Suor Maria Grazia Cossu eletta Priora del Monastero Santa Rita da Cascia
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Entriamo con Santa Rita nel tempo della Grazia: 1° Giovedì
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15 Giovedì di Santa Rita: appuntamenti in Basilica anche in streaming
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Vita consacrata: esempio promotore di riconciliazione universale in Cristo
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Porta la Speranza coi 15 Giovedì di Santa Rita: la missione inizia il 6 febbraio
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Imprenditori di speranza: Dalle Api alle Rose apre il 2025 invitandoci a mettere al centro umanità e cristianità
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“Non bisogna mai vergognarsi di amare”: parola di Cristina Fazzi, Donna di Rita 2024, dallo Zambia a Cascia per ricaricarsi con Santa Rita
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78 anni dalla morte della Beata Fasce: esempio per chi vive la malattia
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L’Amore è la chiave per non essere più schiavi del nostro “io” ma liberi nel “noi”
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Domenica 26 gennaio la Pia Unione Primaria Santa Rita ti aspetta in Sardegna
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Per i prossimi quattro anni Suor Maria Grazia Cossu, sarà alla guida della comunità delle claustrali, eredi e custodi del messaggio della santa degli impossibili.
Una volta compiuti i passi formali, raccoglierà il testimone da Suor Maria Rosa Bernardinis, che termina il suo mandato dopo otto anni consecutivi.
Festeggiamenti per la nuova Priora. Da destra: Padre Alejandro Moral Anton, Priore Generale dell’Ordine di Sant’Agostino, Madre Natalina Todeschini, attuale Vicaria fino a nuova elezione attesa in questi giorni, Suor Maria Grazia Cossu, eletta nuova Priora e Suor Maria Rosa Bernardinis, Priora uscente.
Suor Maria Grazia Cossu è stata oggi eletta dalle sue consorelle e alla presenza del Priore Generale dell’Ordine di Sant’Agostino, Padre Alejandro Moral Anton, nel ruolo di Priora del Monastero Santa Rita di Cascia, che guiderà per i prossimi quattro anni. Suor Maria Rosa Bernardinis, Priora uscente, chiuderà i suoi 8 anni di mandato passando formalmente il testimone alla nuova eletta nei prossimi giorni.
Originaria della Sardegna, Suor Maria Grazia è entrata nella famiglia delle claustrali di Cascia come postulante il 10 ottobre 2011. Ed ha celebrato la sua consacrazione definitiva al Signore l’8 dicembre 2016. Negli ultimi anni si è presa cura delle consorelle più anziane, svolgendo il suo servizio presso l’infermeria del monastero. Contemporaneamente delle migliaia di persone che ogni giorno vengono ascoltate dalle monache, presso i parlatori per il loro ministero della consolazione, e che giungono a Cascia alla ricerca di nuova speranza e luce, attraverso la voce di Dio e il messaggio di Santa Rita.
Nei prossimi giorni attese anche le elezioni della Vicaria e del consiglio del Monastero
Il capitolo del
Monastero Santa Rita è ancora in corso, e nei prossimi giorni le monache
definiranno anche gli altri ruoli della comunità, tra cui la vicaria, vice
della Priora, e l’economa, fino a definire il nuovo consiglio, organo di
governo della Comunità.
Suor Maria Grazia Cossu, succederà a Suor Maria Rosa Bernardinis, anche nel ruolo di Presidente della Fondazione Santa Rita da Cascia, che sarà formalizzato a fine febbraio. La Fondazione è l’Ente del Terzo Settore che le monache hanno fondato nel 2012: da allora cammina al fianco del Monastero e di altre organizzazioni che sostiene in Italia e nel mondo, con l’obiettivo di rendere concreto l’esempio di Santa Rita, per contribuire a migliore la vita di chi si trova in situazioni di fragilità, attraverso progetti rivolti a infanzia, salute, formazione, sicurezza alimentare e inclusione sociale che portano speranza e costruiscono opportunità.
Inizia oggi il cammino dei 15 Giovedì di Santa Rita, che quest’anno si svolge nel cuore del Giubileo e ci condurrà alla Festa del 22 maggio.
Con le riflessioni delle monache del Monastero Santa Rita da Cascia e dell’agostiniano Padre Pasquale Cormio,ti invitiamo a partecipare alla nostra missione. Porta la Speranza insieme a Santa Rita!
