli idoli del potere, le suggestioni del denaro, il fascino delle ideologie... andare contro corrente in un mondo che ogni tanto si popola di nuove divinità e obbliga a prostituirsi davanti ad esse. Significa contestare la logica della sopraffazione e dell’asservimento dell’uomo all’uomo. Significa impedire che i criteri dell’efficienza siano il metro per misurare i fratelli.

È Natale, Lui, il Semplicissimo e l’eterno Presente, l’Unico necessario… il Principe della pace… il Re dei re…
Auguri santi, colmi di pace, speranza, amore!

In questi giorni le nostre città si rivestono di svariati addobbi di ogni colore. Ci troviamo immersi come in una favola… Il Natale in qualche modo coinvolge emotivamente un po’ tutti, anche per questa atmosfera che si crea.

Non è una favola ma realtà

Per molti sono tempi di preparativi, di compere, di cosa indossare, cosa mangiare, di regali da fare, tante cose a cui pensare. Si avverte il desiderio o ci si sente in dovere di riunire la famiglia. Per un giorno decidiamo di essere più buoni. I negozi, così invitanti, ti fanno credere che hai bisogno di così tante cose per essere felice, deviando l’attenzione dal festeggiato, facendo dimenticare la verità di questo evento che ha rivoluzionato la storia. La meravigliosa notizia di quella notte così silenziosa, così umile, povera. Una notte così luminosa che ha cambiato la vita dell’uomo.

Una notte che viene rappresentata dal presepio, dove vediamo un uomo e una donna che in una grotta adorano un piccolo neonato, che con le braccia spalancate ci sorride e gioisce. Lui, non ha nulla, solo l’amore immenso di Maria, sua madre, e di Giuseppe, ma è felice nella sua mangiatoia e desidera essere preso in braccio proprio da te, che lo stai a guardare. Lasciati stupire da questa scena, perché non è una favola inventata, ma una realtà accaduta nel tempo, come ci ricorderà il prossimo Giubileo.

La speranza ha un nome preciso: Gesù di Nazaret

Questo è il Natale! Sarebbe opportuno per viverlo nella maniera giusta, riprendere coscienza e approfondire questo mistero. Tutti, se lo vogliamo, possiamo vivere nella gioia, nella pace, perché Dio è venuto personalmente a dirci quanto siamo importanti per lui.

Facciamo attenzione, perché rischiamo di festeggiare il compleanno di Gesù, dimenticandoci di lui. Se la festa mette lui al centro, sarà una festa di gioia, di pace, di luce, soprattutto di speranza. Si aprirà un orizzonte meraviglioso per ciascuno di noi perché la nostra vita va incontro a Colui che per primo è venuto incontro a noi. L’Eterno è entrato nel tempo e adesso il tempo è diventato anticipo dell’eternità.

Allora, riesco a godere di quello che la vita mi offre, dall’aria che respiro, alla natura che mi circonda. Gioisco delle persone che ho intorno: da quelle che mi amano, a quelle che non conosco ancora.

Mi è stato donato un figlio dal Padre e io lo accolgo facendo del mio cuore la sua culla. Il mio amore lo custodirà e questo piccolo seme crescerà con me e insieme cammineremo per le vie del mondo e la mia vita non sarà più quella di prima. Sarà una vita felice, semplice, umile, aperta al futuro, a Dio, aperta alla speranza che non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori. Adesso anch’io posso rispondere a questo amore accogliendo ogni uomo come fratello, perché tutti siamo figli dello stesso Padre.

Grazie Gesù perché sei venuto tra noi, grazie e buon compleanno!

Dalla Novena al Nuovo Anno gli appuntamenti delle Feste Natalizie alla Basilica di Santa Rita!

Novena di Natale 16 – 24 Dicembre

Ore 16.30 Rosario
Ore 17.00 Santa Messa
Ore 17.45 Preghiera dei Vespri: canto delle profezie e antifone maggiori

Sabato 21, Domenica 22 Dicembre

Ore 16.00 Rosario
Ore 16.30 Preghiera dei Vespri: canto delle profezie e antifone maggiori
Ore 17.00 Santa Messa

Domenica 22 dicembre, dalle 16.00, Rosario, Vespri e Santa Messa in diretta streaming sul Canale YouTube del Monastero Santa Rita

Vigilia di Natale – 24 Dicembre

Ore 16.00 Rosario e Canto dei Vespri
Ore 17.00 Santa Messa prefestiva

Ore 23.30 Ufficio delle letture
Ore 24.00 Santa Messa di mezzanotte
Celebrazioni in diretta streaming sul Canale YouTube del Monastero Santa Rita

