Pia Unione Primaria Santa Rita, incontro in Sicilia l’11 giugno
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Dal dolore può nascere nuova vita: la storia di Tina Zaccaria
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La festa siamo noi: il messaggio della Priora
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Vincere il male con il bene: il dono di Rita
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Tre aspetti per vivere il Vangelo e imitare Rita
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Santa Rita maestra di pace e santità: le parole del Cardinale Parolin al Pontificale del 22 maggio
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Celebriamo Rita, imitandola
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La diretta della Festa di Santa Rita: maratona di devozione e partecipazione
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I santi vanno imitati non solo onorati
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Il Riconoscimento Internazionale Santa Rita, che da oltre trent’anni in occasione della festa del 22 maggio premia le donne che vivono oggi i valori ritiani, è stato assegnato quest’anno a Silvia Battini, di Sesto San Giovanni (Milano), che dal 2009 vive con la sclerosi laterale amiotrofica, una patologia neurodegenerativa. Nella malattia, Silvia ha ritrovato la fede, che le dà il coraggio di affrontare tutto insieme a suo marito Nino e sua figlia Dorotea. Anche se riesce a parlare solo grazie a un pc, la sua vita è ricca e lei condivide i frutti maturati nel cuore con tanti.
La sua testimonianza ci aiuta a guardare alla sofferenza come occasione che arricchisce lo spirito.
Per Silvia, che non poteva essere presente a Cascia, ha ritirato il premio Rita Gentili, collaboratrice della nostra Rivista Dalle Api alle Rose, che l’ha conosciuta proprio raccontando la sua storia.
La Sclerosi Laterale Amiotrofica ti cancella
La SLA è una malattia rara per cui ancora non esiste cura, che progressivamente porta alla paralisi dei muscoli volontari, quelli che usiamo per muoverci, parlare, deglutire, e anche quelli respiratori. “È una malattia devastante, fisicamente e psicologicamente. Perché ti toglie indipendenza e dignità. Perché ti ruba il futuro, soprattutto se ti viene diagnosticata quando hai 39 anni, una bambina di 11 mesi e sogni e progetti con l’uomo della tua vita”. Questo è successo a Silvia, che per anni ha provato rabbia, sgomento e dolore, perché è un percorso esteriore e – soprattutto – interiore davvero difficile da accettare.
E’ un lusso: i sacrifici economici
“Dal punto di vista pratico ed economico –
sottolinea Silvia puntualizzando un aspetto del quale troppo poco si parla – abbiamo dovuto traslocare. Rifare il
bagno che avrei usato io per eliminare
qualunque barriera architettonica, avere una stanza in più per le persone
che mi aiutano. Il solo trasloco e i lavori di ristrutturazione sono costati
50.000 euro. Per due badanti in regola e una terza che copre il loro riposo nel
fine settimana, spendiamo 60.000 euro, mille in più mille in meno, ogni anno. Ci aiuta mia mamma con non pochi sacrifici…
A fronte di tutto questo, lo Stato mi riconosce 505 euro al mese; ha la decenza
di non tassarli. La malattia stessa è un lusso, questo è per me fonte di indignazione perenne”.
Una persona nuova
Davanti alla diagnosi, continua Silvia: “ho
pianto, urlato e pensato di buttarmi sotto a una macchina. Era il 2009. Per i
primi 10 anni ho vissuto relativamente bene, su una sedia a rotelle per lo più,
e con l’inconscio e irrazionale senso di colpa per la mia malattia, soprattutto
verso mia figlia e mio marito. Nel 2019 la difficile decisione di una
tracheotomia per poter ancora vivere, la perdita della voce, poi dell’olfatto e
le dimissioni dall’ospedale vincolate all’accettazione del letto ospedaliero,
col quale ho perso ogni tipo di intimità con mia figlia e con mio marito…isolamento
totale… ho pianto per mesi interi. Però, “per me è stata occasione di rinascita… la
malattia ti smonta completamente e ti
assembla in una persona nuova.La
persona che ero prima – e che oggi
non mi piace per niente né mi manca – era
interamente concentrata sul lavoro, con giornate che iniziavano alle otto
del mattino e potevano durare anche 15 o 16 ore, fine settimana spesso incluso.
Per il ruolo che avevo nelle aziende multinazionali all’apice della mia
carriera, le persone erano pedine: da spostare o scartare a seconda della loro
produttività, reddittività. Nessuna affettività, empatia. Niente”.
“La malattia mi ha insegnato l’Amore”
“La malattia mi ha dato e insegnato tantissimo.
