Procediamo il cammino dei 15 Giovedì di Santa Rita, che quest’anno si svolge nel cuore del Giubileo e ci condurrà alla Festa del 22 maggio.
Con le riflessioni delle monache del Monastero Santa Rita da Cascia e dell’agostiniano Padre Pasquale Cormio, ti invitiamo a partecipare alla nostra missione. Porta la Speranza insieme a Santa Rita!
3° tappa: il dono dell’Indulgenza
Parliamo oggi di un dono inestimabile che la Chiesa offre al popolo di Dio e che possiamo ricevere in questo Anno Santo: l’Indulgenza plenaria.
Per comprenderne il significato, partiamo dalla Confessione che risana il nostro cuore ed elimina ogni peccato, consentendo la riconciliazione con noi stessi, con Dio e con i fratelli. Ogni peccato, anche veniale, lascia però «nella nostra umanità debole e attratta dal male, dei “residui del peccato”», delle tracce negative, che necessitano di un’ulteriore purificazione sia nel tempo presente sia dopo la morte, nello stato del purgatorio: tali residui costituiscono la “pena temporale” del peccato. Se la confessione distrugge il peccato commesso, l’indulgenza giubilare agisce su tutti quei residui di male, cancella la pena temporale dovuta ai peccati.
La “pena temporale” non è un castigo che Dio riserva al peccatore, piuttosto è quella «impronta negativa che i peccati hanno lasciato nei nostri comportamenti e nei nostri pensieri» (Papa Francesco), vale a dire cattive abitudini cattive, disordine degli affetti, debolezza della volontà, inclinazione a ricadere nel peccato, ma anche prepotenza, arroganza, egoismo, dipendenze…
L’Amore di Dio per ripulire il nostro cuore
Nella bolla dell’indizione del Giubileo, Papa Francesco afferma che “l’indulgenza permette di scoprire quanto sia illimitata la misericordia di Dio. Non è un caso che nell’antichità il termine “misericordia” fosse interscambiabile con quello di “indulgenza”, proprio perché esso intende esprimere la pienezza del perdono di Dio”.
Non possiamo mai dimenticare che al termine della vita saremo giudicati nell’amore dall’Amore di Dio che rimane giusto giudice. Alla sua luce non rimane nascosta la polvere, con l’indulgenza possiamo ripulire il cuore e ripartire nel cammino di santità al quale Lui ci chiama, come segno del suo amore.
Per noi e per i nostri defunti: accogliamo l’Indulgenza sull’esempio di Santa Rita
Santa Rita, partecipando al Giubileo del 1450, ha ottenuto l’indulgenza plenaria non solo per sé, ma anche per i suoi cari defunti, per liberarli dalle pene del purgatorio. Lei, infatti, portava nel cuore il timore che suo marito non avesse avuto modo di chiedere perdono, prima della morte, e che i suoi amati figli avessero sempre nel cuore il desiderio di vendetta.
Anche noi sull’esempio di Santa Rita accogliamo questo dono che la nostra Madre Chiesa vuole darci. Pensiamo, non solo a noi stessi, ma anche ai nostri defunti che hanno bisogno del nostro aiuto: possiamo donargli la gioia del Paradiso con la nostra preghiera.
Non basta attraversare la Porta Santa
L’Indulgenza non è un dono “automatico” che riceviamo. Bensì ci viene richiesto un impegno sincero e autentico di conversione che, attraverso questo segno del passaggio della Porta Santa, ci rimette in moto nel nostro cammino di fede e di rinascita. La Chiesa, dunque, con l’indulgenza ci offre un aiuto prezioso, sostenendo la debolezza del nostro percorso di fede segnato da ostacoli e guidandoci verso un’adesione all’amore non sempre facile né costante.
I passi da compiere, per ricevere l’Indulgenza plenaria sono:
• recarci ad almeno una delle quattro Basiliche Maggiori di Roma (San Pietro, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore, San Paolo fuori le Mura) o verso qualsiasi luogo giubilare, come la Basilica di Santa Rita a Cascia.
Durante la visita il nostro cuore è chiamato a manifestare un sincero pentimento dei peccati; Confessarci, per poi partecipate alla Santa Messa e ricevere la Comunione, sono passi essenziali, insieme alla recita del Credo e del Padre nostro. Infine, la preghiera, secondo le intenzioni del Papa.
• fare opere di misericordia e di penitenza, per es. visitando i fratelli infermi, carcerati, anziani o disabili…
• intraprendere iniziative di carattere penitenziale: astenendoci, almeno durante un giorno, da futili distrazioni (ad esempio dai media e dai social network) e da consumi superflui; sostenendo opere di carattere religioso o sociale; dedicando del tempo ad attività di volontariato per la comunità.
Accogliamo con gioia questa opportunità e impegniamoci in un serio cammino di rinascita.