Giorno di Natale – 25 Dicembre

Sante Messe: 7.30, 9.00, 10.30, 12.00, 17.00
Ore 16.00 Rosario e Canto dei Vespri

Dalle 16.00, Rosario, Vespri e Santa Messa in diretta streaming sul Canale YouTube del Monastero Santa Rita

Giorno di Santo Stefano – 26 Dicembre
Ultimo giovedì del mese con ingresso all’Urna di Santa Rita

Sante Messe: 7.30, 9.00, 10.30, 12.00, 17.00
Ore 16.00 Rosario e Canto dei Vespri

Dalle 16.00, Rosario, Vespri e Santa Messa in diretta streaming sul Canale YouTube del Monastero Santa Rita

Sabato 28 Dicembre

Ore 18.30 – “In dolci Giubilo”
Canti di Natale con la Corale di Cascia e altre corali umbre. Orchestra sinfonica: I concertisti di Umbertide

Domenica 29 Dicembre – Festa della Sacra Famiglia

Sante Messe: 7.30, 9.00, 10.30, 12.00, 17.00
Ore 16.00 Rosario e Canto dei Vespri

Dalle 16.00, Rosario, Vespri e Santa Messa in diretta streaming sul Canale YouTube del Monastero Santa Rita

Martedì 31 Dicembre

Ore 16.00 Rosario e Canto dei Vespri
Ore 17.00 – Santa Messa e Te Deum con la parrocchia di Cascia
In diretta streaming sul Canale YouTube del Monastero Santa Rita

Mercoledì 1 Gennaio

Ore 16.00 Rosario e Canto dei Vespri
Ore 17.00 – Santa Messa e Te Deum con la parrocchia di Cascia
In diretta streaming sul Canale YouTube del Monastero Santa Rita

“C’erano in quella regione alcuni pastori che pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce.(…) Vi annuncio una grande gioia: Oggi nella città di Davide è nato per voi un salvatore”.
(Vangelo di Luca 2,8-11)

Ecco il Mistero ineffabile che avviene nel silenzio e nel cuore della notte! Colui che è il Verbo eterno di Dio è divenuto carne, si è rivestito della nostra umana debolezza. I pastori lo hanno accolto con stupore e gioia e ci sono degli atteggiamenti che ci suggeriscono e ci preparano all’incontro col mistero del Dio che con umiltà si fa uno di noi.

… anche per noi viene la Luce nella notte

I pastori vivono la gioia dell’incontro col divino Bambino, lo contemplano, lo adorano e ne diventano poi gli annunciatori. Essi vegliavano nella notte e nella notte furono raggiunti dal Sole che vince ogni notte.

Noi tutti ci muoviamo nella nostra vita immersi tante volte nella notte, sotto un cielo senza stelle; anche per noi viene la Luce che ci sveglia dal sonno, da ciò che appesantisce la nostra fede: la distrazione del mondo, la seduzione delle ricchezze terrene, il consumismo, gli affanni, i nostri limiti nella carne e nello spirito.

Il nostro Santo Padre Agostino così dice: “Eravamo infatti di notte quando vivevamo senza la fede in Cristo” (Disc. 190).La fede implica l’adesione di tutto noi stessi al Signore e impegna la nostra volontà nel seguirlo con decisione.

“Osserva, uomo che cosa è diventato per te Dio! Quali lodi potremo dunque cantare all’amore di Dio, quali grazie potremo rendere? Ci ha amato tanto che per noi è nato nel tempo, Lui per mezzo del quale è stato creato il tempo. (Disc. 188,2-3)

Cantiamo dunque all’amore di Dio e anche noi diventiamone gli strumenti, accogliendo i bisogni dei fratelli, ascoltando il grido di chi soffre, condividendo il pane, donando gioia in questo mondo così bisognoso d’amore. In tal modo il Natale sarà un vero incontro con L’Amore.

Per avvicinarci al Natale, sulla Rivista Dalle Api alle Rose di novembre-dicembre, la nostra collaboratrice Rita Gentili ha chiesto al giovane agostiniano Padre Michele Falcone, impegnato soprattutto con gli adolescenti, di accompagnarci a riflettere sulla figura di Cristo Re, tra l’altro Solennità che ha aperto l’Avvento ricordandoci il dominio di Dio nella nostra esistenza, per gestire i poteri e le responsabilità a cui siamo chiamati verso gli altri e il mondo.

