Con la spina Rita voleva l’Amore: il pensiero della Vicaria
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La spina non è qualcosa da cui fuggire
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Le Rose di Santa Rita tornano in tutta Italia e anche online
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Maggio Ritiano e Festa di Santa Rita 2022
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Gemellaggio di fede e pace con Cracovia, nel nome di Santa Rita
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Buona Pasqua, con gli auguri della Priora!
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Il giorno del grande Silenzio
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La Croce non è la fine
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La lavanda dei piedi ci ricorda l’uguaglianza e il servizio
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Il segreto per rialzarci e ricominciare sempre
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Nell’11° giovedì Rita chiede a Dio di partecipare alla Passione e una spina della corona di Gesù le si conficca in fronte per 15 anni. La vita non le aveva risparmiato dolori e finalmente avrebbe potuto avere pace. Allora, perché l’ha fatto? Perché lei voleva di più delle sofferenze, voleva l’amore che Gesù ha provato per noi quando ha affrontato la morte.
Il suo non era sacrificio o eroismo, ma sete di vita e amore, perché nessuna sofferenza se vissuta in Cristo resta vuota. Con quel dono, infatti, il Signore ha colmato Rita del suo amore perché potesse riversarlo su tutti, e lei lo fa tutt’ora.
E noi, che possiamo fare? Possiamo essere parte anche noi del mistero del dolore offerto, perché la Passione di Cristo vive ancora in noi quando soffriamo o siamo malati. Non disperiamoci e non ci ripieghiamo su noi stessi. Prendiamo, invece, per mano Cristo e scopriremo il valore della nostra sofferenza, l’amore vero che dona la vita liberamente fino in fondo per gli amici e i nemici, per i vicini e i lontani.
L’amore di Dio è follia per la nostra mentalità. Offrendo il nostro dolore, possiamo però comprenderlo.
Suor Natalina Todeschini, Madre Vicaria del Monastero Santa Rita da Cascia
“Con l’undicesimo giovedì entriamo in uno dei misteri più grandi della vita di Rita”. Inizia così la riflessione di Padre Luciano De Michieli, Rettore della Basilica di Santa Rita da Cascia, che ci porta a capire cosa ci comunica la stigmata che Rita ha chiesto a Gesù crocifisso, ottenendo di condividere il suo dolore per ben 15 anni, portando la spina sulla fronte.
Lo scandalo nella stigmata: il dolore è parte della vita
“Oggi – sottolinea il Rettore – la nostra società vuole rimuovere la sofferenza, ma così ogni dolore diventa sempre più insopportabile per chi è costretto a viverlo nella solitudine, nell’isolamento e nell’emarginazione. Con la sua stigmata, invece, Rita ci ricorda lo ‘scandalo’ della sofferenza e ci costringe a rivedere i nostri criteri, a considerare il dolore come parte della vita. Uno dei momenti più delicati e preziosi, il luogo privilegiato dove la superbia e l’autosufficienza umana vengono disarmate, per scoprirci amati e irrimediabilmente assetati d’amore, felicità ed eternità”.
Trasformare la
sofferenza in amore
“Per Cristo – continua Padre Luciano – i poveri e i sofferenti sono i prediletti del Signore. Lui stesso ci ha mostrato come la sofferenza a volte è l’unica strada. Una via nella quale dobbiamo però camminare, non fermarci alla penitenza o alla rassegnazione. Anche Santa Rita ci dice questo, perché la spina per lei è un ‘dono’ e un invito di Dio. È un invito ad amare come Cristo, una condivisione di sofferenza e amore, che solo le anime più belle possono vivere e comprendere. Così, le ferite di Cristo divengono feritoie di luce e grazie che illuminano ogni tempo e noi possiamo diventare sorgenti viventi di Grazia divina!
Anche
tu puoi trasformare le tue pene – ricorda, infine, il Rettore – condividendo
con Gesù la sua lotta contro il male e continuando ad amare nonostante la
sofferenza. Un malato che ama offre se
stesso, si preoccupa degli altri più che di sé, è un dono di Dio al mondo.
Il Signore ha nascosto la sua potente misericordia e forza di guarigione,
proprio nella sofferenza accettata e offerta per amore”.
