Ogni genitore può imparare dall’infanzia di Rita: il messaggio della Priora
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La promessa delle monache per la Giornata mondiale del malato
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L’infanzia di Rita, modello per i genitori
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Il 10 febbraio iniziano i 15 Giovedì di Santa Rita, verso la festa del 22 maggio
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I Quindici Giovedì di Santa Rita
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La Priora su Avvenire per la Giornata per la vita
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Domani è la Giornata per la vita: il pensiero della Madre Vicaria
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I sette momenti del pellegrino
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Festeggiamo la Candelora, la presentazione di Gesù al tempio
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Da dove viene il coraggio dei santi?
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Ascolta il video messaggio della Priora
Carissimi, abbiamo iniziato i 15 giovedì di Santa Rita, che ci preparano alla sua festa del 22 maggio e a ricevere in dono uno sguardo nuovo, quello della nostra santa.
Il cammino inizia da Rita bambina. I suoi genitori, Amata e Antonio l’hanno accolta come un vero dono di Dio e si sono impegnati per far sì che i semi di bene che il Signore aveva seminato in Rita, potessero portare i frutti, che poi la santa dona ancora a tutti noi. Alla piccola Rita, ogni giorno hanno trasmesso i valori evangelici, non solo a parole ma nei fatti.
Ecco cosa ogni genitore può imparare dall’infanzia di Rita, ovvero quanto è importante seguire dei buoni maestri, come Dio, e contemporaneamente crescere i figli essendo degli esempi per loro, in modo concreto, attraverso le scelte, le risposte e le azioni quotidiane. Così, i vostri figli cresceranno nell’amore e saranno in grado di portarlo a chiunque, come Rita.
Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia
“La Casa di Santa Rita è la nostra promessa ai malati e
alle loro famiglie, perché non gli venga mai tolto l’amore reciproco”
Per realizzarla, nella Giornata mondiale del malato, le claustrali chiedono l’aiuto di tutti
“Quest’anno desideriamo aggiungere alla preghiera, in cui sempre ricordiamo i malati e i loro cari, una promessa, quella di impegnarci per rendere presto realtà qui a Cascia la Casa di Santa Rita. Un luogo nel quale accoglieremo gratuitamente le famiglie di coloro che sono ricoverati all’ospedale cittadino, che è un centro di riabilitazione noto in tutta Italia e cura malati da tante regioni, che però spesso si trovano soli per molto tempo. A loro va il nostro pensiero e, anche se saremo una piccola goccia nel cuore di un Paese dove tanti soffrono per la malattia e perché non hanno accanto nessuno che può sostenerli, ci piace pensare che i grandi cambiamenti nascono sempre da un primo passo in avanti. Tutti potete aiutarci a compierlo, per i malati e loro famiglie”.
In occasione della XXX Giornata mondiale del malato, parla così Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia e Presidente della Fondazione Santa Rita da Cascia onlus, attraverso la quale dallo scorso Natale le monache hanno lanciato una raccolta fondicon l’obiettivo di raggiungere 130.000 euro, per iniziare i lavori e aprire la Casa di Santa Rita, un appartamento nell’ala nord al 2° piano dell’Ospedale di Cascia.
“Quando una persona si ammala
– continua l’agostiniana – la vita della sua famiglia e di tutti coloro che le
sono intorno, viene devastata, inesorabilmente. Tanti, ce lo raccontano ogni
giorno. Come Gina dalla Sicilia che, dopo anni di sacrifici, vive col rimpianto
di non aver avuto le possibilità di far curare sua figlia Maria, affetta da una
malattia genetica, in un centro all’avanguardia. Oggi partirebbe subito per la
riabilitazione di Cascia, che vede come un’opportunità di migliorare la vita di
sua figlia, con la sicurezza di avere una casa sicura e accogliente ad
attendere anche lei”.
“E poi ci sono le voci dei
malati – ha concluso la Madre – per loro la famiglia è una possibilità in più,
una medicina buona, una ricarica di coraggio per affrontare un’altra giornata, tenere
lontano la paura e avvicinare la felicità. La malattia spesso toglie tutto il
resto ai malati, perciò chiediamo aiuto per fare in modo, con la Casa di Santa
Rita, che nessun male porti via l’amore, essenziale alla vita”.
