Ascolto, dialogo e perdono: le strade per la pace in famiglia
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“Senza perdono la famiglia si ammala”
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2 marzo, Santa Messa e preghiera per la pace in Ucraina
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In Quaresima con lo sguardo delle donne
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Rita ha donato ai figli la vita vera, nell’amore del Signore
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Donarsi ai figli
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La Casa di Santa Rita sulla rivista “Senza età”
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Rita sposa ci insegna l’amore: il messaggio della Priora
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Il coraggio dell’amore
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Il Beato Simone Fidati e il Miracolo eucaristico
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Il video messaggio della Priora
Il
mio messaggio di oggi, ispirato al quarto giovedì di Santa Rita, è per le
famiglie.
L’esempio della nostra Rita ci dice che in famiglia non va sempre tutto bene. Soprattutto oggi, con le difficoltà che si sono moltiplicate, le famiglie vivono situazioni di tensione che possono distruggerle. Eppure, la pace inizia proprio tra le mura di casa e lì va coltivata per diffondersi. È una strada in salita, ma seguendo Rita capiamo da dove partire.
I primi passi sono l’ascolto, il dialogo e il perdono, perché facendo attenzione ai bisogni di chi ci è accanto, risolvendo i problemi non gridando ma parlando e perdonando l’altro per le sue debolezze assaporiamo la pace che viene da Dio. Quella che ci rende capaci di affrontare ogni tempesta, di agire sempre con amore paziente e generoso, di non rinfacciare ai nostri cari sbagli o mancanze, ma di avere la forza di incoraggiarli e sostenerli.
Così ha fatto Rita con suo marito Paolo, perché l’amore autentico sa scusare e crede nella buona volontà dell’altro, per raggiungere insieme la piena maturità, specchio dell’Amore del Signore.
Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia
Siamo arrivati al quarto dei 15 Giovedì di Santa Rita, che si presenta a noi come modello di vita familiare. Non perché la sua famiglia era impeccabile, ma perché anche nei difetti e negli scontri Rita ha saputo rispondere sempre con l’amore. È così che ha portato anche Paolo su questa strada. Oggi, allora, le riflessioni di Padre Luciano De Michieli, Rettore della Basilica di Santa Rita da Cascia, si rivolgono alle famiglie.
Non c’è famiglia
senza perdono
“Non esiste una famiglia perfetta”. Inizia così il pensiero del Rettore. “Sempre prima o poi ci lamentiamo gli uni degli altri o ci deludiamo a vicenda. Per questo non c’è famiglia sana senza l’esercizio del perdono. Il perdono è vitale per la nostra salute fisica e spirituale. Senza perdono la famiglia diventa una terra di continui conflitti e una casa di dolore. Invece, la famiglia deve essere luogo di vita: il luogo della cura e non della malattia. E, il perdono porta gioia dove il dolore ha prodotto tristezza e ha causato la malattia”.
Il bene va scelto
insieme
“Anche
la famiglia di Rita e Paolo non era certamente perfetta, ma Rita ha saputo perdonare Paolo per
quando aveva ceduto alla violenza per difendere il nome del suo casato, secondo
l’uso del tempo. Rita ha creduto al buon cuore del marito e lo ha portato, con rispetto, nelle vie di
Dio, convincendolo così a deporre le armi. Con Paolo, Rita ha condiviso la
scelta del bene per vincere il male, piuttosto che la continua violenza per
difendere un proprio potere, al quale hanno saputo rinunciare. Hanno preferito il lavoro onesto al
loro mulino e una vita dignitosa, piuttosto che il lusso, i soprusi e la
continua violenza dei nobili tutti intenti a difendere la propria primazia”.
La ricompensa è la pace
“Rita e Paolo – conclude Padre Luciano – ci insegnano così che senza perdono la famiglia si ammala. Chi non perdona non ha pace dell’anima né comunione con Dio. Il dolore è un veleno che intossica e uccide. Chi non perdona si ammala fisicamente, emozionalmente e spiritualmente. Questa scuola di vita ha preparato Rita ai difficili eventi che avrebbe dovuto affrontare e che rivivremo insieme la prossima settimana”.
“La nostra comunità invita tutti i devoti di Santa Rita nel mondo ad unirsi a noi, domani alle 17:00 alla Santa Messa nella quale reciteremo una preghiera per la pace in Ucraina. Accogliendo l’appello del Santo Padre, uniremo le nostre voci al grido che si alza al cielo per chiedere che per questo inferno ci sia solo una parola: fine”.
