“Ama chi ti corregge, fuggi chi ti lusinga.”– Sant’Agostino, Enarrationes in Psalmos, (Commenti ai Salmi) Salmo 141, §4
Ogni 21 maggio, la Festa di Santa Rita da Cascia si apre con un momento simbolico e profondo: la consegna del Riconoscimento Internazionale Santa Rita da Cascia a donne che, come la Santa degli impossibili, hanno vissuto la sofferenza trasformandola in amore, la fede rendendola cura, il dolore facendone dono. Tra le Donne di Rita 2025 c’è Vittoria Scazzarriello, medico nutrizionista di Taranto, che ha accompagnato il marito Oronzo – stimato primario di neonatologia – fino alla fine della sua vita, vivendo ogni giorno come un atto di fede e amore totale.
La fede come ossigeno e la cura come vocazione
Per Vittoria, la fede è “l’ossigeno della quotidianità”. Cresciuta in una famiglia cattolica, ha maturato una spiritualità forte e profonda fin da giovane. Quando al marito è stata diagnosticata una malattia terminale, ha chiesto al Signore solo una cosa: il tempo per accompagnarlo. Ha chiuso l’ambulatorio, abbandonato il lavoro, e scelto di dedicarsi completamente a lui, trasformando la sua professione di medico in una vocazione d’amore. Nei momenti più difficili, la preghiera è stata il filo che li ha tenuti uniti: ogni sera, insieme, recitavano l’Angelo custode e l’Ave Maria, anche se Oronzo inizialmente non conosceva nemmeno le parole. La malattia lo ha avvicinato alla fede, e lei lo ha sostenuto con una determinazione dolce ma incrollabile, rifiutando il pensiero del suicidio assistito e ribadendo: “Quello che capita va vissuto coraggiosamente fino alla fine. La vita non è un salto nel buio”.

L’amore che non si arrende: scelta, non sacrificioL’amore che non si arrende: scelta, non sacrificio
Vittoria ha affrontato ogni giorno con coraggio, fede e tenerezza, fino all’ultimo istante. Anche quando il marito, per non soffrire, desiderava evitare l’ospedale, lei lo seguiva e lo accoglieva ogni volta con un gesto pieno d’amore: “Bentornata”, le diceva lui. Ai giovani medici insegna a spogliarsi del camice e “indossare il pigiama” per stare accanto davvero ai pazienti: “Una mano stretta vale più di mille parole”. Il Riconoscimento Internazionale Santa Rita da Cascia 2025 le viene conferito per aver vissuto con amore e fede la prova della malattia, trasformando la cura in vocazione e il dolore in un dono. Il suo esempio dimostra che la dignità può abitare anche la fragilità, se c’è una cornice d’amore forte, fatta di presenza, servizio, compassione.
La voce di Vittoria
“Se dovessi tornare indietro, sarebbe la stessa identica scelta. Ti basta l’abbraccio di tuo figlio, una carezza, e si va avanti. Anche se la vita è stata stravolta. Avevamo tanti progetti, ma lui si è sentito accompagnato fino all’ultimo. È comunque vita. Non fa niente, è comunque vita.”