L’immagine
di Rita bambina apre il percorso dei 15 Giovedì di Santa Rita, nel quale Padre Luciano De Michieli, Rettore della
Basilica di Santa Rita da Cascia, ci fa da guida. Insieme a lui, infatti, rifletteremo
su come trovare nella vita della nostra amata santa dei buoni consigli per la
vita di tutti noi. In questo primo passo del cammino, guarderemo all’infanzia
di Rita per rileggere l’esperienza dei genitori di oggi e di quelli futuri.
L’infanzia di Rita
Rita
nasce dall’amore di Antonio Lotti e Amata Ferri. I suoi genitori svolgono la
funzione di “pacieri”, ovvero hanno il non facile compito di portare la pace
tra le tante famiglie che al tempo erano spesso in conflitto. Grazie a loro,
che le fanno vivere i valori cristiani con l’esempio quotidiano, Rita cresce in
un clima di amore, serenità e devozione. Nella sua infanzia, infatti, troviamo già
le basi della sua santità. E i suoi genitori sono stati fondamentali, perché hanno
saputo aiutarla al meglio verso la ricerca di Dio e di sé stessa.
Il compito dei genitori
“In ogni bambino – chiarisce subito Padre
Luciano De Michieli – Dio pone già il seme della Sua presenza. Il battesimo fa
schiudere quel seme con la Grazia che ha vinto il male. Ma, il papà e la mamma hanno il compito
importantissimo di coltivare quel seme: parlando di Gesù ai loro bambini,
rendendo loro famigliare la Chiesa, insegnando l’amore per Maria e i santi,
svegliandoli e addormentandoli con un pensiero a Dio”.
Dio sia
parte della vostra famiglia
“Tutti i bambini hanno una particolare
sensibilità per il Signore – dice il Rettore – e crescendo impareranno a
conoscerlo attraverso il volto, l’amore e le parole di papà e mamma. Sì,
parlate di Dio ai vostri bambini, ma parlate anche incessantemente a Dio dei
vostri figli, per affidarglieli, per capire, per saperli guidarli sulle sue vie
e perché imparino ad ascoltare il sussurro del loro angelo custode. È così che
i semi di santità germoglieranno nel tempo, umili e tenaci”.
Per la prima volta, il percorso spirituale si traduce in 15 tappe anche sui social, per leggere il presente alla luce dei valori ritiani
“Quest’anno i 15 Giovedì di Santa
Rita sono un viaggio interiore, che faremo anche sui social per raggiungere
davvero tutti. Insieme leggeremo il presente alla luce dell’esperienza e dei
valori di Rita, per prepararci affinché la sua festa del 22 maggio ci doni un
vero segno di cambiamento. In particolare, desideriamo che ognuno possa portare
nella propria quotidianità, la radice dell’amore che Santa Rita ha vissuto.
Perché nel mondo c’è troppa carenza d’amore, soprattutto quello donato agli
altri”.
Così Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia presenta i 15 Giovedì di Santa Rita, tradizionale percorso di riflessione e preghiera che inizia il 10 febbraio e fino al 19 maggio condurrà i devoti d’Italia e del mondo alla festa della taumaturga.
Dirette streaming per unire tutti devoti
Ogni anno questa pia pratica rappresenta il primo importante appuntamento che riunisce l’intera famiglia della santa degli impossibili. Tutti i giovedì, infatti, ciascun devoto ovunque sia potrà collegarsi alla Basilica di Cascia, attraverso la diretta streaming delle ore 17:00 sul canale YouTube del Monastero Santa Rita da Cascia.
