Altri 4 profughi dall’Ucraina accolti nella città di Santa Rita
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Nel dolore possiamo perderci ma anche ritrovarci
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La preghiera per la Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid-19
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Continuare a vivere dopo la morte di un figlio
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Ad Aprile l’Incontro della Pia Unione Primaria Santa Rita a Cascia
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Accoglienza e supplica per la pace
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Perdonare non è subire ma lottare per il bene
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Rispondere all’odio col perdono vuol dire essere più forti
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8 marzo: “Celebriamo il coraggio delle donne che anticipano l’alba”
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È una Rita sola, quella che troviamo nel settimo dei 15 Giovedì. Dopo l’assassinio del marito e la morte dei figli, non ha nessuno, ma si avvicina di più a Cristo. In Lui, trova una nuova vita, sempre dedicata all’amore. Padre Luciano De Michieli, Rettore della Basilica di Santa Rita da Cascia, ci racconta la strada percorsa da Rita, che le persone vedove possono imitare.
Ritrovare un senso e ricostruirsi con l’amore
“Nella vedovanza – riflette il Rettore – l’anima corre il rischio di chiudersi in un lutto senza prospettive e così inaridire, perdendosi nel dolore. Si pensa di non avere più uno scopo, ci si fanno tante domande a cui non si sa dare una risposta e non ci si sente più in grado di andare avanti. Ma, questo può essere il punto di partenza per un percorso che arricchisca e aiuti a ricostruire la vita, con la preghiera. Rita, infatti, è stata una vedova, coraggiosa e benedetta, perché si è messa ancora in gioco, amando il Signore e il prossimo.
Carità e consolazione, per testimoniare la Risurrezione
“La chiamata alla vedovanza – continua – consiste soprattutto nel servizio della carità e nel dono della consolazione! Una carità attiva e discreta, operosa e preziosa che permette a chi vive questo momento della vita di donare tutta la ricchezza e la voglia di amare ed essere utile che ha“.
“D’altra parte, il dolore e la mancanza che hanno segnato la propria vicenda, rendono più attenti e capaci di accostarsi a chi soffre, di non temere il dolore e testimoniare un’attesa che profuma di eterno. In questo modo chi vive la vedovanza attende con ancor più vigore la luce e la speranza della Risurrezione e la testimonia con il suo coraggio, la sua perseveranza e la sua vitalità”.
Nella riconciliazione Rita ha trovato una nuova vita
Nel Signore, Santa Rita ha trovato un’alternativa alla disperazione, all’odio per la vita e alla solitudine, anche se non è stato facile. “Prima di poter entrare in monastero – ricorda Padre Luciano – Rita nella sua umiltà si è impegnata nel ricucire la veste lacerata dagli odi di Cascia. Il suo cuore aveva già perdonato, ma come cambiare chi odia? Ancora una volta si è fidata di Dio: digiuni, preghiere, la fiducia nell’uomo. Su questo fondamento avvengono i miracoli, la conversione dei cuori che solo Dio può donare”.
La scorsa settimana abbiamo condiviso con voi la notizia dell’arrivo a Cascia di 10 profughi dall’Ucraina, per lo più donne con bambini. La nostra famiglia agostiniana, insieme al Comune di Cascia e alla comunità locale, ha voluto fortemente accogliergli, dopo l’appello della Caritas della Diocesi di Spoleto-Norcia.
Oggi ci fa molto piacere dirvi che da pochi giorni sono giunte altre 4 persone, tra cui mamme con bimbi piccoli.
A tutti loro, le monache hanno aperto le porte della loro casa, per offrire a queste vittime innocenti della follia della guerra un posto sicuro. In una struttura che si trova vicino al monastero, stanno ritrovando pian piano la serenità e la gioia.
“Noi monache – ha detto Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia – sentiamo forte il desiderio di sostenerli perché possano ritrovare al più presto la felicità nelle loro vite, che nessun conflitto ha il diritto di mettere a rischio. Chiediamo, a chiunque vuole unirsi a noi, di accompagnare la rinascita di queste persone con la forza della preghiera, quella che arriva dritta al cuore ed è capace di donare speranza anche nella più profonda oscurità. Insieme, affidiamo al Signore e alla nostra Santa Rita il loro e nostro domani, perché sia luminoso e ricco d’amore e pace”.