1° tappa: che cos’è il Giubileo?
È un tempo di grazia e misericordia, un’esperienza del perdono di Dio, che promuove la santità di vita, consolida la fede, alimenta la speranza. È un anno in cui il messaggio della riconciliazione non solo interessa la vita interiore dei credenti, ma coinvolge e rinnova aspetti della vita sociale e politica, che si lascia provocare e interrogare da un ideale di conversione, solidarietà, giustizia e fraternità. Il Giubileo non si riduce a un atto liturgico o a un rito, ma intende lasciare tracce in un’esperienza di carattere etico e sociale.
Le origini culturali del Giubileo sono rintracciabili nella Sacra Scrittura. Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia (Libro del Levitico 25,10): così disse Dio a Mosè e al popolo di Israele, promettendo l’inizio di un periodo di rinnovamento, annunciato dal suono di un corno di ariete, lo yobel, appunto, da cui arriva la parola “giubileo”. La celebrazione prevedeva, tra l’altro, anche effetti sociali, non solo spirituali, come la restituzione dei terreni alienati o venduti agli antichi proprietari, il condono dei debiti, la liberazione degli schiavi e il riposo della terra.
La salvezza offerta a tutti necessita la nostra risposta
Lo Yobel suona anche per noi, che abbiamo davanti una grande opportunità, quella del perdono dei peccati. Ma, non è che passando una porta, anche se santa, tutto si annulla magicamente. È necessario un cammino di conversione.
Continuamente abbiamo bisogno del perdono di Dio che per sua natura è Misericordia. Dopo ogni caduta, con la confessione sacramentale accorciamo la nostra distanza dal cuore di Dio e ripartiamo ancorati nel suo abbraccio paterno, ma mentre la colpa è perdonata il sacramento non cancella la pena che quella colpa ha causato. Il Giubileo ci dona la possibilità di azzerare la pena.
Ma, Dio non agisce mai senza di noi, non ‘violenta’ mai la nostra libertà. Come un tenero Padre ci viene incontro attraverso la Santa Chiesa, creando continue opportunità di salvezza. Tocca a noi coglierle o rifiutarle.
Ci aiuta a ricentrare il nostro vivere sul vero senso
Nella bolla di indizione il Papa ci invita alla speranza non solo perché ci attende una vita felice, ma perché vivendo con questa gioia nel cuore possiamo costruire un mondo diverso. Possiamo realizzare la pace fondata sull’amore, sul rispetto, sulla cura dei più deboli. Possiamo prenderci cura dell’altro uscendo dal nostro egoismo.
Viviamo questo anno di Grazia con serietà e stupore aperti alla speranza per l’immenso bene che Dio-Amore vuole riversare sulla nostra vita. Lasciamoci raggiungere dal suo perdono e diveniamo anche noi capaci di amare per- donando…
L’esperienza di Santa Rita, a 125 anni dalla sua Canonizzazione
Anche Santa Rita visse in pienezza il Giubileo nel 1450. Nonostante l’età avanzata e le sofferenze fisiche, dovute alla ferita della spina sulla fronte avuta da Cristo, Rita non si lasciò sfuggire la possibilità di «far acquisto di questo santo Giubileo». Come racconta il biografo seicentesco Cavallucci, Rita chiese alla madre abbadessa di intraprendere il pellegrinaggio verso Roma, insieme alle sue consorelle; le fu concesso il permesso a condizione che guarisse la piaga sulla fronte: «e così guarita con un semplice unguento miracolosamente procurato da lei s’inviò verso Roma». Ma appena rientrata nel monastero a Cascia, al termine del pellegrinaggio, ricomparve la ferita sulla fronte.
Più recentemente, invece, al Giubileo del 2000, l’Urna di Santa Rita fu trasportata in Piazza San Pietro, il 20 maggio. In quell’occasione Papa Giovanni Paolo II disse: Mi piace quest’oggi, a cent’anni dalla sua canonizzazione, riproporla come segno di speranza specialmente alle famiglie. Care famiglie cristiane, imitando il suo esempio, sappiate anche voi trovare nell’adesione a Cristo la forza per portare a compimento la vostra missione al servizio della civiltà dell’amore!.
Questi eventi storici sono importanti perché, da devoti di Santa Rita, che nel 2025 celebrano anche i 125 anni dalla sua Canonizzazione, sono un ulteriore segno che ci invita a intraprendere insieme questo cammino giubilare con la sua guida preziosa!