Il percorso anche su Facebook e Instagram
“Per la prima volta, oltre alle dirette delle celebrazioni – specifica Padre Luciano De Michieli, Rettore della Basilica di Santa Rita da Cascia – per Facebooked Instagram vi proponiamo il percorso dei giovedì di Santa Rita in 15 tappe di crescita comune, che partono dalla vita di Rita, per arrivare a quella di ognuno di noi. L’obiettivo è imparare a vivere le esperienze di tutti i giorni riconoscendo l’amore di Dio che sempre ci accompagna, per condividerlo poi con chi ci è vicino. Questo ci ha insegnato e ci invita a vivere Santa Rita, la quale da figlia, moglie, mamma e monaca, si è immersa nell’amore vero, che offre a piene mani ancora oggi”.
Priora e Rettore,
concludono dicendo all’unisono: “Vorremmo che con il popolare rito dei giovedì,
che ricordano i 15 anni in cui Rita portò sulla fronte la ferita causata dalla
spina della corona di Cristo, tutti possano acquisire la consapevolezza che dal
dolore e dalle difficoltà che affrontiamo può nascere la rosa dell’amore. E, da
questa certezza, rivoluzionare con l’amore, quotidiano ed eterno di Dio, il
proprio cammino”.
Nella Basilica di Santa Rita, inizia il percorso dei 15 giovedì di Santa Rita, un cammino di preghiera e riflessione da fare tutti insieme per prepararci alla festa del 22 maggio.
1° giovedì: 10 febbraio 2° giovedì: 17 febbraio 3° giovedì: 24 febbraio 4° giovedì: 3 marzo 5° giovedì: 10 marzo 6° giovedì: 17 marzo 7° giovedì: 24 marzo 8° giovedì: 31 marzo 9° giovedì: 7 aprile 10° giovedì: 12 aprile (martedì della Settimana Santa) 11° giovedì: 21 aprile 12° giovedì: 28 aprile 13° giovedì: 5 maggio 14° giovedì: 12 maggio 15° giovedì: 19 maggio
CELEBRAZIONE SOLENNE ore 17:00 (Febbraio e Marzo) ore 18:00 (Aprile e Maggio)
In
occasione della Giornata per la vita
che la Chiesa ha celebrato ieri, il quotidiano Avvenire ha dato voce alle testimonianze di coloro che incarnano
concretamente l’invito della Conferenza Episcopale Italiana, che quest’anno ha
chiamato tutti a “custodire ogni vita”.
Tra le tante voci presenti, c’è anche quella di Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, che è stata intervistata da Francesco Carlini. L’articolo è stato pubblicato nello speciale del settimanale di Avvenire “Noi in famiglia” di domenica 30 gennaio, dedicato proprio alla Giornata per la vita.
L’intervista alla Priora pubblicata sul settimanale di Avvenire, Noi in famiglia di domenica 30 gennaio 2022
Nella sua intervista, la Priora ha parlato di come le monache agostiniane di Cascia, rendendo sempre attuale e presente il messaggio di Santa Rita, custodiscono la vita: dalle telefonate alle email, fino alle nuove strade di comunicazione, come i social. Tante sono le storie di vita che le claustrali accolgono anche fisicamente nei parlatori del monastero a Cascia, ascoltando la grande famiglia dei devoti che non smettono mai di curare e custodire.
La cura della vita, infine, per le monache si esprime anche nelle opere di caritàdi cui si occupano. Come “La Casa di Santa Rita”, il progetto con il quale le religiose desiderano creare un luogo per accogliere le famiglie dei malati ricoverati all’Ospedale di Cascia, centro di riabilitazione di eccellenza nazionale, che arrivano anche da fuori regione e spesso sono soli durante le lunghe cure che affrontano. Attraverso la Fondazione Santa Rita da Cascia onlus, le monache hanno lanciato la raccolta fondi per avviare i lavori necessari a rendere realtà il progetto, al più presto possibile.
Domani è la Giornata per la Vita,
promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana, che quest’anno, ci chiama ad
essere custodi della vita, quella che inizia come anche quella che finisce. Ma
cosa vuol dire? Chi custodisce la vita è attento alle sue necessità, è pronto a
rispondere ai suoi bisogni e c’è sempre per difenderla ad ogni costo.
Insomma, ci vuole coraggio per essere
custodi della vita, soprattutto di quella più fragile come con i bambini, gli anziani,
i poveri o i malati. Ma se scegliamo di farlo saremo ripagati cento volte tanto,
perché la custodia è reciproca, fa bene a chi è custodito ma anche a chi
custodisce.