Purtroppo, però, facendone pagare un prezzo decuplicato alle persone che più
amo. Mi ha dato una ‘seconda occasione’
con mia figlia: essere ‘mamma che ama’, invece di sterile genitrice. Mi ha regalato una seconda Mamma – mia
suocera – che si è presa cura della mia bambina come fosse la sua. Impossibile
non nominare mio marito Nino. La mia
roccia terrena. Quello che vive sempre e solo per noi, facendo della sua
vita un sacrificio continuo. Che non mi ha mai lasciato, anche quando la mia
rabbia gli urlava contro di andarsene. Nino è sempre stato un passo avanti,
nell’Amore. Me lo ha insegnato a parole ma soprattutto con i fatti. E ancora. Il lusso del Tempo. Per dedicarsi alla
famiglia, certo, ma anche per riallacciare i rapporti e costruirne di nuovi…
Sia chiaro: un tetraplegico allettato non ha così tanto tempo libero; quello
che gli altri fanno in un minuto, tu lo fai in almeno otto se non dieci, ma
tutto è comunque meglio di sprecarlo per il ‘dio lavoro, come ho fatto io fino
a quando la malattia non mi ha imposto di fermarmi. Come risultato del tutto,
la malattia mi ha insegnato che esistono
infinite forme di Amore. Prima ero una distesa di rocce, ora mi sento un
prato fiorito”.
Un nuovo incontro con Dio
“Fino a 17 anni ho frequentato
la parrocchia, ero catechista, ma quando il parroco esiliò una coppia di
adolescenti perché aspettavano un bambino, sono rimasta disgustata e scioccata.
Così ho mollato tutto, anche il buon
Dio, vivendo da convinta atea/agnostica fino ai miei 50 anni.
Poi, non ho iniziato né cercato questo percorso da sola. Un grande teologo
conosciuto grazie al mio padre spirituale ha spiegato, in un commento al
vangelo del giorno, che il buon Dio
manda Persone, Simboli, Segni per prepararci ad accoglierlo nel nostro cuore.
Ed effettivamente, pensando a ritroso, così è stato per me. Tante, tantissime
persone profondamente credenti si sono incrociate con la mia vita in modo
casuale, negli ultimi 25 anni e con frequenza sempre più ravvicinata, e mi
hanno colpito per la loro bellezza interiore, coerenza, amore e spirito di accoglienza.
Sono tutt’ora parte della mia vita, chi fisicamente chi nel cuore”.
“La cosa più importante, però, è stata un Segno. Avevo 48 anni e ho percepito l’assoluta certezza che sarei
guarita a 50 anni. Certo, io pensavo ovviamente a una guarigione del corpo,
non dello Spirito: molto, molto e ancora molto meglio! L’incontro con il buon Dio
è avvenuto per caso. Era il primo
pomeriggio del 5 settembre 2020 e stavo leggendo il giornale; ovviamente
online. Per pura curiosità, ho aperto un articolo che parlava di questo
adolescente che sarebbe stato beatificato il 10 del mese dopo: il Beato Carlo
Acutis. Più andavo avanti nella lettura e più sentivo un nodo in gola. Poi, un
pianto sfrenato, durato non meno di due ore. Probabilmente di più. Lo stesso
teologo sopracitato, mi ha spiegato che quello che mi era successo era stata esattamente opera dello Spirito:
aveva spalancato il mio cuore al buon Dio”.
“È cambiata tutta la mia vita”
“Dopo quel giorno, ho sentito il bisogno
irrefrenabile di avvicinarmi a Dio. Ho chiesto a mio marito di sposarci con
rito religioso. Ho iniziato il mio
Cammino, molto in salita partendoda zero. Leggendo il vangelo del
giorno e relativo commento, seguendo conferenze online, partecipando a vere e
proprie lezioni di teologia, sacra scrittura, spiritualità. Parallelamente, ho rintracciato una persona che avevo
ferito chiedendole e ottenendone il perdono, e ho ricevuto dal buon Dio la
forza e l’umiltà di riuscire a perdonare chi aveva ferito me”.
“Infine, cerco
di mettere in pratica gli insegnamenti della Parola che Gesù Cristo ci ha
donato, rivelando l’essenza di un nuovo Dio: la sua misericordia, il suo volerci
felici, il suo amore debordante per noi. Il suo essere Padre. Lo faccio parlandone, con chi ne ha
voglia, ma soprattutto con le azioni.
Siamo noi i discepoli. Noi la Chiesa”.
