180 giovani agostiniani a Cascia per vivere e invitare alla gioia
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Riaccendiamo i sensi spirituali
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Camminiamo per ritrovarci e trovare Dio
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L’amico è vita
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Come vivere le bellezze del Creato? La risposta della Priora
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Quest’estate cerchiamo la bellezza che non passa
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Pregare vuol dire chiedere: il messaggio della Priora
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La vecchiaia è un dono, per tutti
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Come accogliamo il prossimo e Dio? Il messaggio della Priora
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Recuperiamo il valore del silenzio
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“Non privarti di un giorno felice”. Spinti da questo tema, 180 ragazzi e ragazze, dai 12 ai 18 anni, provenienti da tutta Italia e anche da Malta, si sono ritrovati ai piedi di Santa Rita. Insieme hanno vissuto quello che è, da oltre 30 anni, uno degli appuntamenti più importanti della Provincia Agostiniana d’Italia. Parliamo dell’incontro dedicato agli adolescenti legati al mondo agostiniano, che si è svolto a Cascia dal 24 al 30 luglio. Un motore per la catechesi giovanile, che da qualche tempo vede alla guida Padre Michele Falcone.
Alla ricerca della felicità
Durante la settimana, che ha coinvolto anche le monache e i padri agostiniani di Cascia, il tema dell’incontro si è tradotto in diverse attività e momenti di confronto e riflessione. In particolare, con l’aiuto degli animatori, i giovani hanno scavato dentro di loro, interrogandosi su dubbi, scelte ed emozioni. Così, lungo questo percorso interiore, hanno trovato una rinnovata gioia. Quella felicità che Dio è sempre pronto a donarci e che ci chiede di vivere e condividere.
A chiudere il campo, una coloratissima festa sul viale della Basilica di Santa Rita, che ha visto tutti i partecipanti, monache comprese, far esplodere la loro felicità per l’intera città.
L’incontro ha lasciato il segno, stimolando i ragazzi ad aprire la porta del cuore a Cristo, perché possa completare la trasformazione che ognuno ha sperimentato!
La fede è sempre un viaggio: 2° tappa
Quest’estate abbiamo pensato di partire per un viaggio speciale, quello all’interno della nostra fede, che non è mai una meta da raggiungere ma un cammino da compiere. Noi, vogliamo farlo insieme a tutti voi, lasciandoci accompagnare da Sant’Agostino che sarà la nostra guida d’eccezione. Ad aiutarci ad interpretare le sue parole e a farle nostre, ogni settimana ci saranno le riflessioni della Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, Madre Maria Rosa Bernardinis o del Rettore della Basilica di Santa Rita di Cascia, Padre Luciano De Michieli. Fate le valigie, partiamo!
Che
cosa amo quando amo te, Dio mio? Amo una sorta di luce e voce e odore e cibo e
amplesso nell’amare il mio Dio; la luce, la voce, l’odore, il cibo, l’amplesso
dell’uomo interiore che è in me, ove splende alla mia anima una luce non
avvolta dallo spazio, ove risuona una voce non travolta dal tempo, ove olezza
un profumo non disperso dal vento, ove è colto un sapore non attenuato dalla
voracità, dove si annoda una stretta non interrotta dalla sazietà. Questo
quando amo il mio Dio
Sant’Agostino (Confessioni 10,6,8)
I
cinque sensi sono le nostre porte
“Agostino – dice la Priora – ci parla dei cinque sensi, vista, udito, olfatto, gusto e tatto, come strumenti fondamentali per la vita quotidiana e quella spirituale. E non c’è tempo migliore di quello estivo, perché ora che i sensi si attivano di più dobbiamo fare attenzione a quale fuoco li accende e a dove ci portano.
I sensi sono come delle porte, che ci aprono ai sentimenti, alle emozioni, ai nostri umori, alle relazioni. Ed è così non solo nei rapporti con ciò che ci circonda e con gli altri, ma anche con Dio”.
Fare
esperienza dell’invisibile
“Tutto ciò che siamo e abbiamo di buono è opera del Signore – continua Suor Maria Rosa Bernardinis. Per cogliere la Sua presenza, però, occorre che i nostri sensi siano purificati, che ritrovino l’equilibrio necessario. Un buon esercizio è verificare come usiamo i nostri sensi. Chiediamoci: quali sono quelli che mi creano problemi e non mi aiutano a trovare silenzio e pace?