Noi monache lo sperimentiamo tutti i
giorni. Accogliendo le vite di tanti di voi riempiamo i nostri spiriti di
umanità, speranza e amore, che poi rimettiamo in circolo. Perciò vi invito a
fare un gesto concreto in difesa della vita di qualcuno. Ce ne sono tanti: da
un sorriso a un abbraccio, dall’ascolto a una mano che sostiene, da una parola
gentile a una presenza continua che protegge. Tanti piccoli esercizi che,
giorno dopo giorno, possono cambiare la vita di tutti!
Suor Natalina Todeschini, Madre Vicaria del Monastero Santa Rita da Cascia
Fare un pellegrinaggio ci permette di recuperare un po’ di tempo prezioso, per noi stessi e per Dio. Il pellegrino, infatti, è chiunque riscopre che si può vivere diversamente, assaporando l’esperienza e riconoscendo le cose importanti.
Un
viaggio in sette momenti
Ogni pellegrino compie un viaggio per cambiare il proprio modo di guardare la vita: è quello che si chiama “conversione”. Nel pellegrinaggio, il pellegrino è coinvolto in tutta la persona – corpo, mente, spirito, anima – e ci sono sette precisi momenti esperienziali che vi invitiamo a sperimentare nel vostro prossimo pellegrinaggio:
1. DISTACCO. Esci dalla tua vita quotidiana per diventare pellegrino in una realtà diversa. Nello zaino, porta solo l’essenziale.
2. FATICA. Disagio, fatica, incertezza: sono gli accessori del pellegrinaggio. Ci vuole pazienza, ma nella fatica emerge la verità di te, il meglio e il peggio. Nel cammino, scopri chi sei.
3. SOLITUDINE. Ritorna in te nella solitudine. Il lavoro interiore è essenziale per il cambiamento. Nel silenzio, puoi riflettere sulla meta e sulla tua motivazione (chi te lo fa fare?).
4. COMPAGNIA. La compagnia è inedita, è trovata. Fai cadere il mito dell’autosufficienza: non basti a te stesso, hai bisogno degli altri come tu sei necessario agli altri. Hai anche una compagnia “invisibile”: i tuoi cari vivi e defunti.
5. MERAVIGLIA. Nel cammino, soffermati sulle cose che di solito vedi in velocità. Camminando, ti colpisce il creato: il sole, la pioggia, la polvere. Concediti il tempo di vedere le cose, di viverle, senza consumarle in tre secondi come fai di solito.
6. TRADIZIONE. I percorsi esistono da secoli e, nel pellegrinaggio, sai di non essere il primo, né l’ultimo. Avvicinati al senso profondo della strada per te, oggi. Può aiutarti il racconto di un amico che c’è stato, un libro o un articolo sul viaggio che stai compiendo. Quindi, scrivi o racconta a tua volta la tua esperienza.
7. PREGHIERA. La trascendenza si infila in modo sorprendente, inatteso, inaspettato. La preghiera è desiderio di rispondere a questo mistero che ti viene incontro.
Considerazioni
tratte dall’incontro “Andar per Santuari: fuga o ritorno”, tenuto da Mons.
Paolo Giulietti il 10 luglio 2015, presso il Santuario di Santa Rita di Cascia,
nell’ambito del 3° Convegno itinerante nazionale “Ci rimettiamo in gioco”,
promosso dall’Ufficio tempo libero, turismo e sport della CEI, in
collaborazione con la Conferenza episcopale umbra
Chi giunge a Cascia desidera ritrovare sé stesso e porta avanti la sua ricerca sia ai piedi di Rita sia esplorando i suoi luoghi, sentendosi così un po’ più vicino al cielo e alla propria anima, e riconciliato con la vita.
Oggi, quaranta giorni dopo Natale, ricorre la festa della Presentazione del Signore al tempio, popolarmente nota come Candelora. Il Rettore della Basilica di Santa Rita da Cascia, Padre Luciano De Michieli, ci guida nel significato di questa giornata, che celebra il momento in cui Gesù è presentato al Tempio di Gerusalemme da Maria e Giuseppe.