Affidarsi a Dio, come Santa Rita, è una scelta attiva, da rinnovare ogni
giorno
“So molto bene che atei e agnostici pensano:
‘Quanto è più facile credere in Dio! Non devi fare altro che rimanere inerme,
‘abbozzare’ e basta. Noi, invece, abbiamo solo noi stessi su cui contare, e
ogni giorno è una lotta!’’. Beh…affidarsi totalmente a Dio è una scelta attiva e non passiva, che va rinnovata ogni secondo della
nostra giornata, con la Coerenza richiesta. Quindi no: essere cristiani è
tutt’altro che facile! Anzi, è certamente più difficile”.
La famiglia della Pia Unione Primaria Santa Rita, grande associazione di devoti nata
a Cascia ma diffusa in tutta Italia e nel mondo, è pronta a ritrovarsi per l’incontro regionale che si terrà in Sicilia.
L’appuntamento è per sabato 11 giugno, presso il Santuario Madonna delle Lacrime di Siracusa,
dove saranno presenti tutti gli iscritti della Sicilia, insieme a buona parte di
quelli della Calabria.
Come ogni incontro
della Pia Unione, anche questo è aperto
a tutti, a
coloro che sono già iscritti ma anche a chi non è iscritto e a chiunque vuole
semplicemente conoscere questa meravigliosa famiglia di Santa Rita, che promuove il suo culto e rende attuali e
concreti i suoi insegnamenti.
Programma
L’incontro, dal titolo “Una Chiesa sinodale: Chiesa in cammino e in
ascolto”, inizierà alle 9 e si chiuderà nel tardo pomeriggio, con diversi
eventi.
ore 9.00 – Arrivo e registrazione dei gruppi presso la Segreteria
ore 9.30 – Saluti di: Don Aurelio Bosco, Rettore della Basilica della Madonna delle Lacrime Don Bernardo Briganti, Assistente ecclesiastico regionale della PUP Padre Ludovico Maria Centra, Assistente ecclesiastico generale della PUP
ore 10.00 – Celebrazione delle lodi mattutine, presiedute da Padre Luciano De Michieli, Rettore della
Basilica di Santa Rita di Cascia
ore 11.00 – Festosa accoglienza in Basilica del reliquario della Madonna
delle Lacrime, preghiera del Santo Rosario e dell’Angelus, guidata da Don Gaspare
Sutera, parroco della Parrocchia Maria SS. Immacolata di Lucca Sicula (AG)
ore 12.30 – Pausa pranzo
ore 15.00 – Adorazione Eucaristica, guidata da Don Pasqualino Di Dio,
missionario Pontificio della Misericordia
ore 15.45 – Testimonianza di Fratel Biagio Conte, fondatore della
Missione Speranza e Carità di Palermo. Consegna del “gesto di carità 2022” da parte di Alessandra Paoloni,
Segretaria generale della PUP
ore 16.00 – Solenne Concelebrazione Eucaristica, presieduta da Padre Ludovico Maria Centra e animata dal coro parrocchiale di Marianopoli (CL) Al termine, processione con la reliquia della Cintura di Santa Rita e gli stendardi lungo i viali della Basilica
Per informazioni è possibile rivolgersi all’Ufficio del Santuario Santa Rita allo 0743.75091 o a [email protected]
Concetta Zaccaria, per tutti Tina, di
Casalnuovo di Napoli, è una
delle quattro donne che il 21 maggio scorso hanno ricevuto il Riconoscimento Internazionale Santa Rita
2022, lo speciale premio che ogni anno per la festa viene conferito a delle
donne che vivono oggi secondo i valori che Santa Rita ha seminato e sono più
che mai utili a tutti noi.
L’esempio di Tina, è quello di una
mamma che ha saputo far nascere perfino dalla morte una vita nuova per
tante persone.
Una terra dove si muore vivendo
Tina arriva dalla Terra dei fuochi, un’area della Campania, di 57 comuni, dove vivono circa 2 milioni e mezzo di abitanti. Tutta la zona è interessata dall’interramento illegale di rifiuti tossici e speciali, dalla presenza di numerose discariche abusive e dall’innesco incontrollato di roghi di rifiuti che diffondono diossina e altri gas inquinanti.
Ciò ha portato a un incremento nella popolazione del numero di specifiche patologie come leucemie e tumori: si ammalano semplicemente vivendo. Anche Dalia, figlia di Tina, a soli 12 anni è morta per un linfoma di Hodgkin.