Cristo è stato Re mettendosi al servizio dell’umanità e non dominandola: cosa possiamo imparare da lui?

Diventare Re è una dimensione di amore, di dono. Perché una persona ti obbedisca, ti devi proporre, ti devi donare. La gente non ti obbedisce perché sei più forte, ma perché tu ami e sei disposto a dare tutto per essa. È lì che scatta la reazione, un’obbedienza che non è sudditanza ma crescita. Cristo non è Re dell’Universo perché è più potente ma perché si è donato. Ci siamo soffermati spesso su questo concetto con i ragazzi ai nostri campi, perché capita che gli adolescenti si propongono ai più piccoli chiedendo obbedienza per il solo fatto di essere più grandi; ma non è così che funziona.

Quanto è importante aprirsi ai consigli degli altri?

Come società, siamo portati a credere che se siamo autosufficienti siamo completi; inoltre desideriamo essere infallibili, non sbagliare mai. Quando cadiamo nell’errore, oggi più che in passato, facciamo fatica ad accettarlo e cerchiamo di deresponsabilizzarci.
Riuscire, invece, ad accettare che possiamo sbagliare e che la vera forza è nella condivisione è un passaggio non facile ma che, una volta sperimentato, diventa un autentico colpo di scienza, perché ci si scopre più forti. E nella misura in cui si condivide, si sperimenta anche l’amore delle persone che ci circondano.

Come possiamo diventare “piccoli re” sull’esempio divino nelle scelte quotidiane?

Tenendo uno sguardo molto ampio, aperto e nel momento in cui ci confrontiamo con gli altri, evitare la logica del giudizio. Umanamente siamo portati a farlo, perché attraverso il giudizio inscatoliamo la realtà e la semplifichiamo. Ma il nostro giudizio spesso porta a sottovalutare o semplificare eccessivamente la realtà. Noi tutti siamo chiamati a interagire con le libertà degli altri e più che giudicare dovremmo domandare, soprattutto con i giovani.

Essere re, secondo il modello di Dio, significa chiedere perché si è fatta una certa scelta; spronare a non fermarsi all’errore, perché non è quello che definisce la persona, ma a trovare una soluzione alternativa; a usare la libertà che abbiamo per un bene maggiore. Non è un percorso facile perché l’essere umano di fronte alla difficoltà tende a chiudersi ma è nell’apertura che risiede la grazia.

L’ho sperimentato quando in un oratorio abbiamo avuto problemi con ragazzi che spacciavano e che io seguivo. Mi opposi alla proposta di far incontrare questi ragazzi con altri adolescenti di altre parrocchie, temendo potessero essere di cattivo esempio. Ma il sacerdote responsabile dell’incontro mi fece capire che impedendo l’incontro, non facevo del bene perché non mostravo a questi ragazzi che c’era una alternativa alla vita che stavano vivendo. E aveva ragione. Oppure pensiamo a un ragazzo che viene bocciato; spesso i genitori lo puniscono impedendogli di uscire, di partecipare, anche alle gite dell’oratorio. E invece quanto sarebbe più utile spronare quel giovane a responsabilizzarsi verso qualcos’altro, a spendere la sua vita per qualcun altro.

É ciò che ha fatto nostro Signore con la croce: poteva agire in maniera diversa ma è solo attraverso quel dono che è riuscito a trasmetterci un modo nuovo di vivere la libertà, mostrandoci una via per fiorire nei nostri contesti.

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Quando è nato, Gennaro, detto Joy, era un bambino con ipotonia muscolare, che era stato abbandonato in ospedale. Ma, a un anno e mezzo, la sua storia cambia grazie all’amore dei suoi genitori adottivi, che lo accolgono nella loro famiglia a Napoli.

Oggi, che ha 25 anni, Joy ha trasformato l’amore ricevuto in forza e la sua disabilità in opportunità, andando oltre ogni pregiudizio sociale.

Perchè la vera fragilità è nel nostro sguardo… uno sguardo che insieme possiamo cambiare. Joy, con la sua storia ci invita a farlo…

“Un puzzle perfetto”

Così descrive Eleonora, Nori, la mamma di Joy la loro famiglia. “Io e mio marito eravamo innamoratissimi e desideravamo molto un figlio. E da allora, guai a chi ce lo tocca!”.