Anche il Sindaco di Cascia, Mario De Carolis, e tutta l’amministrazione hanno dato il benvenuto ai nuovi ucraini ospiti in città. “Il nostro – ha detto il primo cittadino – è un lavoro di squadra con le Comunità Agostiniane e le associazioni di volontariato“. Infatti, la città di Santa Rita si è unita e non ha fatto mancare la sua vicinanza. “Tanta solidarietà – ha aggiunto – da parte di tutta la popolazione nell’accogliere e aiutare in ogni modo i rifugiati che con dolore e sofferenza hanno dovuto lasciare tutto”.
Il
6° giovedì di Santa Rita ci racconta quant’è stata dura la prova di Rita,
quando dopo il marito, ha visto morire anche i figli. Sarà stata vicina a quel
vuoto che si prende tutto, anche ogni speranza, e ci fa credere che niente
potrà mai farci tornare a vivere. Eppure, Rita ci dimostra che nel dolore
possiamo anche ritrovarci e ricominciare.
Il Papa ha detto che il buio della morte va affrontato lavorando
più intensamente con l’amore. La domanda è, come si fa? Rita ci dice, avendo
fede e fiducia in Dio, che non vuol dire essere ciechi al dolore, ma
affrontarlo condividendo il coraggio del Signore. Perché, avere il Suo coraggio
significa avere la forza del cuore e dell’amore nel vivere le sofferenze e non
abbattersi mai. Non a caso, il coraggio è la caratteristica dei santi, come la
nostra Rita che ogni giorno si è allenata nel fare la volontà di Dio e in Lui ha
trovato lo sguardo della fede su ogni vicenda che le è accaduta.
Come lei, ogni genitore che si trova oggi immerso nello stesso dramma, può testimoniare che la morte non deve avere l’ultima parola: questo è un vero atto di fede e d’amore.
Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia
“Onoriamo le tante vite spezzate, ricordando quanto di bello ci hanno lasciato e quanto grazie a loro noi possiamo ancora dare”
“Onorando ognuna delle tante vite spezzate dal Covid in questi due anni, non ricordiamo ciò che è finito, a volte brutalmente e improvvisamente, e neppure l’atroce dolore che abbiamo provato. Bensì celebriamo quanto è stato vissuto e donato a noi da coloro che abbiamo amato o anche solo incontrato, e guardiamo con gioia e speranza alla vita eterna delle vittime, per le quali noi monache preghiamo incessantemente.
In particolare, chiediamo a Santa Rita di non smettere di illuminare i loro passi, perché possano raggiungere o dimorare sempre nel cuore di Dio. Inoltre, pensando a chiunque piange la loro perdita, supplichiamo Rita perché colmi il vuoto della sofferenza con la presenza del Signore, il solo che rende la morte strada per la vita nuova. Accanto a Lui, anche chi ha perduto tutto, scoprirà che non è solo e può dare ancora molto”.
Questo è il messaggio di Suor Maria Rosa Bernardinis,Madre
Priora del Monastero Santa Ritada
Cascia, per la 2° Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid-19,
nella quale la comunità delle agostiniane desidera unirsi all’Italia nel
ricordo dei defunti e nella vicinanza alle loro famiglie.
“La morte di una persona – conclude la claustrale – è anche il momento in cui pensare a qualcosa che va oltre la nostra vita umana. Perciò, soprattutto in questa giornata commemorativa, invitiamo chiunque lo desideri a recitare spiritualmente con noi monache questa preghiera.
La preghiera in memoria delle vittime del Covid-19
O’ Dio, Padre buono, in Gesù, tuo amato Figlio, ci hai donato la vita vera per mezzo del suo sangue sulla croce, ti preghiamo: dona il riposo eterno e la pace senza tramonto alle vittime che la pandemia ha tolto repentinamente all’affetto dei loro cari.
Ti chiediamo di donare conforto e speranza cristiana ai famigliari che non hanno potuto assisterli e che soffrono ancora per questo distacco con il balsamo del tuo Santo Spirito. L’amore che li ha legati in vita, sostenga entrambi fino al giorno in cui insieme, si canterà l’Alleluia pasquale. La nostra dolcissima sorella Santa Rita, che di morti repentine dei suoi cari ha fatto esperienza, avvalori e sostenga questa nostra preghiera. Te lo chiediamo per Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore. Amen.