Dio ci dona tutto quello di cui abbiamo bisogno per essere davverocapaci di vedere, sentire, gustare e toccare l’invisibile. Lo fa attraverso il Battesimo, con il Suo Spirito, dandoci dei sensi nuovi, quelli spirituali. Sono questi che ci permettono di trovare Dio nella realtà terrena e arrivare a connetterci a Lui in quella divina”.
Lasciamoci
trasformare
“Risvegliamo questi sensi – conclude la Priora – facciamolo con il fuoco dello Spirito, entrando in contatto nel profondo con Lui, meditando su di noi e ciò che viviamo. Attivando lo Spirito gli permettiamo di dominare il nostro corpo e la nostra psiche, e trasformarci davvero. Solo così il Signore ci illuminerà pure nelle parti più nascoste del nostro cuore e ci ‘sentiremo’ benedetti, anche se i nostri sensi carnali ci diranno il contrario”.
La fede è sempre un viaggio: ultima tappa
Quest’estate abbiamo pensato di partire per un viaggio speciale, quello all’interno della nostra fede, che non è mai una meta da raggiungere ma un cammino da compiere. Noi, vogliamo farlo insieme a tutti voi, lasciandoci accompagnare da Sant’Agostino che sarà la nostra guida d’eccezione. Ad aiutarci ad interpretare le sue parole e a farle nostre, ogni settimana ci saranno le riflessioni della Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, Madre Maria Rosa Bernardinis o del Rettore della Basilica di Santa Rita di Cascia, Padre Luciano De Michieli. Fate le valigie, partiamo!
Dobbiamo camminare, progredire, crescere, affinché i nostri cuori diventino capaci di contenere quelle cose che adesso non siamo in grado di accogliere. E se l’ultimo giorno ci troverà in cammino, conosceremo lassù ciò che qui non siamo riusciti a conoscere
Sant’Agostino (Commento al Vangelo di Giovanni, 53, 7)
Fermiamoci
e interroghiamoci
“L’immagine del cammino – sottolinea la Madre Priora – è una bella metafora che spiega bene il dispiegarsi della vita dell’uomo e della donna ed è perfetta per concludere il nostro percorso di riflessione insieme.
In estate siamo sempre in movimento, per scoprire nuovi luoghi, per incontrare vecchie o nuove amicizie. E, siamo disposti anche a grandi sacrifici pur di raggiungere e conoscere misteri nascosti. Sant’Agostino ci invita, come prima cosa, a fermarci e farci delle domande: Verso cosa siamo diretti? Chi stiamo cercando?”.
Partiamo
per un cammino nuovo
“Quando accogliamo un pellegrino qui nella casa di Santa Rita – continua l’agostiniana – non abbiamo la pretesa di dargli delle risposte, ma tentiamo con forza di mettere quella persona in cammino. Perché solo facendo un viaggio interiore potrà trovare le risposte che cerca. Questo è il vero cammino a cui noi cristiani siamo chiamati, quello che ci fa andare oltre le cose esteriori e ci permette di rientrare in noi, scoprendo un mondo misterioso quanto meraviglioso”.
Dio
è la nostra meta
“Arrivando al centro dell’anima – dice
Suor Maria Rosa – ognuno di noi può attraversare il proprio dolore e ritrovare
la speranza, perché questo cammino nel profondo è un viaggio alla ricerca di Dio. Lui è il solo capace di farci
credere che nuovi passi sono possibili per noi, anche quando abbiamo davanti un
muro invalicabile”.
Umiltà
e coraggio ci guidino
“Camminare – conclude la Priora – in questo senso vorrà dire crescere, così come ci dice Agostino. E non dobbiamo scoraggiarci davanti agli ostacoli. Contiamo sull’umiltà e sul coraggio della nostra fede e facciamoci accompagnare da Gesù nel nostro andare. In Lui troveremo un sentiero, a volte stretto e difficile da affrontare, ma solo attraverso Lui raggiungeremo noi stessi e in noi il Signore. Le autostrade, sempre dritte e facili, non ci portano da nessuna parte!”.
La fede è sempre un viaggio: 6° tappa
Quest’estate abbiamo pensato di partire per un viaggio speciale, quello all’interno della nostra fede, che non è mai una meta da raggiungere ma un cammino da compiere. Noi, vogliamo farlo insieme a tutti voi, lasciandoci accompagnare da Sant’Agostino che sarà la nostra guida d’eccezione. Ad aiutarci ad interpretare le sue parole e a farle nostre, ogni settimana ci saranno le riflessioni della Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, Madre Maria Rosa Bernardinis o del Rettore della Basilica di Santa Rita di Cascia, Padre Luciano De Michieli. Fate le valigie, partiamo!