Appuntamento a giovedì 13 febbraio, per continuare il nostro viaggio…
Dal 6 febbraio inizia il cammino dei 15 Giovedì di Santa Rita, la pia pratica che come da tradizione ci prepara a vivere la Festa della santa degli impossibili del 22 maggio!
Ogni giovedì ci sarà nella Basilica di Cascia la Celebrazione Solenne alle ore 17:00 (Febbraio e Marzo) e alle ore 18:00 (Aprile e Maggio).
La Celebrazione Solenne sarà preceduta dalla recita della Coroncina di Santa Rita: ore 16:30 (Febbraio e Marzo) e ore 17:30 (Aprile e Maggio)
Ecco gli appuntamenti nella Basilica di Cascia
1° Giovedì 6 febbraio 2° Giovedì 13 febbraio 3° Giovedì 20 febbraio 4° Giovedì 27 febbraio 5° Giovedì 6 marzo 6° Giovedì 13 marzo 7° Giovedì 20 marzo 8° Giovedì 27 marzo 9° Giovedì 3 aprile 10° Giovedì 10 aprile 11° Giovedì 15 aprile (martedì della settimana santa) 12° Giovedì 24 aprile 13° Giovedì 1° maggio 14° Giovedì 8 maggio 15° Giovedì 15 maggio
Ogni giovedì, segui anche il cammino di riflessioni dedicato ai 15 Giovedì qui sul sito
Domenica 2 febbraio ricorre la Giornata per la Vita consacrata, istituita da Giovanni Paolo II nel 1997. Un’occasione per celebrare insieme la gioia, la ricchezza e anche la responsabilità di questa scelta di vita.
Segni di speranza
La vita consacrata si fa vicinanza e misericordia, parabola di futuro benedetto da Dio e libertà da ogni idolatria. «Animati dalla carità che lo Spirito Santo infonde nei cuori» (lettera ai Romani 5,5) i consacrati e le consacrate abbracciano perciò l’universo e diventano memoria dell’amore trinitario. Mediatori di comunione e di unità, sentinelle oranti sul crinale della storia, solidali con l’umanità nei suoi affanni e nella ricerca silenziosa dello Spirito.
Perché, se un cuore che si è promesso interamente al Signore davvero si nutre della Sua Parola, contempla ogni giorno la Sua Presenza, Lo cerca in ogni situazione, le parole che fioriranno dalle sue labbra non potranno che essere profezia dei nuovi cieli e della terra nuova, di cui il mondo è assetato.
Donne di contemplazione
La contemplazione, che caratterizza la vita di noi monache di Santa Rita, è una dimensione che cerca un rapporto sempre più profondo con sé e con Dio, una continua esplorazione della propria interiorità, nella quale il centro è l’immagine di Cristo in sé. E, in questo movimento, portiamo anche la vita concreta degli altri, le gioie, i dolori di coloro che bussano alla porta del nostro cuore per chiedere conforto, per ascoltare la parola vera, che risana. È un cammino per niente facile, ma affascinante.
Il nostro Dio è il Dio con noi che ci raggiunge con la sua Parola fatta Eucaristia, Sacramento, Sacra Scrittura, bellezza che risplende nel creato e nella bontà che circola fra gli uomini. Ma è necessario entrare in sintonia con il suo stile di dire, di fare, di agire nella storia dell’umanità e nelle nostre piccole vite. È necessario quindi rendersi abili a percepire le sue onde di trasmissione e, questo, lo possiamo fare prendendoci cura dell’organo di ascolto del cuore. Per questo, ad ogni donna alla pienezza della sua umanità, la vita monastica dice di curare la qualità di salute del cuore con l’attenzione all’ascolto e all’accoglienza della Parola.
Iniziando il cammino dei 15 Giovedì di Santa Rita, che quest’anno si svolgerà nel cuore del Giubileo 2025, vogliamo farti un invito. Quello a partecipare a una missione: “Porta la Speranza“!
Ecco perché dagiovedì 6 febbraio partirà il nostro viaggio simbolico che ci condurrà alla Festa del 22 maggio ricaricati nella Speranza cristiana, la virtù che ci consente di fare un vero passaggio verso una dimensione più profonda della nostra fede e di farlo insieme, come devoti, come famiglia!