Da Torino a Napoli, da Parma a Cagliari, da Verona a Roma, e ancora Firenze, Bari, Potenza e Palermo, sono solo alcune delle oltre 500 località, sparse in ogni regione d’Italia, dove sabato 30 aprile e domenica 1° maggio fioriranno “Le Rose di Santa Rita”: così si chiama l’evento nazionale organizzato dalla Fondazione Santa Rita da Cascia onlus per sostenere i progetti del monastero delle agostiniane di Cascia in favore del mondo dell’infanzia.
Chiunque vuole sostenere la causa, portandosi a casa o regalando una piantina di rose a fronte di una donazione minima di 13 euro, da oggi trova pubblicata sul sito rosedisantarita.org la mappa per cercare tutti i luoghi in cui saranno presenti i volontari dell’evento, oppure può ordinare subito online le piantine, per riceverle entro il mese di maggio.
Giunta alla 6° edizione, l’iniziativa vede protagoniste
le piantine di rose, simbolo universale della santa degli impossibili, che trasmettono
la sua speranza: ai volontari che allestiscono i banchetti o distribuiscono le
rose porta a porta; a chi dona ricevendo in cambio i preziosi valori della
santa; e ai numerosi minori che grazie ai fondi raccolti vedono possibile un domani
migliore.
IL SOSTEGNO AL MONDO DELL’INFANZIA
“Ogni piantina di rose è preziosa perché porta con sé l’amore della nostra santa – dice Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia e Presidente della Fondazione Santa Rita da Cascia onlus – e insieme rappresenta il seme del futuro di tutti noi, quello che è racchiuso nei bambini. Grazie all’evento, infatti, rispondiamo ai bisogni del mondo dell’infanzia, attraverso progetti concreti. Tra questi c’è l’Alveare di Santa Rita, che si trova accanto al nostro monastero, dove da oltre 80 anni accogliamo e accompagniamo nella crescita tante bambine e ragazze che arrivano da famiglie in difficoltà economica e sociale”. I loro sorrisi sono impressi nelle Rose di Santa Rita, che gli garantiscono la serenità, la felicità e l’amore a cui tutti i bambini hanno diritto.
I VOLONTARI SONO IL VOLTO DI SANTA RITA
Dietro alle piantine delle Rose di Santa Rita ci sono oltre 1500 volontari, che sono il cuore e il motore del successo dell’evento. Si tratta di donne, uomini e ragazzi di ogni età, che a nome della Fondazione Santa Rita da Cascia onlus, testimoniano e seminano concretamente l’amore e la carità di cui la santa è ambasciatrice da secoli. Sono il volto di Santa Rita oggi, vivendo in prima persona i suoi insegnamenti, e diffondendoli con l’esempio attivo del loro agire. Negli anni hanno dato vita ad una grande famiglia che, nell’edizione 2022 ha battuto ogni record di partecipazione. Tanti sono volontari dall’inizio, altri sono nuovi, molti hanno sentito la spinta a impegnarsi in prima persona dopo aver donato per le piantine e conosciuto l’iniziativa in un’edizione precedente. Tutti, allo stesso modo, sono pronti a dare il proprio contributo con gioia per aiutare chi è nel bisogno e fare la differenza nelle loro vite e anche in quelle di tutti noi.
Scopri il programma di tutti gli eventi di maggio nella Basilica di Santa Rita a Cascia, che culmineranno nella Festa della Santa degli Impossibili!
