Siamo giunti alla 10° tappa del percorso dei 15 Giovedì di Santa Rita a cura delle monache del Monastero Santa Rita da Cascia e dell’agostiniano Padre Pasquale Cormio, che in quest’anno giubilare, sono incentrate sul Portare la Speranza insieme a Santa Rita!
5° seme della Speranza verso i migranti
In questo Anno Santo, siamo chiamati, su invito di papa Francesco, a offrire segni di speranza verso i migranti. Non possiamo trascurare un fenomeno strutturale e massiccio del nostro tempo: le migrazioni di migliaia di esseri umani, sia interne che internazionali, forzate o volontarie, legali o irregolari, quelle dovute alle guerre, alla fame, alle violenze e alla discriminazione religiosa. È una questione che solleva in Europa reazioni contrastanti, quasi sempre di opposizione e di chiusura, alimentando pregiudizi che sono in netto contrasto con l’idea di un Giubileo che vuole essere manifestazione di un’accoglienza verso chi è nel bisogno. Di certo un’accoglienza che deve essere responsabile, regolarizzata da un punto di vista amministrativo e a sostegno della dignità umana e dei diritti di chi lascia il proprio Paese per estrema necessità. Ma la speranza che essi nutrono è più forte della paura, è una speranza oltre ogni speranza, è una questione di vita nuova.
Cosa dice il Vangelo
Il Vangelo ci sollecita a misurarci con il comandamento dell’amore fraterno, che si estende universalmente, fino ad includere lo straniero. Gesù stesso si identifica con gli ultimi, attribuendo in questo modo statuto divino agli emarginati e agli esuli:
“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo… perché ero straniero e mi avete accolto”
Mt 25, 34-35
Accogliere migranti, profughi e rifugiati non è, pertanto, un gesto esclusivamente di filantropia, ma un atto di fede che dovrebbe contraddistinguere i cristiani. In un mondo iperconnesso, non è possibile creare disconnessioni alzando muri e barriere tra generazioni e popoli. Bisogna avere il coraggio di costruire ponti, di accogliere e integrare.
La comunità dei credenti deve purificare il proprio cuore da pregiudizi o chiusure ideologiche: i migranti non sono solo un problema né una questione di numeri da spartire tra i Paesi; essi possono costituire una risorsa umana, se si assicura loro il rispetto e il diritto alla felicità, e si offrono, oltre i soccorsi materiali, anche ascolto e integrazione. Ciascuno di noi può crescere nella stima reciproca e nella fratellanza, guarire dal virus della diffidenza e della paura verso coloro che sono diversi culturalmente e religiosamente.
C’è bisogno di una conversione missionaria
Offrire segni di speranza nel vasto mondo delle migrazioni, richiede da parte della Chiesa una conversione missionaria che la renda sempre di più una Chiesa in uscita e senza frontiere. Il Papa ricorda che la missione dei credenti: difendere il diritto dei più deboli, perché a nessuno venga mai a mancare la speranza di una vita migliore.
Non ci resta, allora, che imparare a guardare i nostri fratelli e sorelle migranti con gli occhi di Cristo, non come nemici o come una minaccia perché vengono a privarci di qualcosa o a colonizzare le nostre terre; ma come partecipi, insieme a noi, della fraternità universale.