Portiamo insieme la speranza nel mondo
In questo cammino comune, ciascuno di noi avrà un compito attivo: portare la speranza in prima persona, condividendola con la propria comunità, spirituale e umana.
Come devoti di Santa Rita, possiamo contare non solo sulla fede solida e sulla carità, ma anche sulla forza preziosa del suo esempio. Con i 15 giovedì, infatti, ripercorrendo anche episodi della vita della santa, ci ricaricheremo per credere, sperare e amare al meglio!
Rita che ha vissuto diversi Anni Santi e direttamente quello del 1450 che la vide pellegrina a Roma con le sue consorelle, sa come prepararci per vivere e condividere la Grazia di questo tempo giubilare. Che ci viene offerto come opportunità di rinnovamento, non solo personale ma come Popolo di Dio.
Una missione in 15 tappe
15, come da tradizione e come gli anni che Santa Rita portò la spina sulla fronte, sono le tappe del nostro cammino, che da febbraio ci condurrà a maggio.
Tante le tematiche che affronteremo, grazie alle riflessioni delle monache del Monastero Santa Rita da Cascia e dell’agostiniano Padre Pasquale Cormio.
Parleremo del significato profondo del Giubileo, così come del valore del pellegrinaggio, dell’indulgenza e del perdono. Capiremo insieme come diventare dei segni di speranza per noi stessi e per gli altri, soprattutto in famiglia, verso gli ultimi, i malati, gli anziani. Per portare la pace a chi ne ha più bisogno!
E, infine, scopriremo i doni che questo Anno Santo ha in serbo per tutti noi, come la riconciliazione, la comunione, la Grazia, il saper conoscere la nostra interiorità e la gioia della speranza, che ci porta alla certezza di essere salvati e amati!
In un mondo lacerato e piegato da guerre, crisi economiche e disuguaglianze devastanti, esiste una via diversa, capace di trasformare noi e il nostro tempo. E’ il messaggio con cui ci affacciamo al 2025, che si apre con l’immensa promessa di speranza del Giubileo, durante il quale la nostra Basilica sarà Chiesa Giubilare, e dei 125 anni dalla Canonizzazione di Santa Rita.
Il logo creato per ricordare i due appuntamenti del 2025
Inizia così l’editoriale di Suor Giacomina Stuani, direttrice della Rivista Dalle Api alle Rose, sul numero di gennaio-febbraio, che apre il 2025!
Un Anno Santo per trasformarci
Il Giubileo e l’anniversario dei 125 anni dalla Canonizzazione di Santa Rita, ci ricordano che la fede e i valori cristiani possono essere motore di un cambiamento reale, anche nelle dinamiche sociali.
Cerchiamo di testimoniarlo nella rivista grazie all’esempio della Beata Madre Maria Teresa Fasce. Straordinaria donna, monaca, Abbadessa del nostro monastero vissuta nel cuore del Novecento, intuì che l’economia può essere strumento di bene, quando pone le persone al centro e opera guidata da principi di carità e giustizia. A Cascia, nel segno della spiritualità di Santa Rita, costruì non solo opere tangibili ma un’“impresa del bene”, diffondendo una visione in cui fare impresa significa comunità, dialogo e pace.
Diventare imprenditori di Speranza nel mondo
Perché fare impresa non è solo un atto economico, ma un gesto umano. E implica riconoscere la dignità delle persone, superare la logica dello sfruttamento e considerare il profitto non come fine, ma come mezzo per migliorare la vita di tutti. L’imprenditoria così è una missione: quella di costruire un futuro dove pace e giustizia non siano eccezioni, ma regole fondamentali. Quella che ci racconta Paola Veglio, donna e imprenditrice, che ha ricevuto il Premio dedicato alla Fasce, che celebra le donne, vere imprenditrici del cambiamento.
La nostra vita può essere strumento di pace
In quest’ottica il 2025 è un’occasione unica per riflettere su come valori antichi possano guidare risposte nuove alle sfide contemporanee. Il Giubileo della Speranza e la santità di Rita ci invitano a fare anche un passo avanti: trasformare la nostra vita, le scelte personali e collettive, in strumenti di riconciliazione e pace.
È un invito rivolto non solo agli imprenditori, ma a ciascuno di noi “imprenditori di speranza”, perché ogni azione conta, ogni piccolo gesto può contribuire. Che quest’anno ci trovi pronti a raccogliere il coraggio di Madre Fasce e la speranza di Santa Rita. Con la certezza che migliorare il mondo è non solo possibile, ma necessario.