MAGGIO RITIANO
DOMENICA 1 MAGGIO, FESTA DELLA FAMIGLIA Ore 18.00 – BASILICA DI SANTA RITA Ricordo degli anniversari di matrimonio (1, 5, 10, 15, 20, 25, 30, 35, 40, 45, 50 e singoli anni successivi – Prenotarsi allo 0743.75091). Al termine di ogni Santa Messa della giornata, una parola su Santa Rita per i più piccoli e benedizione dei bambini
DAL 12 AL 20 MAGGIO, NOVENA DI SANTA RITA Animata dalle comunità cristiane della Diocesi Il programma di ogni giorno al quale possono unirsi anche altri pellegrini, prevede: Ore 16.00 – Visita del Monastero e racconto della storia e del messaggio di Santa Rita Ore 17.00 – Percorso guidato in Penitenzieria e possibilità di confessarsiOre 18.00 – Eucaristia animata dalle comunità ospiti e, al termine, passaggio accanto all’Urna di Santa Rita
DOMENICA 15 MAGGIO, PROCESSIONE DELLO STENDARDO Ore 21.00– PIAZZA DANTE Processione per le vie della città fino alla Basilica di Santa Rita e affidamento del Comune di Cascia e frazioni a Santa Rita con il tradizionale stendardo. Vogliamo ringraziare per la protezione ricevuta dalla santa nei secoli dalle molte calamità e invocare il dono della Pace e del Perdono nelle famiglie e abitanti del Comune
FESTA DI SANTA RITA 2022
VENERDÌ 20 MAGGIO Ore 21.00 – ROCCAPORENA Arrivo della Fiaccola della Pace e del Perdono accesa a Cracovia. Preghiera e salita allo Scoglio della preghiera con la Fiaccola
SABATO 21 MAGGIO Ore 10.00 – SALA DELLA PACE Testimonianza e presentazione delle donne che ricevono il “Riconoscimento Internazionale Santa Rita 2022”: Chiara Castellani, Maria Antonietta Rositani, Silvia Battini, Tina Zaccaria. Presenta Luca Ginetto, caporedattore TGR Umbria Ore 12.00 – ROSETO DI CASCIA Messa a dimora delle rose da parte del Sindaco e delle autorità civili e religiose e delle donne insignite con il “Riconoscimento Internazionale Santa Rita 2022” Ore 16.30 – BASILICA DI SANTA RITA Celebrazione Eucaristica degli Agostiniani, presieduta da Padre Alejandro Moral Antòn, Priore Generale dell’Ordine di Sant’Agostino Ore 17.30 – Consegna del “Riconoscimento Internazionale Santa Rita 2022” e messaggio della Priora del Monastero Santa Rita, Madre Maria Rosa Bernardinis Ore 18.00 – Solenne celebrazione del Transito di Santa Rita Ore 20.30 –PIAZZA GARIBALDI Raduno dei Gonfaloni dei Comuni della Valnerina, delle autorità civili, religiose e militari e della delegazione di Cracovia. Corteo verso il Santuario di Santa Rita Ore 21.30 – VIALE DEL SANTUARIO Accoglienza della delegazione di Cracovia e delle donne premiate. Scambio dei doni tra i comuni gemellati e accoglienza della Fiaccola della Pace e del Perdono Ore 22.00 – SAGRATO DELLA BASILICA Accensione del tripode e inizio ufficiale ai festeggiamenti ritiani 2022. Quindi, ingresso nella Basilica per una preghiera conclusiva di affidamento alla santa
DOMENICA 22
MAGGIO, FESTA DI SANTA RITA
Ore 6.00 – Suono festoso delle campane Le Sante Messe saranno celebrate in Basilica e/o Sala della Pace alle ore: 6.00, 7.00, 8.00, 9.00, 10.00, 12.00, 16.00, 18.00, 19.00 Ore 8.00 – SALA DELLA PACE Concelebrazione presieduta da Padre Alejandro Moral Antón, Priore Generale dell’Ordine di Sant’Agostino Ore 9.00 – Concelebrazione presieduta da Padre Giustino Casciano, Priore Provinciale degli Agostiniani d’Italia Ore 10.00 – VIALE DEL SANTUARIO Arrivo del Corteo storico dei personaggi della vita di Santa Rita e Processione proveniente da Roccaporena Ore 10.30 – Solenne Pontificalepresieduto dal Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede Ore 11.30 – Supplica a Santa Rita e Benedizione delle Rose Ore 19.00 – BASILICA DI SANTA RITA Celebrazione Eucaristica per i benefattori del Santuario, presieduta da Padre Luciano De Michieli, Rettore della Basilica di Santa Rita
Aspettando la Festa di Santa Rita, un’unione per diffondere il messaggio della santa, guardando anche all’Ucraina e all’Europa
“Accenderemo a
Cracovia la Fiaccola della Pace e del Perdono di Santa Rita, con il forte
augurio che la luce e il calore del suo fuoco, simbolo della vittoria sulle
tenebre che la nostra Rita è capace di portare in ogni cuore, raggiungano anche
la vicina Ucraina e siano faro di dialogo, speranza e pace per questa terra
martoriata dalla guerra e per tutta l’Europa che piange insieme al suo popolo.