Queste le
dichiarazioni della Madre Priora del
Monastero Santa Ritada Cascia, Suor Maria Rosa Bernardinis, che insieme
alla famiglia agostiniana di Cascia e a tutti i devoti, domani, 2 marzo, desidera
fortemente partecipare alla rete di preghiera a cui Papa Francesco ha dato il
via.
“Questa
comunione di preghiera – ha evidenziato la claustrale – segna anche il mercoledì delle Ceneri e quindi l’inizio della Quaresima. Perciò, ci
auguriamo che Dio ci indirizzi alla conversione del cuore di cui abbiamo bisogno,
per accogliere il dono della Vita nuova a cui ci apre la Pasqua. Invocheremo l’intercessione di Santa Rita
che è stata ed è fulgido esempio di
dialogo, riconciliazione e pace. Vivendo e amplificando questi valori, lei compie
ancora cose straordinarie, perché solo
l’amore ci dà il vero potere, quello di creare e non di distrugge”.
Preghiera per la pace in Ucraina
Gesù Cristo! Figlio dell’eterno Padre, Figlio della Donna, Figlio di Maria, non ci lasciare in balia della nostra debolezza e della nostra superbia! O’ Pienezza Incarnata! Sii tu nell’uomo terreno! Sii tu il nostro Pastore! Sii tu la nostra Pace!
Ascolta la preghiera che si eleva da tutta la Chiesa, e da ogni uomo di buona volontà. Dona la sospirata pace al popolo Ucraino e a tutte le Nazioni della terra! Possa l’Umanità vivere finalmente un’era di fraternità! Te lo chiediamo per l’intercessione di Santa Rita, donna di riconciliazione e di pace. Amen.
Il Mercoledì delle
Ceneri inizia il cambiamento
“La
Quaresima – riflette ancora Suor Maria Rosa – è un tempo forte, nel senso che
può favorire quel cambio di mentalità, di
cui soprattutto quest’anno abbiamo urgenza. Riconoscere che non siamo
perfetti e che dobbiamo modificarci
o meglio convertirci è già un buon
inizio. Sono i malati che hanno bisogno del medico e in questo senso simbolico
tutti siamo ‘malati’! Ma, Gesù viene
proprio per noi”.
Preghiera, digiuno
e carità
“Sant’Agostino
– ha detto ancora la Priora – ha scritto che la preghiera, il digiuno e la
carità devono andare insieme per portare frutti di autentica conversione. Ecco
allora cosa può fare ognuno di noi: pregare, per entrare in comunione e colloquio
col Signore e meditare con Lui le scelte
della nostra quotidianità; digiunare, ovvero rinunciare a qualcosa non per privarci bensì per cercare di avere quel di più di cui solo il Signore può colmarci;
e, infine, donare al prossimo con carità
quello che possiamo per dilatare davvero
il nostro cuore”.
L’augurio della Priora
“Il
mio augurio – ha concluso Suor Maria Rosa – è che ognuno di voi abbia l’opportunità
di iniziare questo tempo, nella consapevolezza
che tutto è dono del Signore, e allo stesso tempo tutto dipende dalla
nostra libera scelta, ovvero anche noi dobbiamo impegnarci per ricevere questo
dono”.
Dio che ti ha creato,
senza di te, non ti salva senza di te. (Sant’Agostino)
Tra due giorni entriamo nella Quaresima che ci conduce alla Pasqua, il momento più importante della vita di noi cristiani. Perciò, da subito è necessario prepararci e compiere un percorso di conversione del cuore. Per farlo vogliamo darvi una chiave, che sia in grado di aprire il mondo di tutti al cambiamento.
Questa chiave, si può trovare nell’esempio
delle donne, che hanno sempre dimostrato di avere uno sguardo diverso. Così ha
scritto Suor Giacomina Stuani,
economa del Monastero Santa Rita da Cascia, nell’editoriale dell’ultimo numero
della Rivista “Dalle Api alle Rose”,
di cui è direttore editoriale.
Grido
di gioia, amore e vita
“Nella prima Pasqua – osserva Suor Giacomina – lo stesso
Gesù affidò alle donne un compito essenziale: l’annuncio della Risurrezione, la
vittoria sulla morte compiuta per noi. Quella mattina al sepolcro c’erano la
Madonna, Maria di Màgdala e Maria di Cleofa. A loro, la Provvidenza consegnò in
anteprima il messaggio sul quale si fonda la nostra intera fede e quel grido di
gioia, amore e vita arrivò al mondo intero”.
Fede
e coraggio sono le nostre guide
La voce di quelle tre
donne fu così potente che anche oggi raggiunge tutti, perfino i cuori più duri.
