Un messaggio di speranza, fiducia e ricerca di senso: è quanto emerge dalla riflessione del professor Dino Mazzei, psicoterapeuta e direttore dell’Istituto di Terapia Familiare di Siena. Mazzei invita i genitori ad affrontare con coraggio e consapevolezza le crescenti difficoltà nella relazione con figli in condizioni di fragilità, situazioni che spesso portano a un doloroso distacco emotivo, una “perdita silenziosa” che si consuma giorno dopo giorno. Queste fragilità possono manifestarsi attraverso dipendenze (social, sostanze, gioco), autolesionismo o isolamento sociale. Per affrontarle, è necessario recuperare due ingredienti fondamentali: tempo e ascolto autentico.
Genitori fragili, figli fragili
«La fragilità dei figli riflette quella dei genitori, e non il contrario», sottolinea Mazzei. Non esistono soluzioni rapide o formule magiche. Viviamo in una società complessa, in cui i punti di riferimento vacillano. Anche il ruolo della donna è cambiato profondamente: da un lato c’è maggiore realizzazione personale, dall’altro meno tempo da dedicare ai figli, come già accade anche ai padri.
Per compensare questa assenza, molti genitori tendono a “saturare” i pochi momenti condivisi, trasformando la vicinanza emotiva in controllo ansioso. Questo, invece di rafforzare il legame, spesso lo rende più fragile.
L’importanza dei “no” e l’impatto dei social
Uno dei nodi più critici è la difficoltà a dire “no”. «Spinti dal desiderio di essere percepiti come “buoni”, molti genitori evitano di porre limiti. Ma i “no” sono fondamentali: aiutano i figli a confrontarsi con la frustrazione, che è alla base del desiderio e della motivazione».
Un altro fattore cruciale è l’influenza dei social network, che amplificano l’ansia e la vulnerabilità. «L’eccesso di aspettative e il bisogno di popolarità si scontrano con i cambiamenti dell’età, provocando un rischio maggiore di crisi psicologica. Il meccanismo del “mi piace” riduce la tolleranza alle frustrazioni, mentre la pandemia ha aggravato l’isolamento relazionale».
Imparare ad ascoltare davvero
Come affrontare questo disagio? I giovani vivono un’ansia diffusa nella costruzione della propria identità. Spesso si sentono soli, anche all’interno di famiglie allargate che faticano a essere un porto sicuro. La società dei consumi esercita una forte pressione, e le risposte si trasformano in sintomi: isolamento, dipendenze, autolesionismo. Il rischio, secondo Mazzei, è cercare subito una diagnosi medica, un’etichetta che deresponsabilizza i genitori. «Ogni sintomo è una comunicazione da ascoltare, da comprendere nel contesto familiare. Se necessario, un percorso psicoterapeutico deve coinvolgere l’intera famiglia».
Ritrovare fiducia per rinascere
C’è speranza? «Assolutamente sì», afferma Mazzei. I genitori devono ritrovare fiducia nelle proprie capacità relazionali, riscoprire le proprie esperienze come figli per distinguere i propri bisogni da quelli dei figli. Come in ogni cammino di rinascita, anche quello relazionale passa attraverso accettazione e sofferenza redentrice. «Serve tempo per stare accanto ai nostri figli, contenendo e accettando le loro fragilità. Questa è la chiave per ricostruire un rapporto autentico: solo così la vulnerabilità diventa un’opportunità di crescita condivisa».
Il caso Hikikomori
Secondo uno studio pubblicato nel gennaio 2025 dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, quasi il 10% degli adolescenti italiani si trova in una condizione di ritiro sociale estremo, simile al fenomeno giapponese degli Hikikomori (termine che significa “stare in disparte”).Questi ragazzi non incontrano mai i loro coetanei al di fuori del contesto scolastico. Secondo Mazzei, non è l’uso eccessivo dei social la causa, ma la conseguenza di una rottura nella relazione familiare. «Spesso anche i genitori faticano a limitare l’uso dei social, perché ne sono essi stessi dipendenti. Così i figli li utilizzano come autocura per lenire angosce e insicurezze». Il ritiro sociale, dunque, non è solo isolamento: è un segnale. Un grido silenzioso che esprime rabbia, paura e bisogno di vicinanza, anche quando sembra che i figli si stiano allontanando. È lì che serve una presenza genitoriale consapevole, non invadente, fatta di ascolto, pazienza e amore.