Invitiamo tutti a unirsi spiritualmente a questa importante missione”.
Parla così Padre
Luciano De Michieli, Rettore della Basilica di Santa Rita da Cascia, pensando al Gemellaggio con
Cracovia, dove il 22 aprile avverrà l’accensione solenne della Fiaccola della
Pace e del Perdono, simbolo dei festeggiamenti in onore di Santa Rita e dei
suoi insegnamenti sempre vivi.
GEMELLAGGIO DI FEDE E PACE CON CRACOVIA
“Quest’anno – ha aggiunto Mario De Carolis,sindaco di Cascia – dopo un lungo periodo di difficoltà legate alla pandemia, il nostro viaggio prevede l’incontro con una popolazione che ha una grande devozione per la nostra santa. È un viaggio che racchiude in questo momento un profondo significato di pace. Un cammino di fede e di speranza che percorriamo insieme a Santa Rita”.
Ogni anno, infatti, in
occasione del 22 maggio, Cascia unisce la sua voce a quella di una città del
mondo in cui è presente la devozione, per divulgare insieme il messaggio di
pace e dialogo incarnato dalla santa degli impossibili. Per celebrare questo
legame, che quest’anno unirà Cascia con Cracovia, la delegazione formata dalla
famiglia agostiniana di Santa Rita tra cui Padre De Michieli,
dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco De Carolis e dal “Comitato
Cascia per Santa Rita”, partirà alla volta della Polonia mercoledì 20 aprile.
Il 20, 21 e 23, la delegazione visiterà la città, nota per il suo centro
medievale e il quartiere ebraico, il Museo di Auschwitz-Birkenau e la miniera
di sale di Wieliczka. Ma sarà la giornata del 22, a un mese esatto dal 22
maggio, a segnare la celebrazione del gemellaggio, prima con l’incontro con le
autorità cittadine polacche e poi con la Santa Messa, nella quale sarà accesa
la Fiaccola della Pace e del Perdono di Santa Rita, che sancirà l’unione. A
maggio, infine, un gruppo da Cracovia sarà a Cascia per la festa di Santa Rita.
In particolare, le due realtà gemellate si ritroveranno il 21 maggio sera sul
viale del Santuario ritiano per accogliere insieme il ritorno della Fiaccola
che accenderà il tripode sul sagrato della Basilica e darà il via ufficiale ai
festeggiamenti ritiani 2022.
È
Pasqua, rallegriamoci ed esultiamo! È il giorno che il Signore ha fatto per
noi, per ricordarci che anche quando tutto sembra finito arriva la sua rivoluzione:
Gesù è risorto, l’amore è più forte della morte! La risurrezione, infatti, è
una certezza che non vale solo per Cristo, ma soprattutto per noi che ce
l’abbiamo dentro e dobbiamo riconoscerla, accoglierla e viverla. Come? Facciamo
risorgere Gesù dentro di noi! Ecco il mio augurio: che possiate credere che anche
la nostra risurrezione è possibile, costruendo gesti, scelte e occasioni che sanno
di vita e amore e che sono più forti della morte. So bene che in questo tempo
travagliato, purtroppo tanti mali e troppe morti ci opprimono e rischiano di
renderci sterili. Ma non c’è male da cui Dio non sappia trarre un bene più
grande e possiamo essere i semi della sua opera meravigliosa.
Quella
domenica di Pasqua, la storia dell’umanità è cambiata. Oggi può accadere lo
stesso perché il Signore vuole risorgere e fare Pasqua con noi!
Ci chiede di vivere una vita nuova con Lui e di non dimenticare che ogni domenica, ogni giorno può essere Pasqua!
Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia
Dopo
aver vissuto il dolore della Passione, con il Sabato Santo arriva il giorno del
silenzio, nel quale non ci sono liturgie. Padre
Luciano De Michieli, Rettore della Basilica di Santa Rita a Cascia, ci
invita a meditare insieme sul valore di questa giornata.