Che cosa può consolare in questa società umana, così piena di errori, di sofferenze, se non la fede sincera e il reciproco amore di veri e buoni amici?
Sant’Agostino (La città di Dio, 19,8)
Balsamo
per il cuore
Oggi, la meta verso la quale ci porta la Priora è l’amicizia. Sì, perché l’amicizia è un luogodove impariamo ad avere fede in qualcuno. “Il tema dell’amicizia – osserva Suor Maria Rosa – è molto caro a Sant’Agostino, che era circondato da amici fin dall’infanzia. Anche, la Sacra Scrittura elogia l’amicizia come balsamo per il cuore. Oggi, molte ricerche scientifiche confermano che è vero il detto ‘chi trova un amico, trova un tesoro’, perché hanno provato che chi ha relazioni ha una vita più lunga e migliore. Se smettiamo di interagire con gli altri tendiamo a intristirci, isolarci, spegnerci. Stare con se stessi fa bene, ma l’uomo è un animale sociale, diceva Aristotele”.
La
Vera amicizia è conoscenza
“Per Agostino, l’amicizia è vera solo quand’è il Signore ad annodarla, perché così è fondata sulla Verità. Umilmente – aggiunge la Priora – ritengo che non ci possa essere amicizia senza conoscenza, perché solo dalla conoscenza nasce l’amore. Eppure, spesso scegliamo l’indifferenza per l’altro e, invece che amici, diventiamo servi, figure che obbediscono e subiscono. Oppure, quando facciamo finta di essere amici, pieghiamo l’amicizia ai nostri soli bisogni. Ma l’amicizia è un percorso di cura reciproca. Se sono un vero amico, allora, userò il mio tempo per stare con l’altro, per ascoltarlo, per conoscerlo e farmi conoscere, per confrontarmi con lui, per accettarlo, con pregi e difetti”.
Gesù
ci ha chiamati amici e ci aspetta
“Il Figlio di Dio – ci ricorda infine la monaca – ha scelto degli uomini che stessero con Lui, non come servi, ma come compagni, nonostante abbia poi sperimentato la bruciante delusione di un’amicizia tradita, proprio nel momento della prova. Gesù però non è venuto meno alla sua promessa di amicizia per tutti noi e, dopo la Risurrezione, ha confermato la sua fiducia e il suo amore ai discepoli. Lui è l’amico vero! Cerchiamo di conoscerlo di più. Allora, potranno diventare realtà anche queste parole di Sant’Agostino: Felice chi ama Te, l’amico in Te, il nemico per Te. L’unico a non perdere mai un essere caro è colui che ha tutti cari in Chi non è mai perduto”.
Oggi, iniziamo insieme un
viaggio interiore, di riflessione sulla fede accompagnati da Sant’Agostino. Il
tema col quale partiamo ci fa pensare come vivere le bellezze del mondo che
cerchiamo, soprattutto in estate. Ammirando monti, mari, fiumi e altro, però,
spesso tendiamo a dimenticarci che Dio ha creato tutto e che il nostro
viaggiare tra queste meraviglie dovrebbe arrivare a Lui. Solo così le bellezze
che vediamo con gli occhi ci trasformeranno per renderci capaci di vedere con
il cuore e con lo spirito, e giungere alla vera meta, che è Dio.
Come possiamo arrivare a questo sguardo diverso? Sant’Agostino ci dice di iniziare da noi stessi, non trascurando la bellezza che custodiamo. Siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, perciò come il Creato siamo lo specchio della Sua bellezza, quella eterna, quella capace di darci la vera felicità. Impariamo, quindi, ad ammirare la nostra umanità, nella sua semplicità e straordinarietà. Anche se il mondo ci dice il contrario, la nostra vita non dipende dalle cose materiali, ma da quanto riusciamo ad arricchirci davanti a Dio, cercando e facendo nostre le Sue cose, quelle che non sono in terra.
Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia
Quest’estate abbiamo pensato di partire per un viaggio speciale, quello all’interno della nostra fede, che non è mai una meta da raggiungere ma un cammino da compiere. Noi, vogliamo farlo insieme a tutti voi, lasciandoci accompagnare da Sant’Agostino che sarà la nostra guida d’eccezione. Ad aiutarci a interpretare le sue parole e a farle nostre, ogni settimana ci saranno le riflessioni della Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, Madre Maria Rosa Bernardinis o del Rettore della Basilica di Santa Rita di Cascia, Padre Luciano De Michieli. Fate le valigie, partiamo!