Lottare senza odio
Tina è una mamma coraggiosa che si impegna contro l’assurdità delle tante morti ingiuste. Ma non lo fa con odio, bensì con amore! “Dall’assenza di Dalia ho capito che nulla ha senso se non la vita stessa”. Oggi il suo impegno, attraverso l’Associazione Angeli Guerrieri, è aiutare le famiglie che stanno soffrendo ciò che lei ha già vissuto. Giorni sospesi tra speranza e dolore, ospedali e terapie, angoscia e rabbia per una situazione che i cittadini di quella terra subiscono loro malgrado.
“Essere mamma qui è difficile. Quando ho deciso di vivere a Casalnuovo per far crescere i miei figli lontano dal caos di Napoli non sapevo cosa si nascondesse qua, e questo mi fa rabbia. Fino al 2004 lo Stato negava e anche io negavo a me stessa, fino a quando la malattia non ha bussato alla mia porta. La frustrazione è che sono passati tanti anni e non è cambiato niente!”.
“Combatto per mia figlia”
Sono tanti quelli che cercano di tenere alta l’attenzione sul caso. “Il 15 novembre del 2012, Don Maurizio Patriciello organizzò una marcia, nella quale sfilavano le foto delle vittime dell’inquinamento. Dalia se n’era andata da dodici giorni e io non avevo la forza di alzarmi dal letto. Volli però che ci fosse anche la sua foto. Alla fine della marcia rimase in chiesa e fece il giro del mondo come simbolo di questa tragedia ambientale. Capii allora che non potevo essere l’inconsolabile mamma di Dalia, ma dovevo combattere per lei che nonostante i suoi 12 anni aveva dimostrato di essere una guerriera”, ha detto Tina. Così è nata l’Associazione Angeli Guerrieri che “mi dà modo di condividere il mio dolore con gli altri genitori. Stare con loro mi ha fatto cambiare prospettiva: se prima pregavo per avere il miracolo della guarigione, con loro adesso la domanda è ‘perché il Signore avrebbe dovuto miracolare proprio me?’, ha concluso.
Questo 22 maggio è stato davvero un dono di Dio, perché c’ha mostrato con la forza della gioia e della ritrovata unione di milioni di persone che la ricchezza di questo giorno siamo noi, che lo rendiamo vivo. Perciò la festa non finisce qui e oggi, ma cammina nel domani e ovunque attraverso ciascuno di noi: ci chiama ad agire per far fruttare ciò che abbiamo ricevuto dalle mani di Santa Rita e a costruire insieme una società fraterna, giusta e solidale.
Il 22 maggio è stato un dono di Dio che noi possiamo far rivivere ogni giorno. E’ questo il messaggio di Suor Maria Rosa Bernardinis, Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, sui festeggiamenti solenni in onore della santa degli impossibili. Giorni di vera Grazia, che sono tornati a illuminare Cascia e il mondo interno.
La claustrale si rivolge a tutti i devoti, una famiglia mondiale che dopo due anni si è ritrovata abbracciata ai piedi della sua Madre spirituale, anche grazie alla diretta streaming del monastero che ha raggiunto chiunque non potesse essere a Cascia.
Il 22 maggio si è chiuso con la Messa per i benefattori del Santuario. Padre Luciano De Michieli, Rettore della Basilica di Cascia, nell’omelia ci ha invitato a riflettere sul fatto che, con Dio, tutto nasce anche dal male.
Fare la volontà di Dio
La vita di Rita è stata non fare la propria volontà, ma seguire la volontà di Dio, con accoglienza. Un’accoglienza difficile perché a volte le cose che Dio le chiedeva di accettare erano dure. Però lei era sempre piena di fiducia, nella certezza di essere amata e che, quindi, anche se non capiva, sapeva che dietro c’era un disegno d’amore. La sua forza vitale era l’amore e questa forza le ha permesso di accogliere il vero Amore, quello dello Spirito di Dio, riversato nei nostri cuori.