“Senza – prosegue Suor Giacomina – non ci sarebbe la Pasqua e neppure la Chiesa, figlia e madre di
quell’annuncio, reso possibile dal coraggio e dalla fede delle donne, che hanno creduto e seguito sempre Gesù,
dalla nascita alla croce, fino alla Vita nuova!”.
La via giusta: donne e uomini insieme
Qual è il sentiero da
percorrere, ce lo dice lo stesso Dio. “Come ha fatto Lui – sottolinea l’agostiniana
– entriamo nella Pasqua attraverso le donne, che ne sono ancora la chiave. In
tempi in cui le figure femminili erano sottomesse al potere degli uomini, scegliendo le donne Dio ci sorprende.
La Sua decisione non è in senso gerarchico, anzi così ci indica la via giusta,
quella della collaborazione tra maschile
e femminile perché la presenza di ognuno sia davvero feconda”.
Uno sguardo nuovo
“Oggi, le donne, che sono state protagoniste
della Risurrezione, non solo sono ai margini ma spesso sono costrette a
fermarsi alla ‘Passione’, ad essere vittime
degli uomini. Eppure, le loro voci parlano ancora di gioia, amore e vita,
perché sanno affrontare l’oscurità
anticipando l’alba e vedere la bellezza di un nuovo giorno.
Impariamo da Dio la
strada del rispetto e della parità. E, dalle donne prendiamo la capacità di guardare avanti ed essere aperte
all’incredibile. Perché Cristo vive, gridiamolo ancora e sempre, donne e
uomini insieme!”.
La nostra Santa Rita è stata mamma di Giangiacomo e Paolo Maria, ecco perché il terzo dei suoi 15 giovedì è dedicato al dono dei figli.
Ogni nuova vita è preziosa sia per chi nasce sia per chi la accoglie. La maternità, infatti, porta responsabilità e occasioni di crescita, che anche Rita ha sperimentato, imparando a essere mamma giorno dopo giorno insieme ai suoi figli. Per loro, non è stata solo una guida capace di indirizzarli nei comportamenti quotidiani. Rita ha fatto di più, perché è stata per i suoi figli anche esempio di vita cristiana, trasmettendo loro l’amore del Signore e la fede in Gesù. Persino nel momento dell’uccisione del padre, lei gli ha insegnato la strada del perdono e della pace, mentre gli altri parlavano di vendetta e odio.
Questo è il vero dono, la vera vita, quella della Grazia di Dio. Anche oggi, come è stato per Santa Rita, ogni mamma può dare ai suoi figli la vita eterna nell’amore del Signore, che così sarà sempre al loro fianco, nella gioia e nelle difficoltà.
Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia
Nel percorso dei 15 Giovedì di Santa Rita, la scorsa settimana abbiamo lasciato Rita sposa e domani, nel nostro terzo appuntamento, la ritroveremo mamma. Perciò è proprio alle mamme e ai genitori in generale che si rivolgono le riflessioni di Padre Luciano De Michieli, Rettore della Basilica di Santa Rita da Cascia. La maternità è una missione non facile, eppure tanto preziosa. Essere madre, inoltre, ha una dimensione fisica ma anche una spirituale che è essenziale, perché senza si riduce la natura di questo dono eccezionale di sé e della vita stessa.
Rita mamma
Il
Signore benedice l’amore di Rita e di suo marito Paolo con la grazia di due
bambini, Giangiacomo e Paolo Maria, che la tradizione ci racconta essere stati gemelli
o venuti al mondo a breve distanza l’uno dall’altro. Con la loro nascita, probabilmente,
la famiglia si trasferisce al “Mulinaccio”, dove hanno una casa più grande e gestiscono
un’attività di macinazione del grano. È qui che possiamo immaginare con quanta
passione e impegno Rita educasse i suoi figli alla fede, alla preghiera e all’esercizio
delle virtù.
Una scelta d’amore
“Rita – ci dice Padre Luciano – ha vissuto una delle esperienze e dei misteri più grandi della vita: rimanere incinta, attendere e partorire dei figli. Come oggi anche allora avere dei figli era una scelta d’amore, di apertura alla vita più grande di te. Una scuola di totale dedizione e una gioia immensa insieme a tante nuove preoccupazioni. Un conto, infatti, è avere un figlio, un’altra storia è crescerlo”.
La maternità è scuola di vita
“Dai figli si impara tanto, perché ti
spremono come un limone, e ti cavano fuori il meglio e anche il peggio di te…
ma tutto ciò che si vive con loro e per
loro è prezioso, non si butta niente, tutto aiuta a crescere”.