Tra
Legge e Spirito
“Secondo la Legge di Israele – dice il Rettore –
ogni donna 40 giorni dopo il parto doveva offrire un sacrificio di espiazione
al tempio e la coppia doveva riscattare il primo figlio maschio che appartiene
a Dio”.
Padre Luciano sottolinea però come in quel rito ci
sia, in realtà, molto di più di un adempimento di legge, poiché quel momento rappresenta
l’incontro tra Gesù e il suo popolo.
“I due anziani Simeone e Anna, che nel tempio riconoscono nel piccolo Gesù il Messia tanto atteso, sono il simbolo della perseveranza e della docilità allo Spirito che dona uno sguardo capace di vedere oltre. Legge e Spirito sono gli ingredienti necessari di ogni vita retta, l’osservanza e la perseveranza, unite alla libertà e novità perenne che è Dio”.
La
luce è protagonista della Candelora
“Luce per illuminare le genti”, così Simeone chiama il piccolo Gesù al Tempio. Ecco perché la luce è al centro delle celebrazioni liturgiche di questa festa.
“Le candele accese e benedette in questo giorno
– chiarisce il Rettore – sono il segno che richiama l’ingresso di Maria nel
Tempio: la vergine, la consacrata per eccellenza, portava in braccio la Luce
stessa, il Verbo incarnato. Sono però anche segno della luce e della benedizione
di Cristo che deve sempre illuminare e abitare le nostre case, le
nostre famiglie”.
Vita consacrata riflesso della luce di Cristo
Oggi, ricorre anche la Giornata per la Vita consacrata, dedicata a tutti i consacrati e le consacrate, che rappresentano con il loro servizio la manifestazione di Dio oggi. Un compito che spetta a tutti noi.
“Nell’intenzione di accostare la Giornata per la Vita consacrata alla festa della Presentazione di Gesù al tempio – conclude Padre Luciano De Michieli – si può scorgere l’attesa del Signore che viene e il saper riconoscere le meraviglie operate da Dio. Essere vigilanti, mantenere la luce accesa, essere noi stessi luce, fiaccole nel quotidiano agire, sono il dono della vita consacrata. Uomini e donne chiamati ad essere gioiosa memoria vivente di questo impegno al quale siamo tutti chiamati dal Signore”.
Sulle pagine di Dalle Api alle Rose, la Rivista del Monastero Santa Rita da Cascia, l’agostiniano Padre Giovanni Scanavino si è interrogato sulla provenienza del coraggio, che definisce come la caratteristica dei santi. “Loro arrivano a scelte che stupiscono per la sproporzione tra le loro umane possibilità, e la decisione sovrumana con cui le portano a termine. Da dove arriva questa decisione e la forza con cui riescono sempre a sfondare?”.
“Fidarsi
di Dio – scrive Padre Scanavino – significa partecipare del suo stesso
coraggio. Questo vuol dire che allora è
fondamentale capire quanto conosciamo Dio”.
Santa
Rita, prima e la Beata Fasce, poi, non a caso si sono nutrite della Parola di
Dio, attraverso la quale hanno fatto esperienza di Dio stesso.
“La
fede, per chi comincia a conoscere Dio, diventa una nuova identità e cresce
proprio attraverso le prove. Pensiamoci… Se lui è con noi, che cosa possono
fare quelli che sono contro di noi?”.
Il coraggio è un
dono di Dio
Secondo Padre Scanavino, sorretti dalla fede, il coraggio diventa per noi proprio come lo Spirito di Dio: sempre presente e capace di spingerci a superare ogni avversità. Infatti, dice che il coraggio si compra solo gratis da Lui.
“Già Isaia ce lo ricordava: O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite; comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti (Isaia 55, 1-2)”.
“Appoggiamo – termina l’agostiniano – la
nostra solitudine e le difficoltà che incontriamo sul cuore di Gesù e impareremo a dialogare in modo più profondo col
Signore. Così, ritroveremo sempre il
coraggio, anche quando capita di smarrirlo”.