Il testimone di Rita, lo ha raccolto la Beata Maria Teresa Fasce, della quale quest’anno ricordiamo i 25 anni di beatificazione. Questa giovane donna di Genova voleva consacrarsi a Dio, ma quando ha sentito il racconto della vita di Rita, appena canonizzata, ha avvertito nel cuore un dono dello Spirito, ovvero di dover venire a Cascia. E da qui ha dedicato la sua vita a far conoscere Rita al mondo. Una delle frasi di Madre Fasce è: “Sono felice perché posso dire di non aver mai fatto la mia volontà”. È una frase forte per una donna volitiva com’era lei, che ha dovuto combattere per venire a Cascia, perché i suoi genitori non la volevano mandare e le monache non la ritenevano adatta perché era una nobildonna in un paesino piccolo e sperduto. Ma, Dio aveva altri progetti e lei ha seguito il desiderio di Dio…
Quando Dio costruisce tutto nasce
Pensate che questa meraviglia di Basilica è nata durante la guerra, consacrata due anni dopo la seconda guerra mondiale, quando c’era solo povertà… eppure guardate cos’è nato, dalla generosità di tutti i benefattori che, come un rivolo, hanno donato qualcosina perché questo luogo diventasse onore a Dio e accoglienza, affinché tanti potessero incontrare Rita qui. E, incontrando lei, trovare la forza per affrontare la vita, perché questo è il dono di Rita: non è colei che toglie i dolori e le difficoltà, ma come Cristo ti insegna ad abbracciare la Croce, cioè ad amare la tua vita, credendo che anche le ferite sono luoghi di Grazia. Questa è la morte del male. Il male cerca di sconfiggerci, di staccarci da Dio, di farci detestare Dio, di chiuderci, di rompere le nostre relazioni e pensare che la nostra vita è finita. Cerca di convincerci in tutti i modi per strapparci dalla Vite, che è Dio, e se il tralcio non resta attaccato alla vite allora muore davvero. Invece, se ami stai attaccato, anche se il tuo ramo sanguina, e ne nasce un bene infinito.
Il male si vince amando, non con le guerre
Veniamo qui davanti a Rita perché ci sentiamo capiti, sentiamo che le sofferenze che lei ha vissuto prima di noi sono simili alle nostre. E capiamo che tutto, per Rita, è nato dentro un disegno di amore. Ecco, questa è la Grazia grande che celebriamo in questi giorni: credereall’amore, che il male si vince amando, non con le guerre. Ci riusciamo solo se diciamo: “Signore, mi fido di te, non voglio che l’odio prenda il mio cuore e lo chiuda dentro una gabbia”. Questo vuol dire vincere il male con il bene, non significa accettare tutto, chiudere gli occhi, farsi calpestare… significa avere un cuore che ama cercando la verità, la giustizia, ma volendo che tutti siano salvi, anche coloro che hanno fatto del male alla mia vita.
Tutti abbiamo le nostre spine e, qui, chiediamo a Rita di insegnarci, di farci la Grazia di guarire dall’odio. Quante lacrime abbiamo raccolto, lacrime di Grazia! Perciò, ringraziamo i benefattori,che fanno sì che questa sia la casa dove tutti possono incontrare l’amore di Dio.
Entrare nella sua vita piena della grazia e dell’amore di Dio, significa confrontarci con la radicalità del Vangelo
Lo scorso 21 maggio, vigilia della Festa di Santa Rita, Padre Alejandro Moral Antón, Priore Generale dell’Ordine di Sant’Agostino, ha presieduto la Celebrazione Eucaristica degli Agostiniani nella Basilica di Cascia. Condividiamo i passi più importanti della sua omelia, nella quale ci ha parlato di 3 aspetti fondamentali per seguire davvero il Vangelo, sull’esempio della santa degli impossibili.
Ascoltare la Parola di Dio
Dice il libro dei Proverbi: “Figlio mio, se tu accoglierai le mie parole…”. In verità le uniche parole che hanno senso e che aiutano agli esseri umani a vivere in giustizia e fraternità sono le Parole della Scrittura. Cari fratelli: “leggete la Parola di Dio!”, “Ascoltatela!”, “Amatela!”, “Fatela vostra!”. Perché se sai ascoltare la voce di Dio allora “comprenderai l’equità e la giustizia, la rettitudine e tutte le vie del bene, perché la sapienza entrerà nel tuo cuore e la scienza delizierà il tuo animo… ti salverai della via del male, dall’uomo che parla propositi perversi, da coloro che abbandonano i retti sentieri per camminare nelle vie delle tenebre, che godono nel fare il male e i cui sentieri sono tortuosi e le cui strade sono distorte”.