Il senso dell’attesa
“Tutto
tace, tutto è spoglio, anche gli altari. Nelle chiese – dice Padre Luciano – non c’è la presenza di Gesù Eucarestia: i
tabernacoli sono vuoti, come le acquasantiere. Questo silenzio e questo vuoto, però non devono spaventarci, perché
sono un simbolo che ci ricorda che, per trasformare il dolore in dono di salvezza,
tutti abbiamo bisogno di percepire
l’assenza, spogliarci di noi stessi e delle nostre false sicurezze fondate
su ciò che passa. Questa, è l’attesa che ci
purifica dal superfluo. Ci sentiamo impotenti, ma così capiamo che il dono tanto
atteso non è mai scontato”.
Preparati all’immortalità:
dal silenzio alla grande gioia
“Il
Sabato Santo – sottolinea il Rettore – sostiamo presso il sepolcro del Signore,
meditando la sua Passione e la sua morte, e aspettiamo la Risurrezione, nella
preghiera e nel digiuno. Ma è nella notte, la veglia delle veglie, che tutto
rinasce. Non c’è celebrazione più
importante per il cristiano della Veglia Pasquale. Là nasce la vita alla
quale la Chiesa attinge ogni suo gesto, nessuno dovrebbe mai mancare.
Luce, parola,
acqua, Eucarestia sono le quattro colonne portanti. Ma il culmine è
l’Eucarestia: la mensa a cui sedersi con Dio Padre come figli e fratelli, il
pane che ci fa un unico corpo in Cristo, il
sacrificio che ci invita a morire a noi stessi per trovare vita nel sevizio
come dono totale di sé, il vero farmaco che ci guarisce per l’immortalità.
Dal grande silenzio all’urlo di gioia che squarcia le tenebre con il nuovo giorno: Cristo è risorto! Sì è veramente Risorto!”.
Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di Lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti Isaia 53,5
Nel Triduo Pasquale, il Venerdì Santo è la giornata del ricordo della Passione e morte di Gesù. Riviviamo quel momento ripercorrendo la via Crucis e adorando la Croce.
Suor Maria Rosa
Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, ci ricorda che questa
giornata, però, non deve fermarsi al dolore, bensì prepararci ad accogliere il
dono della vita vera. Già in antichità, infatti, i cristiani videro nella croce
del Signore e in Gesù crocifisso la vita stessa, il principio vitale della vita
dell’universo e dell’uomo.
Cosa ci dice la
Croce?
“Come diceva Paul Claudel: ‘Dio non è venuto a spiegare la sofferenza: è venuto a riempirla della sua presenza’. Il Vangelo – sottolinea la Priora – ci insegna che anche se il cristiano non conosce alcuna strada che aggiri il dolore, conosce però una strada per attraversarlo, insieme al Signore. Ecco il vero messaggio che ci dà la Croce, che non è simbolo di agonia ma di amore, quello infinito che Gesù ci ha dimostrato offrendo la sua vita per noi, per la nostra salvezza. Oggi, perciò, riviviamo la Passione condividendo soprattutto quest’abisso di amore, cercando di capire lo sguardo di Gesù in quella notte… allora non ci peserà nessun sacrificio, nessuna privazione e saremo davvero liberi nella Grazia”.
Non è la fine, ma
il fine
“Come
ha fatto anche la nostra Santa Rita – conclude Madre Maria Rosa – troviamo il
tempo per restare in contemplazione e adorazione davanti a Gesù Crocifisso. Però
non limitiamoci a compatirlo. La sua
morte non è la fine, ma un passaggio (questo è il significato
del termine Pasqua) che ci porta al fine per cui l’uomo è stato creato da Dio.
Davanti alla Croce, allora, chiediamo allo Spirito Santo di aiutarci a comprendere quanto siamo stati amati da Gesù e dal Padre celeste, per aver obbedito a una morte così infamante, per riscattarci dal peccato e dalla morte stessa e donarci così la libertà dei figli di Dio. E come Lui, impariamo ad amarci e ad amare il prossimo. Solo così potremo aspettare con fiducia l’arrivo della vita nuova, dono e mistero insieme!”.
Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Dal Vangelo di Giovanni
Oggi,
con il Giovedì Santo, si conclude la Quaresima e prende il via il Triduo che ci
porta alla Pasqua. Uno dei momenti più intensi di questa giornata è la lavanda
dei piedi nella Messa della Cena del Signore. Padre Luciano De Michieli, Rettore della Basilica di Santa Rita a
Cascia, ci porta alla scoperta di questa celebrazione liturgica molto
particolare.