Continua
così la riflessione del Rettore che, guardando all’esempio della nostra amata
santa, dice ancora: “Rita come mamma si è dovuta mettere in gioco e ha conosciuto sé stessa in profondità.
Ha certo comunicato loro la sua grande fede, ma come tutti avrà trasmesso anche
le sue paure, insieme alla sua dolcezza e alla sua sensibilità. Ha imparato anche a non essere
indispensabile e così, ha saputo non
trascurare sé stessa, dedicando al Signore il tempo che il suo cuore chiedeva.
Lo ‘scoglio della preghiera’ è uno straordinario simbolo di questa parte di
Rita mamma e moglie”.
“I figli – conclude Padre Luciano – le hanno insegnato certo a donarsi senza
riserve, ma anche a fare i conti con le proprie imperfezioni. Questa scuola
di vita l’ha preparata ad affrontare
ogni giorno con i suoi inevitabili imprevisti, abbracciandolo come una crescita
continua”.
I 300 mila lettori della rivista “Senza età”, storica testata
specializzata nel settore sociosanitario e distribuita in tutta Italia, ora
conosceranno La Casa di Santa Rita,
il progetto voluto dalle monache per accogliere
gratuitamente le famiglie dei malati ricoverati nel centro di riabilitazione
dell’Ospedale di Cascia, per la cui realizzazione la Fondazione Santa Rita da Cascia onlus ha avviato una raccolta fondi.
Nel numero di gennaio-febbraio 2022
della rivista, è stato pubblicato un bell’articolo scritto da Nicoletta Di
Benedetto che presenta La Casa di Santa Rita attraverso un’intervista a Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero
Santa Rita da Cascia.
La Priora ha raccontato quanto è
forte il desiderio di rispondere al bisogno
dei malati che hanno il diritto di avere vicino i loro familiari per tutto
il periodo di cure, che durano anche tre mesi, anche se non possono pagare una
casa in affitto o una sistemazione in albergo.
Allo stesso tempo, l’agostiniana ha parlato di come sia importante l’aiuto di tutti per avviare i lavori di ristrutturazione e rendere presto realtà La Casa di Santa Rita, confidando con positività in coloro che hanno a cuore il bene degli altri.
LEGGI L’ARTICOLO SU “SENZA ETÀ”
Il video della Priora
Buongiorno!
Il secondo dei 15 giovedì di Santa Rita, ci parla di Rita sposa.
Mi
piace pensare che Santa Rita non abbia avuto rimpianti quando ha compreso che
la volontà di Dio fosse quella di sposare Paolo. La immagino impegnarsi con
tutta sé stessa, perché il suo matrimonio fosse unico e meraviglioso. Paolo,
non era violento, ma aveva il cuore indurito dall’odio ed era incapace di amare
perché prima non conosceva l’amore. Rita, invece, lo aveva sempre respirato, e
ha amato Paolo come Dio amava lei, convinta che la loro unione fosse rafforzata
dal Signore, Garante del loro matrimonio. Rita sposa, infatti, a tutti gli
innamorati dice che sull’amore non c’è insegnante migliore di Dio, che ci ama
in modo gratuito, vero, fedele e gentile.
Amatevi
come Dio ci ama e non troverete solo la vera felicità, ma anche un amico pronto
a sorreggervi a ogni difficoltà. Perché amarsi non vuol dire che vi andrà
sempre tutto bene, ma che anche quando ci sono dubbi, anche quando non è facile
capirsi e capire l’altra persona, anche quando si soffre, saprete insieme
ritrovare la strada.
Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia
La seconda tappa del cammino dei 15 Giovedì di Santa Rita, ci porta ad incontrare Rita sposa. Partendo dall’esperienza del matrimonio della nostra santa, infatti, Padre Luciano De Michieli, Rettore della Basilica di Santa Rita da Cascia, accompagna tutti gli sposi e le coppie, in particolare, a ritrovare nei passi di Rita degli elementi che possono aiutarli e sostenerli nella loro scelta d’amore.
Rita e Paolo
Cresciuta sull’esempio dei suoi genitori, anche per Rita arriva il momento di costruire una famiglia. Di lei si innamora Paolo di Ferdinando di Mancino, non un giovane violento, come a volte viene descritto, ma un uomo del suo tempo, nel quale il risentimento e l’odio erano la normalità. Rita ricambia il suo amore ed è proprio con l’amore che aiuta Paolo a vivere in modo più cristiano. Nel matrimonio, infatti, Rita comprende il senso più vero, reciproco e profondo dell’immenso amore che Dio ha per tutti noi e su questo fonda la sua unione con Paolo.