Siamo stati chiamati a diventare santi
Per questo diciamo con il salmista: “Mostrami, Signore, la tua via, guidami sul retto cammino”. Ascoltatemi: “non lasciatevi vincere dal male, ma vincete il male con il bene”. Verso la fine della Lettera di Paolo ai Romani, si fa un riassunto dei principi evangelici che hanno guidato Santa Rita durante la sua vita. Scrive San Paolo: “Non fatevi giustizia da voi stessi (possiamo dire qui: a cosa giova la vendetta, l’odio, fare il male, fare la guerra, odiare il prossimo…), lasciate fare giustizia all’ira divina”. Sta scritto infatti: “spetta a me, dice il Signore, fare giustizia”, io “darò a ciascuno il suo”. Prima ci aveva scritto lo stesso apostolo Paolo: “Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti”. “Fratelli: la carità non sia ipocrita… benedite coloro che vi perseguitano…”. “Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete dagli da bere…”. Per potere agire così e vivere come i santi dobbiamo essere “lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera”.
Siate umili
L’umiltà è un riflesso dell’amore di Dio. Dice Gesù: “Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”. Questo testo sottolinea la centralità, il posto che deve avere Cristo nella nostra vita. Chi sa che la sua vita dipende dell’amore di Dio e non dal proprio orgoglio trova la vera vita.
Non sono i criteri del mondo che devono guidare la mia vita: appoggiare le cose che sono politicamente corrette, cercando di non disturbare per essere accettato, per non avere dei problemi. Né sono i criteri della storia, neanche i criteri di convenienza personale, cioè una specie di paganesimo del cuore, dove noi stessi vogliamo diventare centro e riferimento come se Dio non esistesse. Il criterio per le nostre azioni e opzioni deve essere sempre il Vangelo.
Che la Vergine, Madre del Buon Consiglio e della Consolazione, ci aiuti a vivere il Vangelo con la stessa intensità di Santa Rita.
Santa Rita ci ricorda che la violenza non risolve mai i conflitti, ma soltanto ne accresce le drammatiche conseguenze.
Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede
“Siamo davvero in tanti oggi a rendere omaggio a Santa Rita per deporre nelle ‘sue mani’ il proposito di imitarne le virtù, in particolar modo quelle del perdono, della pace, della carità e della sofferenza”. Questo è uno dei primi passaggi dell’omelia del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede che ha presieduto il Solenne Pontificale della Festa di Santa Rita, domenica 22 maggio a Cascia, sul viale del Santuario.
L’appello per la ripresa dei negoziati in Ucraina
“All’intercessione di questa umile donna di Roccaporena affido le tante intenzioni del Santo Padre Francesco, che non cessa di far sentire quotidianamente la sua voce affinché si spezzi quanto prima l’inutile spirale di morte in Ucraina. In questa terra di fede e pace, qual è l’Umbria, auspico che siano ripresi presto i negoziati e si possa giungere finalmente alla tanto desiderata pace. La violenza, ci ricorda la vicenda di questa donna di fede, non risolve mai i conflitti, ma soltanto ne accresce le drammatiche conseguenze”.
Rita, maestra di pace e di una santità fatta di gesti ordinari
“Negli atti del processo di beatificazione, svoltosi nel 1628 sotto Urbano VIII a quasi due secoli dai fatti, è riportata la deposizione di Antonio Cittadoni, console di Cascia, di 74 anni, che ricordava i racconti uditi da bambino dal nonno Cesare: «Io, dopo che conosco bene e male, ho inteso dal detto Cesare mio avo, come da tutti gli antichi di questa terra, che la beata Rita era vissuta santamente… in particolare che aveva pregato sempre Dio per quello che gli aveva ammazzato il marito e che essa nascose la camicia insanguinata del marito… acciò i figli vedendola non si movessero alla vendetta» (Documentazione antica ritiana II, p. 37). Davvero Rita è la donna forte e la vergine saggia che in tutti gli stati della vita indica quale sia la via autentica alla santità come sequela fedele di Cristo fino alla morte. Segregata dal mondo ed intimamente associata al Cristo sofferente, ella ha fatto rifluire nella comunità dei fratelli il frutto della sua profonda unione al Cristo morto e risorto. Carissimi, l’esempio di questa donna innamorata di Dio ci ricorda che è ora di riproporre a tutti con convinzione questa “misura alta” della vita cristiana ordinaria“.
“Nell’esortazione apostolica Gaudete et Exultate (19 marzo 2018), Papa Francesco ha scritto: «Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno lì dove si trova. Sei una consacrata o un consacrato? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione. Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito, di tua moglie […]. Hai autorità? Sii santo lottando a favore del bene comune e rinunciando ai tuoi interessi personali» (n. 14). In altri termini, la via della santità non è fatta di gesti eroici, ma di gesti ordinari compiuti, però, in modo straordinario, come quelli di Santa Rita. La vita della santa di Cascia e dei santi in genere è la massima glorificazione della natura umana, perché in essa più che mai la natura si è rivelata «narrazione della gloria di Dio» (cf. Sal 8). In nessun altro caso come nella vita dei santi si comprende bene che vivere è lodare. La santità è lo stato di colui che giunge a mettere nella vita il più di divino possibile, portando al massimo le sue capacità naturali, intellettuali e morali.