Interrogai sul mio Dio tutto l’universo, e mi rispose: “Non sono io, ma è lui che mi fece”. Interrogai la terra, e mi rispose: “Non sono io”; Interrogai il mare, i suoi abissi e i rettili; e mi risposero: “Non siamo noi il tuo Dio; cerca sopra di noi”. Interrogai il cielo, il sole, la luna, le stelle: “Neppure noi siamo il Dio che cerchi”, rispondono. “Parlatemi del mio Dio; se non lo siete voi, ditemi qualcosa di lui”; ed essi esclamarono a gran voce: “È lui che ci fece” (Salmo 99,3). Le mie domande erano la mia contemplazione; le loro risposte, la loro bellezza. Allora mi rivolsi a me stesso. Mi chiesi. “Tu, chi sei?” Sant’Agostino (Confessioni 10,6,9)
Estate,
tempo di bellezza, stupore e ricerca
Nella prima tappa del viaggio è Padre Luciano a essere al nostro fianco, per scoprire come vivere al meglio l’incontro con la bellezza. “L’estate è un tempo propizio per vedere cose nuove e gustare, al mare, in montagna, tra le colline, le bellezze della natura, paesaggi incantevoli, tramonti mozzafiato. È tempo di stupore per la bellezza e i colori dei fiori o per l’incontro con l’eleganza e la tenerezza degli animali.
In questa esplosione di sensi e immersione di bellezza, Agostino, giovane cuore inquieto in ricerca del vero, si lascia attirare dalla creazione con stupore e insieme tante domande in cuore. E, invita anche noi oggi ad attivarci, a non contemplare soltanto la bellezza, ma a interrogarci davanti ad essa”.
Lo
spirito prima di tutto
“Sant’Agostino – dice ancora il
Rettore – cerca sempre la felicità e
la bellezza in tutto ciò che fa, ma una
felicità che non duri un’istante, una
bellezza che non tramonti, e per questo va a fondo delle cose. Anche lui
rimane estasiato e attirato, ad esempio, dalla bellezza dei corpi, che
d’estate, con il caldo, è più facile ammirare. Ma ci ricorda che in questo
incontro è necessario stare attenti a non
lasciare che quelle bellezze ci facciano dimenticare quella dello spirito,
ci facciano diventare estranei a noi stessi”.
Puntiamo
alla fonte che è il Signore
“Anche il giovane Agostino ha rischiato di perdersi, ma ha saputo andare oltre per incontrare la Fonte di ogni bellezza, Dio. Perciò ha scritto: Tardi ti amai, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti amai! Ma perché ci ha messo tanto a scoprire il Signore? Sempre lui ce lo dice: Tu eri dentro di me e io fuori. (Confessioni X,27,38) Raccogliamo, dunque, la grande lezione che Agostino ci dà nelle Confessioni. Le ha scritte perché noi lettori, particolarmente i giovani, imparassimo, mentre ammiriamo e godiamo delle cose belle, a non dimenticare di cercare sempre la fonte di ogni bellezza e perché quando la troviamo l’amassimo con tutti noi stessi.
Così, giovani e vecchi, a dispetto del logorio inesorabile del tempo, conserveremo perenne nell’amore della bellezza eterna lo splendore interiore della gioventù, che è la suprema aspirazione di tutti.
Amiamo
perciò la bellezza. Non solo – sembra dirci Agostino –
la bellezza dei corpi, che potrebbe far dimenticare quella dello spirito, né
solo quella dell’arte, ma la bellezza
interiore di atteggiamenti nobilmente umani e, soprattutto, la bellezza eterna
di Dio, da cui discende ogni bellezza creata: di Dio che è ‘bellezza di
ogni bellezza’”.
Signore insegnaci a pregare.
Questo chiedono i discepoli a Gesù nel Vangelo di domani. Lui risponde
insegnando loro il Padre Nostro, ma in realtà gli insegna a chiedere. Sì,
perché pregare vuol dire chiedere, con umiltà e fiducia, riconoscendo che
abbiamo bisogno di qualcosa e di qualcuno che ci doni quello di cui manchiamo.
Chiedendo, capiamo che non ci bastiamo da soli e che è essenziale entrare in
relazione con Dio, così come con le persone.