Ripetiamo oggi quel gesto rivoluzionario
“Il Giovedì Santo – inizia il Rettore – fa memoria dell’Ultima Cena di Gesù, che anticipa già il significato salvifico della sua morte in croce. Lo fa con il dono dell’Eucarestia, Pane di vita eterna. Il sacrificio Eucaristico ci viene spiegato con un semplice ma potente gesto: Gesù, il Maestro e Signore Dio, lava i piedi ai discepoli. Inaccettabile per la mentalità del tempo, un atto rivoluzionario col quale Gesù offre l’esempio a tutti noi cristiani, chiamati oggi più che mai alla generosità, all’umiltà, all’accoglienza dell’altro, anche se considerato inferiore”.
Riscopriamo il potere che sta nel servizio
“Cristo
ci ricorda – continua Padre Luciano – che davanti a Dio siamo tutti uguali e
che Lui ‘non è venuto per farsi servire, ma per servire’ (Vangelo di Matteo
20,28). Questa
è la regalità di Dio e dell’uomo: il
servizio! Dio ci ha donato la libertà dal peccato perché possiamo essere liberi
di servire, donare la vita, amare senza limiti. Egli ci nutre di sé per farci uno in Lui e darci la misura del suo
amore, la stessa che veneriamo nella vita della nostra Santa Rita”.
Riconoscerci
fratelli, dono reciproco
“Al termine della celebrazione, l’Eucarestia viene posta su un altare addobbato, chiamato ‘altare della reposizione’, perché là Gesù eucarestia, vivente in eterno, viene riposto per l’adorazione intima e silenziosa di ognuno. Illuminati dalla luce di Cristo che non verrà mai meno e ci accompagna nelle tragedie umane, contempliamo l’Eucarestia-Comunione, per riconoscerci in Lui tutti fratelli, e per metterci al servizio soprattutto dei poveri e dei sofferenti accanto a noi. Così, le nostre scelte profumeranno d’eterno e vivremo già da risorti!”.
Il decimo giovedì, che nella Settimana Santa celebriamo domani, ci fa scoprire nel profondo l’animo di Rita. Donna di penitenza e preghiera, lei ha trovato il meglio sia nel dolce che nell’amaro della vita. Padre Luciano De Michieli, Rettore della Basilica di Santa Rita da Cascia, si chiede qual è stato il suo segreto, che anche oggi possiamo attuare.
Come non perdersi mai
d’animo?
Il Rettore risponde così: “Le ‘armi’, che sono state di Rita e possono essere anche nostre, ce le ha indicate questo tempo di Quaresima: sono penitenza, preghiera e carità. La penitenza e il digiuno sono la nostra saponetta contro ogni sporcizia dell’animo, quei chili persi che rendono agile il nostro fisico spirituale. La carità è il ricostituente, le vitamine, il respiro libero, il cuore tonico, la vista profonda e attenta. La preghiera è la cartina, la bussola, il traduttore in terra straniera, l’enciclopedia della vita vera, il telefono per parlare con l’Unico che sa dove, come e perché. Così, ogni giorno avremo il necessario per quel giorno. Il resto è promessa, speranza e fiducia”.
Alleniamo lo spirito
Per Santa Rita la preghiera è stata una grande palestra che le ha portato molti frutti. “Una vita senza preghiera – specifica infatti Padre Luciano – vuol dire stare senza quel dialogo incessante con Dio. Anche se pensiamo di conoscerlo già, non dobbiamo mai smettere di cercarlo, perché c’è sempre da scoprire nella sua infinita libertà. Perciò, una vita senza preghiera è una vita di silenzio e cieca, priva di sensi… e di senso. Non ci possiamo mai sedere e l’allenamento dello spirito è fondamentale almeno quanto quello del corpo”.
Trasformare le nostre croci in salvezza
“Mi chiederete, a che scopo fare tutto ciò? Per amare. L’unico motivo per cui vale la pena vivere. Le prove, che non mancheranno mai, non ci devono fermare anzi ci diranno come abbiamo lavorato. Sono il fuoco che vaglia la purezza dell’oro del nostro cuore. Rita ha imparato da Gesù che è sempre possibile rialzarsi e ricominciare finché ci è donata vita, perché Lui sulla croce ha vinto la morte, e così le tue croci possono diventare con Lui luogo di salvezza, inaspettate sorgenti d’amore”.