Di quanto amore ha generato con la sua vita e il suo impegno Cristina Fazzi, dottoressa di origini siciliane che da 25 anni è al servizio dei più poveri in Zambia, nell’Africa meridionale, vi abbiamo raccontato lo scorso anno. Perchè Cristina è una Donna di Rita, così vengono chiamate le donne che ogni anno sono premiate il 22 maggio, col Riconoscimento Internazionale Santa Rita.Il premio al valore e all’esempio umano delle donne che oggi, come ieri Rita, seminano amore vivendo i valori del Vangelo!
Con il cuore già proiettato alla prossima Festa di Santa Rita, sempre più vicina, torniamo a parlare di Cristina. Che non smette di essere un esempio con la sua forte testimonianza!
“Torno in Zambia più leggera e serena, ricaricata da Santa Rita”
In questi giorni, insieme a suo figlio Joseph, Cristina è tornata a Cascia, dove ha incontrato le monache e si è ricaricata, per tornare in Zambia ancora più determinata a portare avanti le sue tante iniziative, dedicate a bambini, giovani, soprattutto quelli con patologie psichiatriche, alle mamme… agli ultimi tra gli ultimi.
In questi mesi, le terre africane hanno affrontato un lungo e complesso periodo, causato da epidemie di colera e da una grave siccità, che ha portato anche una crisi idrica e dell’energia elettrica. E Cristina è sempre stata in prima linea, per aiutare e soccorrere le persone.
Cristina è ambasciatrice perfetta di quell’amore che ti fa agire per il bene e la giustizia. E lo mette in pratica attraverso la sua dell’Associazione Umanitaria “Twafwane”. Lo stesso amore che la collega all’esempio di Santa Rita e l’ha portata recentemente a legarsi alla Pia Unione Primaria Santa Rita di Enna.
Non predica il Vangelo, lo vive
Fin da bambina, accompagnando suo padre dottore a visitare gli ammalati nell’entroterra povero della Sicilia, sceglie la professione medica, con la volontà di mettersi al servizio dell’altro, con umiltà e rispetto. Non predicando il Vangelo ma mettendolo in pratica, come suo padre.
Per lei questo vuol dire missione: non una condizione geografica, ma una dimensione interiore per cui ognuno può essere missionario ovunque si trova. Ma l’Africa la stava già chiamando, anche se lei non lo sapeva ancora. Dopo anni di professione in Italia, si offre di sostituire una sua cara collega missionaria nello Zambia: dovevano essere sei mesi che sono diventati 25 anni. Oggi, Cristina è a casa lì e per la popolazione locale, che sente famiglia, fa di tutto.
“Da Donna di Rita, sento un’altra grande responsabilità”
A Cascia, Cristina ha colto l’occasione anche per prendere e far benedire una statua di Santa Rita, che porterà in Zambia. Il suo desiderio è quello di erigere una cappellina in onore della santa, nel giardino della sua Casa Famiglia.
Intorno a quella statua, Cristina vuole radunare al più presto non solo gli 8 bambini di cui si prende cura a 360 gradi, ma anche tutte le persone che hanno in lei un punto di riferimento importante. A loro, Cristina vuole donare un’amica, Santa Rita, una donna a cui ispirarsi e da cui trarre forza e speranza.
Come fa lei, che da quando ha ricevuto il Riconoscimento a Cascia, si sente investita di un altro grande incarico, quello di diffondere il messaggio ritiano, fatto di amore. E “di amare non bisogna mai vergognarsi”, dice, ricordando e incarnando le parole di suo papà!
II 18 gennaio la nostra comunità agostiniana di Cascia festeggia ogni anno l’anniversario della nascita al cielo della Beata Madre Teresa Fasce. E’ la storica Badessa del Monastero di Santa Rita, che ha fatto opere meravigliose nel corso del 1900.
Dopo aver dato vita alla Basilica di Cascia, diffuso la devozione a Santa Rita in Italia e oltre anche grazie alla rivista Dalle Api alle Rose. E dato forma concreta alla carità e alla misericordia di Dio, accogliendo la prima bambina di quello che oggi è l’Alveare di Santa Rita, progetto per minori del monastero, la sua vita si chiuse nell’amore nel 1947.