Oltre a Gesù, i nonni e gli
anziani ci hanno insegnato a pregare e anche a loro non dovremmo smettere mai
di chiedere, perché ne abbiamo bisogno. Restiamo aperti al dialogo con gli
anziani, accogliendoli, assistendoli e standoci insieme: è quello a cui ci
invita domani il Papa con la giornata mondiale dei nonni e degli anziani. Perciò,
visitiamo gli anziani, soprattutto quelli soli, e troviamo ogni giorno tempo
per farlo, perché da loro possiamo imparare come vivere per gli altri, un dono
di cui oggi abbiamo grande necessità. Nonni e anziani siete la nostra speranza!
Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia
Questo verso del salmo 92 è il tema
della Giornata Mondiale dei nonni e
degli anziani che si celebra questa domenica,
24 luglio.
Voluta da Papa Francesco nel 2021, la
Giornata è un momento prezioso, per aumentare la coscienza sul valore degli anziani nelle famiglie e nella
società, un valore spesso non riconosciuto perché, in generale, siamo
portati a pensare a ciò che è vecchio come qualcosa da buttare. Invece, il
Pontefice ci invita a ri-pensare la
vecchiaia come una grande ricchezza, per tutti!
La
vecchiaia è una benedizione
“A molti la vecchiaiafa paura –
dice il Papa nel suo messaggio per Giornata – la considerano una sorta di
malattia. La vecchiaia, in effetti, è
una stagione non facile da comprendere, anche per noi che già la viviamo. Diventare vecchi non è solo il deterioramento
naturale del corpo o lo scorrere ineluttabile del tempo, ma è il dono di una lunga vita.
Invecchiare non è una condanna, ma una benedizione!”.
Protagonisti
e non spettatori
“Dobbiamo vigilare su noi stessi –
continua il Pontefice – e imparare a condurre
una vecchiaia attivaanche dal punto
di vista spirituale, coltivando la nostra vita interiore attraverso la
lettura assidua della Parola di Dio, la preghiera quotidiana, la consuetudine
con i Sacramenti e la partecipazione alla Liturgia. E, insieme alla relazione con Dio, le relazioni con gli
altri: anzitutto la famiglia, i figli, i nipoti, ai quali offrire il nostro
affetto pieno di premure; come pure le persone povere e sofferenti, alle quali
farsi prossimi con l’aiuto concreto e con la preghiera. Tutto questo ci aiuterà
a non sentirci meri spettatori nel teatro del mondo”.
Paladini
della tenerezza
Il Papa, quindi, sprona gli anziani, sottolineando quanto ancora possono dare ai loro cari e al mondo. “C’è una missione nuova che ci attende e ci invita a rivolgere lo sguardo al futuro. È il nostro contributo alla rivoluzione della tenerezza, spirituale e disarmata… un cambiamento profondo, una conversione che smilitarizzi i cuori, permettendo a ciascuno di riconoscere nell’altro un fratello. E noi, nonni e anziani, abbiamo una grande responsabilità: insegnare alle donne e gli uomini del nostro tempo a vedere gli altri con lo stesso sguardo comprensivo e tenero che rivolgiamo ai nostri nipoti. Tutti, anche i più deboli, possono farlo: il nostro stesso lasciarci accudire è un modo per dire che vivere insieme non solo è possibile, ma necessario”.
Celebriamo
la vecchiaia, insieme
Papa Francesco, chiude il suo
messaggio rivolgendosi a tutti noi e chiamandoci a festeggiare insieme
domenica. “Vi invito ad annunciare questa Giornata nelle vostre parrocchie e
comunità; ad andare a trovare gli anziani più soli, a casa o nelle residenze
dove sono ospiti. Facciamo in modo che nessuno
viva questo giorno nella solitudine. Avere qualcuno da attendere può
cambiare l’orientamento delle giornate di chi non si aspetta più nulla di buono
dall’avvenire; e da un primo incontro può nascere una nuova amicizia. La visita
agli anziani soli è un’opera di misericordia
del nostro tempo!”.
Nel Vangelo di domani Gesù è
a Betania. Qui, due sorelle lo accolgono in casa. Marta si affatica a rendere tutto
perfetto, mentre Maria si mette ai suoi piedi. I loro modi diversi non sono
giusti o sbagliati, sono solo due modi di amare. La differenza sta nella
capacità di fermarsi ad ascoltare.
