Sperare: affidarsi completamente a Dio

Nel corso della sua vita, Santa Rita, come è diventata una vera donna di speranza. Una speranza che non è semplice ottimismo, ma fiducia profonda e concreta, radicata nell’esperienza dell’amore e dell’affidamento totale a Dio. Un percorso che si fa eco dell’insegnamento di Sant’Agostino:

“Sperare significa credere all’avventura dell’amore, aver fiducia negli uomini, compiere il salto nell’incerto e affidarsi completamente a Dio”. Ma cosa significa, per Santa Rita, affidarsi a Dio?

Accogliere il non previsto con fiducia attiva

Nella vita di Rita, l’affidamento a Dio non è mai passivo né rassegnato. È un atto positivo, consapevole, maturo. Rita accetta scelte che si discostano dai suoi sogni giovanili, come il matrimonio con Paolo, forse lontano dai desideri del suo cuore adolescente. Eppure, non si ribella, non chiude il cuore. Si fida, si affida, e trasforma quella relazione difficile in un cammino di dolcezza e cambiamento, con la forza mite della sua presenza.

Restare, anche nel dolore

Quando la sofferenza bussa alla porta – la violenza, il lutto, la perdita – Rita rimane fedele alla preghiera e al volto buono di Dio. Non fugge, non indurisce il cuore. Affidarsi a Dio, per lei, significa lasciare spazio a ciò che non comprende, attraversare la “via stretta” del Vangelo con un’accoglienza profonda e cosciente. Non c’è ribellione cieca né passività. Solo la certezza, maturata nella fede, che anche nel dolore Dio non viene mai meno.

Rita non vive la sua relazione con Dio come un contratto: non pretende ricompense per la sua rettitudine, non misura l’amore di Dio dai risultati. Non domanda insistentemente che Dio esaudisca i suoi desideri, ma si impegna ad accogliere con docilità le sue richieste. Sant’Agostino ce lo ricorda con parole luminose: “Servo tuo più fedele è quello che meno si preoccupa di sentirsi dire ciò che vorrebbe, e piuttosto vuole ciò che da te si sente dire”.

Fecondità dell’affidamento

In questo atteggiamento fiducioso e mite, Rita si rende simile al Cristo umile, che ha donato se stesso fino alla fine. L’affidamento di Rita diventa fecondità spirituale, dono per tanti. La sua vita, umanamente segnata da dolore e perdita, si apre a una generazione nuova, spirituale e concreta. Come dice il Salmo 51,10: “Io invece come olivo verdeggiante nella casa di Dio. Mi abbandono alla fedeltà di Dio ora e per sempre”.

Ed è questo il frutto più bello dell’affidarsi a Dio: non una risposta immediata, non un premio, ma una vita che fiorisce comunque. Che porta speranza anche quando tutto sembra perduto. Che continua a dire, oggi come allora: “Mi abbandono alla tua fedeltà, Signore, ora e per sempre.”

Preghiera
Rita, donna dell’affidamento umile e dolce nelle mani di Dio,
aiutami a maturare questo atteggiamento:
nelle vicende liete e nei momenti di sofferenza,
perché, come te, anch’io possa crescere nella fiducia in Dio,
lasciandomi lavorare dalle sue mani,
che continuamente sono all’opera per rendermi creatura nuova,
simile all’umile Gesù che rimette con piena fiducia tutta la sua vita
nelle mani e nel cuore di Dio Padre, perché il mondo ne abbia vita.
Così sia, anche per me!

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