Nel sesto Giovedì di Santa Rita, vediamo la nostra santa nella più atroce delle sofferenze, la perdita dei figli. Padre Luciano De Michieli, Rettore della Basilica di Santa Rita da Cascia, definisce questo dolore disumano, ma riflette su come Rita ha saputo superarlo, tanto che oggi guida e consola i genitori che lo affrontano.
La morte dei figli può togliere la voglia
di vivere
“I figli di Rita – osserva il Rettore – sono morti giovani per malattia, probabilmente la peste. Un genitore non dovrebbe mai veder morire un figlio! È una delle cose più disumane e terribili della vita. La morte è sempre un dolore immenso, ma quella di un figlio rischia di stroncarti il cuore e toglierti tutta la voglia di vivere. Se, poi, aggiungiamo l’essere rimasta vedova in modo così crudele e la solitudine generata dall’aver abbracciato il perdono non voluto dai parenti del marito, comprendiamo l’abisso di dolore nel quale Rita rischiava di scivolare”.
Rita è luce di speranza: il segreto della sua forza
“Purtroppo – continua Padre Luciano – molti genitori vengono a Cascia segnati dalla perdita di un figlio. Tutti cercano una via d’uscita dalla disperazione, un senso, una ragione per continuare a vivere. In tutto questo, Rita è una luce di speranza, fonte di continua ispirazione, mediatrice di pace e conforto.
“Rita ha creduto all’Amore, si è fidata di Dio contemplando l’Amore crocifisso. Ha messo tutte le sue energie per reagire al dolore, costruendo vie e ponti di bene, ha deciso in cuor suo di giocare tutta se stessa sulla fiducia in Dio, l’unico nel quale avrebbero potuto ritrovare vita il marito e i figli. Sì vita, ma questa volta eterna.
Vincere la morte conquistando la vita eterna
“Rita aveva ancora una missione materna da compiere: come li aveva generati alla vita, come aveva lottato per strapparli dall’odio e farli rinascere al perdono, ora doveva generarli a Dio vivendo lei una vita santa, tutta dedita al Signore. Sono convinto – conclude Padre Luciano – che questo amore totale per Dio era per Rita il solo modo di vincere la morte e di non perdere i suoi figli. Amandoli in Colui che è il solo che può conservare per l’eternità ciò che abbiamo amato li avrebbe infatti ritrovati”.
“Un cuor solo ed un’anima sola, protesi verso Dio”. Questa frase di Sant’Agostino, che riassume il cuore della spiritualità ritiana e agostiniana, dà il titolo al prossimo incontro generale della Pia Unione Primaria Santa Rita, che si terrà a Cascia dal 1° al 3 aprile.
Parteciperanno gli iscritti, ma anche chi vuole sapere di più sulla famiglia della Pia Unione Primaria Santa Rita, un’associazione nata presso il Monastero di Cascia, ma diffusa in tutta Italia e anche oltre, impegnata nel promuovere la devozione e seguire concretamente l’esempio di Rita.
L’appuntamento di quest’anno, sarà il primo ad essere organizzato da una delle regioni d’Italia in cui la PUP è presente. Così, è stato deciso nel 2021, con l’intento di vedere alternarsi nell’impegno organizzativo ogni regione e rendere sempre più vivo il fermento. L’incontro 2022 è affidato alla Sicilia, sotto la guida dell’assistente spirituale Don Bernardo Briganti.
Saranno delle giornate ricche per camminare insieme, prendendo spunto dalla Regola di Sant’Agostino per riflettere e crescere.
“Sono arrivati ieri a Cascia 10 profughi dall’Ucraina, per
lo più donne e bambini, che la nostra comunità ha voluto fortemente accogliere,
rispondendo all’appello della Caritas della Diocesi di Spoleto-Norcia. Sono vittime
in fuga dall’orrore della guerra, che gli ha portato via tutto e hanno bisogno
di ritrovare serenità e speranza. Con questa consapevolezza abbiamo aperto le porte
del nostro monastero, decise a dar loro una casa sicura dalla quale ripartire.
Essere al loro fianco per la rinascita è un dono e una responsabilità: per
entrambi ringraziamo il Signore e chiediamo a lui di darci la forza per
lasciare nei loro cuori il seme dell’amore e della pace che Santa Rita ci
chiama a diffondere”.