E noi, come accogliamo?
Siamo come Marta e pensiamo prima alle cose da fare o come Maria che pensa alla
persona? Le relazioni vengono prima di tutto e il tempo che passiamo ad
ascoltare gli altri non è mai tempo perso. La stessa cosa vale per il Signore.
Impariamo a condividere davvero con Lui, perché così faremo nostro il suo
messaggio e potremo trasformarlo in gesti concreti. L’amore, infatti, è
completo solo se il servizio si unisce all’ascolto.
Ci vuole coraggio per darsi da fare, ma ci vuole anche per sedersi e ascoltare! Ritroviamo le nostre priorità e, come Maria, capiremo quale è la parte migliore che non possiamo perdere nei nostri incontri di tutti i giorni, soprattutto quelli con Dio!
Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia
I mezzi di comunicazione sono sempre
più potenti e grazie a loro possiamo fare cose straordinarie. Ma, essendo sempre connessi, rischiamo di non
esserlo davvero, perché non siamo più abituati a fare silenzio. Così, potremmo
non essere più capaci di ascoltare e
quindi di comunicare sul serio con gli altri e con Dio.
Il
silenzio, invece, è prezioso per fermarsi a riflettere tra i tanti stimoli che
riceviamo, per mettere a fuoco le domande e le risposte veramente importanti
della nostra vita.
Concentrazione
è la parola chiave
Sono
tante le occasioni quotidiane che richiederebbero l’assenza di ‘rumore’, ovvero di tutto ciò che distrae. Eppure, spesso,
non è proprio possibile, e stanchezza, distrazioni, stress, mancanza di motivazione
tendono a risucchiarci in un vortice da cui sembra impossibile uscire. Può
sembrare strano, ma sono situazioni che viviamo anche noi monache di vita
contemplativa. Per fare le cose per bene, allora, bisogna ‘metterci la testa’. È tutta
questione di concentrazione. Sì, perché la
concentrazione richiede l’esigenza di
staccare, avere degli spazi e dei tempi che tu scegli e in cui sei solo con te
stesso.
Il silenzio, per scoprirti e ritrovarti
Quando si pensa a un monastero, si
immagina giustamente un luogo silenzioso: in ogni comunità il silenzio viene
considerato una condizione da cercare e
difendere. Ma, questo vale per la vita di tutti, perché la necessità del silenzio è universale.
Il
silenzio religioso non riguarda una generica assenza di suoni, piuttosto
l’interruzione di quel flusso di parole con cui raccontiamo agli altri, e soprattutto
a noi stessi, chi siamo. Quando facciamo veramente silenzio dentro di noi, siamo
nella situazione ideale per ascoltare la
voce di Dio che ci rivela chi siamo veramente, quella voce che può farci
scoprire persone diverse da quelle che pensavamo di essere, persone che Dio ama
sempre e comunque.
Partiamo
da noi
Come fare a recuperare il silenzio interiore di cui abbiamo bisogno? A volte,
delle piccole attenzioni risultano di grande aiuto e, quando riusciamo a
metterle in atto, ci rendiamo conto che basta meno sforzo di quello che
pensiamo. Ad esempio, prendersi delle brevi pause, anche quando siamo convinti
di “non potercele permettere”, aiuta molto a ritornare in contatto con noi stessi e, quindi, con gli altri:
fermarsi un attimo e chiudere gli occhi; fare una passeggiata; parlare con un
amico. Un’altra possibilità è fare sport o leggere. Staccare il cellulare. Fare
un pisolino. Sorseggiare un caffè. E così via. Se mi rispetto, riesco anche a rispettare il mondo che mi circonda.
Il denominatore comune diventa: “faccio
una cosa per me”, ognuno poi lo interpreta a suo modo.
I
frutti del silenzio
“Il silenzio – per l’agostiniana Madre
Agnese Carandente – fa vivere, illumina, diventa comunicazione con Dio e così puoi
guardare le persone come le guarda Dio. Insomma, il silenzio ti porta l’equilibrio. Ti permette di vedere te stesso e vederti anche nell’altro.
Se, invece di parlare, ascoltiamo Dio, ci verrà spontaneo ascoltare l’altro, perché
il silenzio, quando è fecondo, significa
comunicazione, il che implica uno scambio. Dio cosa ci dice? Di amare gli
altri. Il silenzio, quello positivo, porta a operare. Il silenzio è fecondità
di spirito, è l’amore che ti porta a donarti agli altri”.
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