La disabilità di Joy, scoperta dopo l’adozione, non è mai stata un ostacolo, ma una strada da percorrere insieme. Con ritardo cognitivo medio-grave, Joy non legge né scrive e non conosce il tempo. Eppure, è autonomo, atletico, socievole, pratica tanto sport, che per Nori ha un grande valore formativo. “È piacevolissimo stare con lui”, sorride Nori. “Perché ha un’anima serena, probabilmente perché è cresciuto in un ambiente familiare altrettanto sereno”.

Joy è stato accompagnato in un lungo percorso di sostegno di 15-16 anni presso centri riabilitativi con logopedia, ippoterapia, terapia occupazionale. Soprattutto dopo la morte del padre, nel 2007, quando Joy aveva solo 9 anni. “Intanto lui cresceva – ricorda Nori pensando a quel periodo molto difficile – e io sceglievo per lui le scuole migliori con cognizione, in quanto non volevo che venisse ‘parcheggiato’, bensì accolto e formato, prendendosi cura delle sue fragilità. In questo sono stata fortunata, sono molto soddisfatta del suo percorso”.

La svolta: l’incontro con l’Accademia del Remo che dà valore alla disabilità

Dopo aver praticato nuoto per 10 anni, Joy incontra la barca. “E’ felicissimo di frequentare l’Accademia – dice Nori – una realtà educativa anche in senso più ampio, in quanto tutto è fatto in maniera seria e diventa per i ragazzi un punto di riferimento anche dal punto di vista amicale. La nostra società, nella realtà, non è strutturata per l’integrazione, per cui, concluso il percorso scolastico, i ragazzi con disabilità rischiano di restare soli. L’Accademia rappresenta un’opportunità di socializzazione, anche per i genitori, un momento di confronto e scambio”.

L’Accademia del Remo, guidata da Giuseppe Del Gaudio, due volte campione del mondo della disciplina, oggi fisioterapista e osteopata, è un’associazione sportiva di Napoli che promuove il canottaggio come una terapia complementare per giovani con disabilità intellettiva, integrando l’allenamento con la terapia comportamentale.

“A Napoli esistono circoli nautici storici che dispongono delle strutture necessarie, ma rimangono avulsi dal mondo della disabilità. Non vogliono i giovani con disabilità perché il Circolo potrebbe sfigurare”, commenta Nori in un misto di tristezza e indignazione.

A Natale, sosteniamo insieme l’inclusione donando speranza concreta

Noi monache con la Fondazione Santa Rita da Cascia vogliamo sostenere questo punto di riferimento speciale, che è l’Accademia del Remo. La quale non offre ai ragazzi con disabilità intellettiva una semplice attività sportiva. Per Joy e per i suoi compagni e compagne di squadra rappresenta una vera e propria via per l’autonomia e una vita piena!

Lo testimonia anche Nori: “I fondi della Fondazione Santa Rita da Cascia per l’Accademia sono preziosi, in quanto è tutto autofinanziato. Da una parte vanno a coprire la retribuzione dei collaboratori. Questo è importante perché oggi Accademia conta circa 25-30 ragazzi e Peppe non riesce più a gestire il gruppo. Inoltre copriranno anche il costo per l’acquisto di un van, che servirà non solo per le trasferte per le gare, ma anche per accompagnare i ragazzi agli allenamenti al lago Patria”.

Su Dalle Api alle Rose di novembre-dicembre, la Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, Suor Maria Rosa Bernardinis, con la sua rubrica dedicata all’essere famiglia tocca il tema della crisi. Un argomento tanto delicato quanto importate, che la Madre affronta a cuore aperto!

Scopriamo insieme i suoi consigli, orientati al dialogo!

La nostra Alleanza con Dio

Nella Bibbia il rapporto di Dio con il suo popolo è presentato spesso come un matrimonio, un patto di alleanza, infranto dall’infedeltà umana, ma sempre ripresentato da Dio, che non viene meno alle sue promesse. “Dio è amore. Chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui”. È la più alta definizione di Dio nella Sacra Scrittura (1 Gv, 4,15b-16): “Chiunque ama, è stato generato da Dio e conosce Dio…

In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo suo figlio Unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui”. Così nella nuova ed eterna alleanza, realizzata dal Verbo del Padre che si fece carne, avviene il connubio dell’umanità con la divinità. È lui lo Sposo che attira a sé la sua Sposa che è la Chiesa. Questo mistero è grande!
Chi si sposa, ha la consapevolezza di essere sacramento visibile di una realtà invisibile?

..uscire da se per diventare per l’altro dono..