La sua esistenza, tutta dedicata al Signore e a Santa Rita, ha fatto esperienza quotidiana anche della malattia. Per oltre venticinque anni, infatti, la Fasce ha portato con grande sacrificio un tumore al seno. E, così, pensando e celebrando lei ricordiamo anche chi è nella malattia o chi ha un caro malato, cercando di portare un messaggio di supporto.
Ha sposato, voluto e amato la malattia come un dono: come abbracciare la Croce
E’ una situazione difficile quella in cui si trova chi affronta una malattia, che riguarda anche gli affetti che decidono, volente o nolente, di condividere questa pesantissima croce. Ma, ripercorrendo con la mente, i 15 anni della stigmata portata da Santa Rita, fino ad arrivare alla malattia, sposata, voluta, amata come un dono dalla Beata Madre Maria Teresa Fasce, vediamo come queste due donne, sono state e sono ancora due straordinari strumenti del Signore.Abbracciando la Croce, hanno ricevuto indietro l’abbraccio di Cristo.
Per entrambe, infatti, la sofferenza non è stata né una prova, né una tentazione. E neppure una scelta difficile, ma un compimento, una realizzazione di vita proiettata nella gioia di Dio… Concepire e comprendere che il tormento, la durezza e l’asprezza dei mali vengono concessi dal Padre ai figli non è facile… Non è il caso di Madre Fasce e della sua Maestra Rita, che accolsero il dolore, raddolcito da Dio, con gratitudine, per farne ponte privilegiato del traguardo migliore. Ecco lo sguardo che ognuno di noi può conquistare!
La malattia è un’esperienza del corpo, ma anche dell’anima
Ogni persona è sempre sintesi dei suoi due elementi, e l’uno influisce sull’altro. Quando siamo malati sperimentiamo, con triste sorpresa, che il nostro corpo non risponde al nostro desiderio di vita e che non siamo padroni dei nostri giorni, perché questi finiranno, anche se ne vorremmo ancora e ancora. La malattia ci porta ai margini, ai margini della vita e, spesso, anche ai margini della socialità: una persona ammalata non frequenta più i posti di ritrovo, non va al lavoro, né a spasso.
Eppure, malgrado la condizione di ammalato sia tanto dolorosa, può diventare l’occasione per imparare qualcosa di importante: la malattia, allontanandoci dal caotico flusso della vita, ci permette una riflessione su di essa che, come dono prezioso, può essere offerta a tutti.
Offrirsi con amore
Nella sua malattia, Rita prima e Teresa poi, hanno compreso che, ben oltre i mille bei discorsi che si possono pronunciare, ben oltre le molte cose che si possono fare, la cosa più importante, la molla segreta di ogni gesto veramente significativo è l’amore: un amore che prende a modello quello di Cristo che, per salvare il mondo, è salito, solo e abbandonato, sulla croce, fidandosi fino alla fine di Dio Padre.
Ed è proprio per amore che, nonostante le ampie distanze dettate dal tempo, noi monache le sentiamo qui, accanto a noi. E preghiamo affinché anche voi le sentiate vicine, le chiamiate, a guida verso la Luce, le invochiate per sentirvi meno soli e più vicini a Dio.
Appuntamenti per chi sarà a Cascia il 18 gennaio
Ricordo della nascita al cielo della Beata Maria Teresa Fasce
Celebrazione di ringraziamento della città di Cascia
Ore 17.30 – S. Rosario Ore 18.00 – S. Messa nella Basilica Inferiore che custodisce il corpo della Beata. Anima la Corale Santa Rita
Seguirà un rinfresco con le Monache nel Parlatorio grande (ingresso all’inizio dei portici)
Il momento storico che viviamo ci pone davanti a una consapevolezza: le certezze della vita quotidiana sono precarie, deboli, svilite in molte parti della terra da un mancato riconoscimento dei diritti fondamentali che tutelano la dignità umana.
Compito della Chiesa, cioè di tutti quelli che la compongono – e dentro ci siamo proprio tutti noi credenti -, è diffondere il Vangelo di Cristo che è Amore, per “invertire la rotta” verso un ritorno di valori su cui si basa una società più equa e rispettosa di ogni persona.
No a un’umanità usa e getta
Rischiamo di essere ingannati e schiacciati dalla logica dell’“usa e getta”, anche in famiglia perché spesso non sappiamo volerci bene veramente, con il rispetto reciproco, che resta il punto di riferimento da cui partire e a cui arrivare.