Vincere ogni male operando il bene
Parlando ancora della figura di Santa Rita da Cascia il porporato così ha detto: “Essa, soprattutto, non si lasciò vincere dal male, ma vinse con il bene il male. Ci conduca per mano – ha concluso – perché ognuno di noi ritrovi la forza di continuare a sperare e a vincere ogni genere di male operando il bene”.
Oggi, termina il nostro percorso di
riflessione che ci porta alla festa della nostra santa sorella Rita. Spero che,
con questi approfondimenti, la storia e i valori di Santa Rita siano stati per
voi di aiuto e spunto per la vostra vita. Perché celebrare Santa Rita vuol dire
anche rielaborare ciò che lei ci insegna, portando il suo esempio concreto
nella nostra quotidianità, imitandola. Potrà sembrarvi impossibile ma non è
così e Rita ce lo ha dimostrato. La sua santità è straordinaria e allo stesso
tempo ordinaria, fatta di piccoli gesti, di scelte, attenzioni al prossimo, di
coraggio, amore, della capacità di vincere il male con il bene, seguendo Gesù Crocifisso,
che era mite e umile di cuore.
Ecco, allora, che questa 15° tappa
non riguarda più Rita, ma noi. Lei, infatti, ora ci passa il testimone, come accade
nella corsa a staffetta, anche se continua ad accompagnarci nel nostro cammino
di santità.
Se rimaniamo docili all’azione dello
Spirito Santo, come lei, non tarderemo a comprendere e sperimentare che
l’impossibile è possibile per chi crede, spera e ama il Signore.
Auguri!!
Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia
La diretta che porta i devoti alla
festa, anche con video esclusivi delle monache
La missione è assicurare a tutti
vicinanza, rendendo concreta la devozione attraverso la raccolta fondi in
favore della Casa di Santa Rita per le famiglie dei malati
Le monache e l’apicoltura, il backstage del video che sarà visibile durante la diretta
Tra i contenuti a cui il Monastero Santa Rita da Cascia ha lavorato per la maratona in diretta streaming che il 21 e 22 maggio accompagnerà i devoti della santa degli impossibili ovunque siano alla festa di Cascia, spiccano video inediti in cui sono le monache a raccontarsi, aprendo le porte del monastero su luoghi mai visti prima, come il pollaio e l’orto o il laboratorio artigianale e su attività che vanno dall’apicultura alla preghiera, dal servizio di ascolto alla realizzazione di fragranti biscotti. A emergere è la volontà delle claustrali di comunicare vicinanza attraverso la diretta, così come fanno concretamente tramite le opere di carità a cui è finalizzata ogni loro azione, e in particolare con la Casa di Santa Rita il progetto in realizzazione per ospitare le famiglie dei malati ricoverati all’Ospedale di Cascia. Perché la devozione è anche aiutarsi l’uno con l’altro.
Collegandosi al sito con pc, tablet o smartphone, i devoti troveranno una finestra aperta sugli eventi dalla quale potranno anche partecipare attivamente alla festa. C’è la possibilità di scrivere e condividere le intenzioni di preghiera a Santa Rita, creare e scaricare la Rosa virtuale da tenere con sé e diventare ambasciatori dell’amore ritiano nelle vite dei più fragili donando per la Casa di Santa Rita. Ed è proprio per la Casa di Santa Rita che le monache hanno chiesto aiuto alla Fondazione Santa Rita da Cascia onlus, che durante la diretta sarà impegnata nella raccolta fondi che sostiene la realizzazione del progetto: un luogo nel quale dare accoglienza alle famiglie dei malati ricoverati nella riabilitazione dell’Ospedale di Cascia, centro d’eccellenza nazionale, che arrivano da tutt’Italia. Quindi, durante la festa ogni devoto potrà fare in modo che sia davvero possibile realizzare questo sogno che permetterebbe alle monache di cambiare la vita a tanti malati, ora soli in nel letto d’ospedale.