Dio che è fedele, assiste e dona la sua grazia, perché l’uomo e la donna che si sposano crescano, ogni giorno di più, nell’amore reciproco. Il rapporto di coppia deve trasformarsi nel tempo da eros in agape; uscire da se per diventare per l’altro dono; per crescere ed edificare nella comunione. Non cercare nell’altro quello che manca ma, colmato dell’amore divino che guarisce le ferite, donare all’altro ciò che gli manca. Questo lo possiamo perché Gesù ci ha fatto dono del suo Spirito.

Il progetto di Dio sulla coppia umana era di compagnia e utilità reciproche. Regnava l’armonia in essa, perché tutto era orientato e considerato alla luce di Dio; era un amore ordinato. Il peccato di ribellione dei nostri progenitori ha infranto questo equilibrio tra Dio, l’altro e l’altra, portando nell’umanità ferita sfiducia, invidia, gelosia, risentimento, colpevolizzando l’altro o l’altra delle frustrazioni subite.

..anche quando si avverte la crisi

Quando si avverte la crisi nella relazione, (che di per sé non è male perché provoca a una presa di posizione), va riconosciuta e occorre dialogo sincero reciproco, per trovare insieme le cause e le soluzioni, anche con l’aiuto di esperti, se fosse necessario. È importante pregare insieme, oltre a trovare momenti personali con il Signore. “La carità, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”. Si nutre dell’umiltà, della pazienza, della magnanimità, della mitezza. “Dammi un cuore che ama, e capirà ciò che dico”.

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Dalle pagine della Rivista Dalle Api alle Rose, oggi ricordiamo con voi la nostra Suor Antonia. Lo facciamo, tramite l’articolo scritto dalla direttrice editoriale Suor Giacomina Stuani, nell’ultimo numero del 2024. Per scoprire anche la sua forte vocazione!

Le sue mani, insieme alle labbra e al cuore, non si staccavano mai dal Rosario

Nel giorno dedicato al Signore, la prima domenica di settembre, ci ha lasciati per il Cielo Suor Antonia. Una vocazione adulta la sua, un po’ come gli operai dell’ultima ora che il padrone chiama a lavorare nella sua vigna alle 5 del pomeriggio… Lei però ha dedicato tutta la vita alla preghiera e al servizio.

Da anni stava nell’infermeria del monastero a causa di malattie varie. Quando il fisico ha cominciato a sentire i limiti dell’età togliendole la capacità di lavorare, le sue giornate erano colmate dalla preghiera continua. Le sue mani, insieme alle labbra e al cuore, non si staccavano mai dal Rosario. Quanti ne ha pregati per la comunità e per tutti! Sulle labbra il nome del Signore… “la sorgente della costituzione del tutto, la luce della verità che siamo chiamati a raggiungere e la fonte della felicità che siamo chiamati a bere” (S. Agostino, La Città di Dio, 8, 10, 2)

Servire e amare Gesù, il Dio dell’alleanza sponsale fatta di esclusività e dedizione tra lo Sposo e la sua sposa, servendo e avendo cura delle consorelle: ecco la vera forza per lei. Ha vissuto come le vergini sagge, senza mai far mancare l’olio alla sua lampada, con tanti sacrifici fatti con amore, serenità e felicità, non pensando mai a se stessa ma al bene degli altri.

Un cammino di fede e vigilanza illuminato dalla luce di Cristo, sorretto ogni giorno dalla sacralità della Parola, alimentato dal Pane di vita immortale, reso instancabile dalla forza di mani giunte nella preghiera, vero respiro della Bellezza. Grazie al Signore di te, cara sorella; con te vogliamo continuare a combattere la buona battaglia ed essere “più che vincitori per virtù di Colui che ci ama, Cristo Gesù, nostro Signore”, il Maestro che coglie i sospiri più nascosti del cuore. Deo gratias!

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Oggi, vogliamo celebrare la Giornata internazionale delle persone con disabilità condividendo la storia di Lorenzo, di Napoli. Lo facciamo raccontandovi il “salto quantico” della sua vita, realizzato tramite il canottaggio.

Un vero campione di speranza

Alla nascita, a causa di un grave ritardo psico motorio e una malattia rara, per Lorenzo si prospettava una vita senza nemmeno la capacità di sorridere… Oggi, lui ha 30 anni e non solo non smette mai di ridere, ma è molto dinamico, socievole e pur parlando con difficoltà trova sempre il modo di comunicare, arrivando al cuore delle persone. Ed è arrivato anche al nostro, tramite suo padre Massimo.