Annuncia così Suor
Maria Rosa Bernardinis,Madre Priora
del Monastero Santa Ritada Cascia,
l’arrivo dei 10 profughi dall’Ucraina che saranno ospitati in una struttura
vicina al monastero di clausura delle agostiniane.
“L’accoglienza – conclude la Priora – è espressione di quella sensibilità che nasce dalla preghiera, che se è autentica non può non sfociare nella carità. Perciò noi monache uniremo le nostre voci a quella dell’Arcivescovo Renato Boccardo, che domani nella Basilica di Santa Rita a Cascia presiederà la Santa Messa delle 17:00, invocando una supplica alla nostra Rita per la pace in Ucraina”.
Riflettendo
sul 5° giovedì di Santa Rita e sull’assassinio di Paolo, torniamo al valore del
perdono.
Ci vuole tanto impegno per non giudicare, non condannare e anzi perdonare coloro che fanno del male a noi o a chi amiamo. Però, questa è la strada che Gesù c’ha insegnato e non vuol dire subire e arrendersi, ma lottare per il bene e conquistare qualcosa di più grande.
Cosa otteniamo seguendo questa strada invece che quella magari più facile della vendetta? Quello che ci aspetta è un amore senza misura che ci innalza, mentre l’odio ci consuma e ci uccide. Santa Rita lo aveva capito e ha messo in pratica l’insegnamento di Gesù. Pur soffrendo per la morte violenta di Paolo, ha perdonato l’assassino, chiedendo al Signore la forza di rispondere con il bene alla logica del male. Poi ha anche sperimentato il dramma, che tante mamme oggi lamentano, cioè la scelta dei figli di seguire invece la via dell’odio. Eppure, Rita non si è arresa. Ha continuato a pregare affinché la misericordia divina raggiungesse il loro cuore, lasciandoli nelle mani del Signore.
Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia
Il quinto dei 15 Giovedì di Santa Rita ci fa rivivere uno dei momenti più difficili della vita della santa. Padre Luciano De Michieli, Rettore della Basilica di Santa Rita da Cascia, riflette su cosa ha guidato Rita a perdonare l’assassino di suo marito. Oggi, il suo esempio può aiutare chi vive situazioni di odio o rabbia. “Una lotta che prima o poi – dice il Rettore – conosciamo tutti”.
Rita e l’assassinio di Paolo: l’amore salva dalla rabbia
Dopo 18 anni di matrimonio, Paolo viene aggredito e Rita, che vede tutto, si precipita per soccorrerlo, ma non c’è nulla da fare.
“L’assassinio di Paolo – riflette Padre Luciano – avvenuto quando i loro due figli erano nell’esuberanza dell’adolescenza, fu una vera tragedia per Rita. Quando ti ritrovi da un giorno all’altro immersa nella violenza, che tanto avevi cercato di mettere fuori dalla tua vita, il mondo ti cade addosso”. Sarà stata sconvolta, ma un timore ancora più grande l’affliggeva: “Il cuore ribolle, il dolore acceca… ma l’amore per i figli, la preoccupazione per la loro sorte, la paura che si perdano nell’odio, ti può salvare”.
Scegliere il perdono non vuol dire non reagire
Il Rettore continua immaginando lo stato d’animo di Rita, in quei giorni. “Quante lacrime, quanta fatica a trovare le parole giuste, le più convincenti per i figli, per tutti, quando invece il dolore urla nel cuore e non vuol sentire altre ragioni, come se scegliere il perdono sia non reagire, quasi disprezzare chi amavi e ti è stato strappato via. Ma Rita aveva già imparato con Paolo, che l’unica via percorribile per non lasciarsi schiacciare dal risentimento e dal desiderio di vendetta è il perdono e la riconciliazione. È l’unico modo per continuare a desiderare il bene di tutti, la salvezza di tutti come il suo maestro, il Signore Gesù, le aveva insegnato”.
Diffidiamo da chi
alimenta il desiderio di odio
Padre
Luciano evidenzia che perdonare non è una scelta facile e non lo è stata neppure
per Rita. “Quanto avrà dovuto lottare in cuor suo contro la tentazione opposta,
contro i tanti ‘falsi amici’ che in queste occasioni ti invitano solo a
ribellarti e alimentano in modo subdolo quel desiderio di male, accovacciato
sulla soglia della tua anima”.