LA DIRETTA: TRA EVENTI ATTESI E NOVITÀ
Apertura, vicinanza e partecipazione, sono le parole d’ordine della maratona che si apre il 21 maggio, portando i devoti nella Basilica di Santa Rita, dalle ore 16.30 alle 19.00, per la Celebrazione Eucaristica degli Agostiniani presieduta da Padre Alejandro Moral Antón, Priore Generale dell’Ordine di Sant’Agostino, la consegna del Riconoscimento Internazionale Santa Rita 2022 con il messaggio della Priora, Madre Maria Rosa Bernardinis e, infine, il Solenne Transito di Santa Rita.
Il 22 maggio, poi, dalle ore 9.00, la diretta, che vedrà
diversi volti alla conduzione, riprenderà con ospiti, video testimonianze
dall’Italia e dal mondo, testimonianze sulle opere di carità e interviste dal
viale. Tra le novità, accanto ai video delle monache anche sette video nei
quali gli attori amatoriali del locale gruppo teatrale FUPS ricostruiscono gli episodi più
significativi e amati della vita di Santa Rita. All’interno della diretta: il Solenne
Pontificale delle ore 10.30, presieduto dal Cardinale Pietro Parolin,
Segretario di Stato della Santa Sede, con Supplica e Benedizione delle Rose delle ore
11.30. La conduzione si chiude alle ore 14.00, ma la maratona continua con i
contenuti raccolti e finirà alle ore
19.00 con la Santa
Messa per i benefattori del Santuario, presieduta da Padre Luciano De
Michieli, Rettore della Basilica
di Santa Rita.
“Al termine del nostro cammino sulle orme di Rita – riflette Padre Luciano De Michieli, Rettore della Basilica di Santa Rita da Cascia – dalla sua storia abbiamo capito che non si nasce santi ma lo si diventa con le proprie scelte, che permettono alla Grazia di Dio e ai doni che ci sono stati dati, di fiorire e dare frutto”. Il quindicesimo e ultimo giovedì, infatti, ci parla di una Rita modello di vita e via alla santità, una via che tutti possiamo percorrere.
I santi non
sono irraggiungibili
“Ci stupisce che Rita – continua il Rettore – riesca a
parlare ai cuori di persone così diverse per provenienza, lingua, cultura, età.
Passando i secoli il suo messaggio ed
esempio di vita rimanesempre
attuale grazie anche alle tante vocazioni ed esperienze a cui Dio l’ha
chiamata: sposa, madre, vedova e consacrata. Il suo esempio, ci aiuta ad
evitare il rischio di sentire i santi
lontani, facendoli diventare persone eccezionali e perciò irraggiungibili.
Oggi, infatti, abbiamo fatto diventare una vita di peccato la normalità e la
santità una anormalità. Così quando ci chiedono: ‘vuoi diventare santo?’,
subito rispondiamo: ‘no, per carità, io sono normale!’. Che follia!”.
Santità fa
rima con umiltà e semplicità
“L’eccezionalità
della vita di Rita – chiarisce Padre Luciano – è stata il fidarsi
totalmente di Dio,nelle cose
buone e in quelle dolorose. La santità è
per gli umili e i semplici, che lasciano operare in loro lo Spirito,
compiendo cose più grandi di loro. Questa docilità permette a Dio di mandare
attraverso i santi, anche dopo la morte, tante grazie e soprattutto la pace nel
cuore a tutti coloro che si affidano con fiducia alla loro intercessione. Questo
è il senso del profumo di rose che sovente inonda l’Urna che in Basilica
custodisce il corpo di Rita, ogni volta che accade una grazia. È il buon
profumo di Cristo, il segno della presenza di Dio, che attraverso le anime
sante opera per l’eternità”.
Imitiamo Rita
“In Rita innumerevoli devoti respirano così la vita
eterna, parlano e si confidano con lei perché la sanno presente e in perenne
ascolto. Ogni preghiera fatta con fede giunge al cuore misericordioso di Dio e
scende la benedizione che dà la forza necessaria a vivere secondo la sua santa
volontà di amore. A volte – conclude Padre Luciano – sarà anche una strada di
croce, ma guardando a Rita abbiamo capito che anche il dolore vissuto e offerto
al Padre, lui lo tramuta in salvezza per tanti e in vita eterna per noi. Insieme,
allora diciamo sì Rita, vogliamo essere
con te santi e chiedere a Dio questa grazia e questa fidente docilità!
Insegnaci questa sapienza, insegnaci il Vero Amore, prega il Signore per noi, perché a nulla serve
la vita se non per diventare santi e abitare con te in Cristo la felicità
eterna del Paradiso”.