Lorenzo è uno dei 30 ragazzi, tra i 12 e i 45 anni, che la Fondazione Santa Rita da Cascia ha voluto fortemente sostenere, tramite l‘Associazione Accademia del Remo di Napoli, che garantisce un’occasione unica e concreta di inclusione, crescita, autonomia e sviluppo attraverso lo sport del canottaggio.

È la nostra forza, il nostro sorriso

“Abbiamo sempre cercato di integrare Lorenzo nella società, di dargli autonomia e di permettergli di vivere una vita piena – ci ha detto Massimo, il papà – tuttavia, la realtà napoletana è difficile. Non esistono strutture pubbliche organizzate per sostenere ragazzi come Lorenzo, quindi la maggior parte degli interventi a suo favore sono stati supportati da noi, con grandi sacrifici economici e di tempo. Lorenzo ha provato a fare anche altri sport, poi, nel 2017, abbiamo conosciuto l’Accademia del Remo, che Lorenzo frequenta 2-3 volte alla settimana, in base al calendario delle gare, con risultati straordinari”.

Massimo e Lorenzo

“Frequenta l’Accademia con grande gioia, non salta nemmeno un allenamento. Soprattutto è cambiato il suo essere, il suo modo di rapportarsi agli altri. Sente moltissimo il senso di squadra e di appartenenza. E poi interagisce di più anche con noi, ci racconta quello che gli succede… tutto questo è semplicemente straordinario!“.

“Il fatto di dover stare in una barca piccola impone parecchia disciplina ai ragazzi. La prima volta ho pensato che Lorenzo sarebbe caduto, invece sta in barca come gli altri ragazzi. Dover seguire la remata dei compagni, senza andare fuori tempo, gli ha insegnato la coordinazione e altre capacità. E queste impattano sulla vita anche fuori, infatti Lorenzo ha acquisito il senso dell’equilibrio, riesce a percepire meglio il suo corpo, cammina meglio. Ha addirittura imparato ad andare con la bicicletta, seppur con le rotelle”.

“Inoltre – conclude Massimo, parlandoci dei benefici del canottaggio come terapia – Giuseppe Del Gaudio (due volte campione del mondo di canottaggio, che è il fondatore dell’associazione e allenatore dei ragazzi, insieme a dei collaboratori, ndr), non si pone limiti, che in effetti Lorenzo ha dimostrato non avere, e questo è straordinario, in quanto è riuscito a fare cose che mai avrei pensato. È una gioia!”.

Un’isola in un mare di difficoltà

“L’unico dispiacere – ribadisce Massimo – è che nel sud Italia esistono poche realtà come questa. L’Accademia del Remo è un’isola. A Napoli, città di mare, i circoli nautici importanti non accolgono persone con disabilità“.

“L’Accademia del Remo, come Associazione, non ha una sede sul mare o sul lago. La sede è una palestra in un centro a Soccavo, un quartiere di Napoli, dove i ragazzi hanno iniziato ad allenarsi, attraverso attrezzi simili a dei vogatori e da poco vanno anche in barca, sul lago Patria, che è abbastanza lontano. Per noi genitori è uno sforzo accompagnare Lorenzo, in quanto lavoriamo entrambi. Ogni genitore accompagna il proprio figlio, a volte ci organizziamo in gruppo. Non è facile, però lo facciamo volentieri, è la nostra vita”.

Avere un van ci ha dato una speranza concreta

Il sostegno della Fondazione Santa Rita, che vuole offrire all’Associazione la possibilità di avere un van che accompagni i ragazzi nelle trasferte e la copertura dei costi per i collaboratori necessari alle attività, sarebbe “davvero un passo avanti enorme“, dice Massimo.

“L’Associazione è completamente autofinanziata e noi genitori collaboriamo in tutte le spese, ma per molti non è possibile partecipare a tutte le gare, che si svolgono soprattutto al nord, dove ci sono i circoli più belli. Inoltre, per Lorenzo, ma sono certo che questo valga anche per tutti gli altri, lo stare insieme, nello stesso mezzo di trasporto, vivere in simbiosi anche l’esperienza del viaggio, magari in autonomia e senza i genitori (per chi può) è un’esperienza straordinaria!”.

Aiutaci a portare speranza a Lorenzo e ai suoi compagni di squadra

“Il vostro sostegno per questo Natale è il regalo più bello – ha concluso Massimo – Grazie a tutti coloro che doneranno”.

GRAZIE anche da parte nostra… sei tu la nostra speranza!!

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