“Cercando Federico, ho trovato Dio”: la storia di Elisabetta

“Volevo che la terra mi ingoiasse”: descrive con queste parole Elisabetta Forlenza, da Torrevecchia Pia in provincia di Pavia, il dolore, la rabbia, la disperazione, il senso di impotenza che vive quando perde suo figlio. Federico, un ragazzo spensierato, di neanche 16 anni, uscito di casa con il suo motorino e travolto da un’auto guidata da un ubriaco. Un abisso fatto di tanta gente che provava a dare conforto ma che a Elisabetta sembrava solo ricordare l’assenza del figlio e che la rassegnazione fosse l’unica soluzione.

E invece Elisabetta ha lottato. “Nessuno può immaginare il vuoto che si sperimenta a non vedere più un figlio, ab- bracciarlo, sentirne la voce, condividere momenti, ma sentivo una voce che mi diceva «Cercalo tuo figlio»”. Così, nel buio più profondo, Elisabetta ha cominciato a leggere la Bibbia, a conoscere la vita dei santi, a cercare risposte nelle parole di chi aveva attraversato il dolore prima di lei. “Quando leggevo questi libri mi dicevo che non potevano essere tutti pazzi questi santi a donare la vita per un Dio invisibile”. 

Le strade possono essere due

È stato un cammino di resurrezione, non immediato, non facile, ma necessario. Elisabetta ha compreso che chi si abbandona solo alla sofferenza rischia di perdere sé stesso, mentre chi sceglie di affidarsi a Dio tro-va una nuova luce. E lo dice anche alle altre mamme che vivono il suo stesso dolore. Le strade sono due: una vita di disperazione, in cui ti mantieni in piedi con le terapie, per dimenticare, per cancellare; o la ricerca della verità, chiedersi se questo figlio sia veramente scomparso, dove lo posso trovare. Perché rischiare di rimanere prigioniera del dolore quando c’è un Dio che ci ha detto che risorgeremo? Perché nonfare un tentativo? Cercando Federico, io ho trovato Dio e alcune risposte”.

L’incontro con Santa Rita

In questo percorso di rinascita, l’incontro con un padre agostiniano fa conoscere ad Elisabetta anche Santa Rita, una donna che ha affrontato il dolore e lo ha trasformato in amore; una donna di cui Elisabetta apprezza il coraggio avuto nel non lasciarsi abbattere dalle tragedie ma nell’offrirsi tutta a Dio, trovando nella preghiera la forza per andare avanti. “Santa Rita aveva capito che solo Lui poteva darle la pace, non c’erano altre strade”.

La rinascita e la scoperta della preghiera

Oggi, dopo quattordici anni, la famiglia di Elisabetta è rinata. Nella sua casa si prega ogni giorno, suo figlio Giuseppe ha ritrovato la fede e la Messa domenicale è diventata un appuntamento imprescindibile. La recita del rosario scandisce le sue settimane, come un dialogo costante con Dio e con Federico. La preghiera è diventata il ponte tra la terra e il cielo, il filo invisibile che tiene uniti madre e figlio, testimoniando che la resurrezione è un cammino quotidiano. “Non si tratta di dimenticare il dolore, ma di trasformarlo, di offrirlo, di trovare un senso più grande. Oggi vado incontro a Dio con il pensiero di offrirgli il mio amore. Sono in pace, riconoscente per tutte le volte che mi ha aiutato”.

Elisabetta oggi non ha più paura di cadere nel dolore, nella disperazione, perché sa che la vita non finisce qui. “Dio è risorto; noi risorgeremo e riabbracceremo i nostri figli: questa è la speranza che bisogna coltivare giorno dopo giorno”. Federico non è solo un’assenza, ma una presenza viva, che si manifesta quotidianamente nella fede, nella preghiera, nell’attesa di un nuovo abbraccio. 

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