Rita si è gettata
in Dio e ci invita a seguirla
“Forse
non ci hanno mai ucciso nessuno – conclude il Rettore – ma la lotta contro la
rabbia e l’odio che si annidano nel cuore, prima o poi la conosciamo tutti.
Rita ha saputo vincere questo male gettandosi in Dio, e oggi chiede anche a noi
di fidarci e di percorrere con lei la stessa strada”.
Per la Giornata internazionale della
donna la Priora invia un pensiero alle donne ucraine e a quelle che a maggio
riceveranno il ‘Riconoscimento Internazionale Santa Rita’ durante la festa
della santa
“Mentre ci prepariamo alla Pasqua, la guerra in Ucraina mette tristemente in luce quanto le donne, protagoniste della storia della Risurrezione, siano invece costrette oggi a fermarsi alla ‘Passione’. Eppure, le loro scelte sono di speranza, perché affrontano l’oscurità, soffrono, rischiano e si privano di ogni cosa per difendere la vita. In questa giornata simbolica, celebriamo il coraggio delle donne che anticipano l’alba, paladine della pace che vanno tutelate e dalle quali possiamo imparare tanto. Come le donne che nella prossima festa di Santa Rita premieremo perché sono strade da seguire per un futuro migliore, proprio come Colei che ispira i nostri passi e che preghiamo perché accompagni anche quelli di ogni donna, soprattutto in questi tempi”.
Con queste parole Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Ritada Cascia, invia un messaggio nella Giornata internazionale della donna, con un pensiero diretto alle donne ucraine e a tutte quelle che custodiscono la vita. Come le quattro donne che a maggio riceveranno il “Riconoscimento Internazionale Santa Rita”, dal 1988 conferito a donne, di ogni età, condizione, nazione e religione, che incarnano i valori ritiani.
Le Donne Di Rita 2022
“Donne di Rita”, così vengono chiamate le donne scelte per il prestigioso riconoscimento, perché come Rita da Cascia a guidare le loro vite, anche nel dolore, è sempre l’amore. Pur vivendo differenti contesti ed esperienze, il loro esempio è universale e dimostra che è possibile percorrere un cammino diverso. Quest’anno sono quattro le donne che, il 21 maggio alle 10 nella Sala della Pace del Santuario di Santa Rita a Cascia, saranno presentate da Luca Ginetto, caporedattore della TGR Umbria. Scopriamo un po’ le loro storie.
Chiara Castellani
Originaria di Parma, è una dottoressa missionaria. Riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita per aver donato tutta la sua vita ai piccoli e ai dimenticati del mondo. In Nicaragua e in Congo quotidianamente mette a disposizione dei poveri e dei malati la sua professionalità. Con fede e coraggio è impegnata nella formazione di nuovi operatori sanitari attenti allo sviluppo integrale della persona;
Concetta Zaccaria
Per tutti Tina, di Casalnuovo di Napoli, è una mamma della Terra dei Fuochi che ha perso la figlia Dalia per un linfoma di Hodgkin. Riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita per aver saputo trasformare il suo dolore in un’opportunità per aiutare gli altri. Con l’associazione Angeli Guerrieri, infatti, aiuta tutte le famiglie della Terra dei Fuochi che combattono contro il cancro e denuncia il dramma ambientale che vivono i cittadini della sua zona;
Maria Antonietta Rositani
Arriva da Reggio Calabria, dove nel 2018 è stata brutalmente aggredita dall’ex marito, salvandosi per un pelo. Riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita per aver saputo leggere in tutti i momenti dolorosi della sua vita la presenza di Cristo. Anche nel terribile tentato femminicidio ha stretto la mano del Signore che le ha indicato la via del perdono, senza però rinunciare alla giustizia. Con coraggio e determinazione affronta numerosi interventi chirurgici con la consapevolezza di non essere sola, ma sostenuta dalla fede e dall’esempio di Santa Rita che tanto ama;
Silvia Battini
Da Sesto San Giovanni (Milano), è una moglie e una mamma che dal 2009 affronta la sclerosi laterale amiotrofica come occasione di rinascita. Riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita per la stupenda testimonianza di amore e di fede che dona a chiunque la incontra e le scrive, insegnando che “anche se la carne è debole lo Spirito dà vita” e che “amare ed essere amati” è il senso della vita.
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