Il coraggio dell’amore e il sì che si rinnova
“È un grande mistero il dono del matrimonio, come è un grande mistero l’amore tra un uomo e una donna”. Così riflette il Rettore, che continua rivolgendosi direttamente agli sposi: “Quanto coraggio, quanta spregiudicatezza hai avuto nello sposarti, nel mettere nelle mani di tuo marito, di tua moglie tutta la tua vita. Quanto coraggio nel desiderare e credere che sia per sempre. Ma è così che hai cominciato a scoprire che solo un legame profondo e totale apre orizzonti di libertà che non avevi mai esplorato. Hai cominciato ad amare gratuitamente lui, lei ed anche gli altri, di più. É una decisione che devi rinnovare ogni giorno”.
Insieme anche nelle difficoltà
“In ogni coppia – continua Padre Luciano – è essenziale amare l’altra persona per ciò che è, non per ciò che sarà. E con tenacia impegnarsi ad avere sogni condivisi e a guardare nella stessa direzione. Poi sì, ci possono essere screzi, incomprensioni, delusioni, ma non può mancare anche il perdono, che dev’essere quotidiano e sincero. E, ancora, il coraggio di pregare insieme e parlare ogni giorno anche a Dio di lui, di lei. Insieme ridere, insieme piangere, insieme scegliere, insieme credere, insieme saper stare in silenzio. Fare ogni giorno spazio dentro, a volte dolce, a volte amaro… è così che si cambia insieme, ci si contagia nel bene, si smaschera e si combatte il male, si è complici nel costruire insieme vie di pace”.
La via giusta per cercare il Signore è la sollecitudine del mattino, perché la tiepidezza mai l’ha trovato… Cercare Cristo al mattino significa preferire lui a tutti i pensieri e i ragionamenti. Sempre verrà trovato, se niente viene cercato prima di lui o all’infuori di lui
Beato Simone Fidati, De Gestis Domini Salvatoris, lib.VI, cap. VII
Domani, 16 febbraio, è la festa del Beato Simone Fidati da Cascia, sacerdote agostiniano, predicatore e importante guida spirituale. Alla sua memoria è legata la storia del “Miracolo Eucaristico” che si venera a Cascia.
La
vita del Beato Simone
Nato a Cascia nel 1285, dalla nobile famiglia Fidati, sin da giovane decide di entrare nell’Ordine di Sant’Agostino. Ordinato sacerdote, si dedicò alla predicazione del Vangelo, per tutto il centro Italia. In particolare a Firenze, dove fondò anche due monasteri.
Fu un grande teologo e scrittore. La sua opera principale è il “De gestis Domini Salvatoris”, monumentale commento al Vangelo in 15 libri.
Le spoglie del Beato Simone nella Basilica Inferiore di Santa Rita
Morì di peste a Roma, il 2 febbraio 1348. Le sue spoglie sono conservate a Cascia. Dal 1954, si trovano in un sarcofago di pietra nella Basilica Inferiore di Santa Rita. Qui, si venera anche il “Miracolo Eucaristico”, uno dei più grandi eventi della sua vita sacerdotale.
La storia del Miracolo Eucaristico
Il miracolo eucaristico di Cascia è avvenuto nel 1330, a Siena. In quell’anno, un sacerdote, chiamato ad assistere un contadino moribondo, mise l’ostia consacrata nella pergamena del suo breviario. Dopo aver confessato il malato, aprì il libro e vide che l’ostia emanava sangue e si era attaccata alla carta. Il sacerdote disse che sarebbe tornato più tardi e andò a parlare con Fra Simone da Cascia, che stava predicando in città.
Il miracolo eucaristico di Cascia
Fra Simone, con il consenso del sacerdote, portò con sé le due pagine insanguinate con l’ostia liquefatta. Dal miracolo, il beato trasse nuova ispirazione per annunciare la presenza viva, reale e sostanziale di Gesù nell’Eucaristia. Tornato in Umbria, lasciò nel Convento di Perugia il frammento di pergamena con impressa la macchia di sangue e portò nel suo Convento di Cascia l’altra pergamena, quella con l’ostia liquefatta in sangue. Da allora iniziò la venerazione verso il miracolo.
Ancora oggi tutti i devoti della Santa degli impossibili possono vederlo e venerarlo, per credere che nelle ostie consacrate c’è veramente Gesù Risorto.
Domani alle 17:00 partecipa alla Santa Messa solenne nella Basilica Inferiore
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