Viviamo magari reclinati su noi stessi. Il nostro tempo, infatti, porta le persone ad essere molto concentrate su di sé, nel lavoro, come nelle relazioni, in ogni istante della quotidianità. E così, rischiamo di dimenticarci di metterci in comunicazione con chi ci è accanto.
Doniamoci come Dio si dona a noi
Invece, non dovremmo aver paura di andare fino in fondo verso l’altro, nel dono di sé reciproco, allo stesso modo in cui il Figlio di Dio si è donato per noi fino in fondo, senza risparmiarsi, con sacrificio, con amore smisurato. Carissimi amici di Santa Rita, le persone che amiamo sono il centro del nostro mondo, la cosa più preziosa. Il Papa ci rammenta che noi siamo molto importanti per Dio, siamo i custodi di «tutto ciò che il Creatore ci ha donato e ci dona». Ecco, se non dimentichiamo quanto il Signore ci giudica importanti, potremo più facilmente ricambiare il Suo Amore, donando amore a chi ci è accanto, a partire dalle nostre famiglie, coloro con cui abbiamo deciso di fare un progetto di vita insieme.
Non bisogna mai “dare per scontato” l’amore che riceviamo. Piuttosto: impariamo ad alimentarlo, generandone noi dell’altro a nostra volta. In un circolo virtuoso di reciproco bene e rispetto che compone le fondamenta di quella che diventerà una famiglia.
Il rapporto tra ognuno di noi e Dio è un rapporto d’Amore
Allora, vi chiediamo una riflessione su questo e un’azione: di impegnarci insieme a passare dalla schiavitù dell’io alla libertà del noi, di trasformare la nostra vita e quella di chi amiamo, attraverso una semplice, costante, piccola dimostrazione d’amore giornaliera.
Ricordiamo agli altri quanto siano importanti per noi, così come Dio Misericordioso ci dimostra quanto lo siamo noi per Lui. Ascoltiamo, come Dio ascolta le nostre preghiere. Confrontiamoci con le persone che amiamo, affrontando il sacrificio insito nel relazionarsi all’altro, come il Dio d’Amore si confronta con noi, e non si sottrae, e si sacrifica per noi, e ci ama anche e nonostante decidiamo di allontanarci da Lui.
Si riunirà domenica 26 gennaio a Selargius, comune della città metropolitana di Cagliari, la grande famiglia di devoti ritiani della Pia Unione Primaria Santa Rita. Che aspetta tutti gli iscritti, ma anche coloro che desiderano farne parte e conoscere l’abbraccio di una famiglia che agisce sull’esempio della santa degli impossibili!
Sarà un’occasione preziosa per ritrovarsi, riflettere e pregare in nome di Rita per tutti i devoti della santa che in Sardegna è molto amata.
Il programma dell’incontro
Ore 9.00 Arrivo e registrazione dei partecipanti presso la sala consiliare del Comune di Selargius
Ore 10.00 Saluto di benvenuto da parte di Don Ireneo Schirru parroco della SS. Vergine Assunta
Ore 10.15 Catechesi tenuta da Padre Ludovico Maria Centra, osa, assistente ecclesiastico generale della Pia Unione Primaria Santa Rita da Cascia. Sul tema: “la speranza compagna fedele di Santa Rita”.
Ore 11.30 Processione con il simulacro di Santa Rita per le vie cittadine: Via Istria, Via Roma, Via Dante, Piazza M. V. Assunta
Ore 12.00 Solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da Monsignor Giuseppe Baturi, Vescovo della Diocesi di Cagliari
Ore 13.00 Ringraziamenti e saluti
Seguirà momento conviviale. Per informazioni e prenotazioni: Patrizia 3299386311 entro il 10 gennaio e fino ad esaurimento posti
I prossimi appuntamenti
7-8 giugno a Roma: Giubileo Pia Unione Rivolgersi ai Responsabili. Iscrizioni entro 6 aprile. I singoli possono iscriversi, specificando “partecipazione Pia Unione Primaria Santa Rita”, su: [email protected]
19-20 luglio a Cascia: Pellegrinaggio Pia Unione Puglia per 125° Canonizzazione Santa Rita.
12-14 ottobre a Cascia: Incontro Assistenti spirituali e Responsabili regionali
INCONTRO GENERALE A CASCIA 2026 – 20° anniversario della Pia Unione 11-12 aprile organizzato dalla Calabria