“Gli ultimi anni della vita della Fasce furono molto difficili: oppressa da tanti mali, una pesantissima croce che lei amò fino in fondo, imitando Colui che l’aveva portata e vi era morto per amore nostro”.
In Dalle Api alle Rose di novembre-dicembre, Mauro Papalini, storico del mondo agostiniano, conclude il suo racconto sulla figura della Beata Madre Maria Teresa Fasce riletta nel quadro storico e sociale del suo tempo, focalizzando quando la monaca sia stata protagonista e attrice attiva della sua storia, quanto della storia del 1900… fino alla fine dei suoi giorni…
Tra le sofferenze della malattia e della guerra, nasce una speranza
Il tumore che la affliggeva da 25 anni divenne ancora più pericoloso e si pensò ad un terzo intervento, ma il suo cuore ormai affaticato non lo avrebbe sopportato. Ella ebbe modo di mettere in pratica quelle frasi con cui ammaestrava le sue monache: “Chi non soffre non ama: le anime elette devono somigliare a Gesù Crocifisso”. Oppure: “Il nostro stemma è la croce e siamo ben liete di abbracciarla, specie quando è impressa in noi”.
Anche allora la grande storia entrò nel monastero e nella sua vita. Durante la II Guerra Mondiale la comunità monastica soffrì la scarsità di cibo, eppure ella non rinunciò a tenere le Apette, le allora orfane che dal 1938 aveva deciso di accogliere tra le monache, mentre alcuni le avevano consigliato di rimandarle fuori. Nel 1944, durante l’occupazione tedesca, le S.S. visitarono due volte il monastero facendo anche danni, ma la forte Abbadessa seppe respingerli con dolcezza e decisione che non ammettevano repliche.
Prima di tutto la dignità
Il 2 giugno 1946 la Madre volle partecipare al referendum istituzionale tra monarchia e repubblica (prima volta del voto alle donne) nonostante le sue critiche condizioni di salute (morirà il 18 gennaio 1947).
Non le sfuggì la portata storica di quel voto: la dignità della donna fu sempre una sua preoccupazione. Quel giorno fu un trionfo popolare che suggellava quarant’anni di vita religiosa della Fasce, la quale, con le sue iniziative per diffondere il culto a Santa Rita, cambiò radicalmente il volto di Cascia.