“Cara Santa Rita, con la storia di Patrizia entriamo smarriti nel mondo della depressione. E’ il tempo del troppo pieno che produce l’effetto di caduta del senso della vita. Abbiamo tutto ma questo tutto non ci rende felici, anzi provoca assenza di senso. Tutti i valori hanno perso valore, ma l’esistenza in quanto tale è un valore e per renderla viva bisogna trasmettere fuoco, desiderio”.
Nella rivista Dalle Api alle Rose di maggio-giugno, Maurizia di Curzio, assistente al servizio di ascolto del nostro Monastero, nella sua rubrica – in cui tiene un filo diretto con la Santa – ci accompagna a confrontarci con il tema della depressione. Un male insidioso che riguarda sempre più persone, tanto che i disturbi mentali sono considerati la pandemia del futuro. Scopriamo insieme quanto ci racconta la nostra Maurizia.
L’esperienza del profeta Elia
Nella rubrica leggiamo che anche il profeta Elia si ammala di depressione. Dalla gioia per la vittoria, gli basta una minaccia per pensare di togliersi la vita. Dio lo riporta alla verità; non sono le vittorie esterne le sue grandi opere, ma è il viaggio con una terra più insidiosa, ovvero, se stesso. E sarà proprio attraversando la morte e l’angoscia dentro di sé, che sentirà la Voce amica che ha cura di lui. Il Suo “alzati e mangia” è l’esperienza di Qualcuno che si prende cura, proprio quando non si riesce a fare più nulla, neanche a ragionare.
Come rinascere grazie a Santa Rita
Patrizia, come Elia, fa questa esperienza. Vive la sua infanzia in un paesino, trasferitasi al nord. La mamma si ammala e questo scaturisce in lei il timore di perderla. Patrizia cresce, prega, ha amici, ma nel suo animo avverte una grande tristezza, un vuoto, fino a sfociare in una depressione. Esami e medici vari, ma continua a star male. I genitori la riportano al paesino. Una notte sogna che mentre era in preghiera la statua davanti a lei le dice: “Sono Santa Rita, non preoccuparti che andrà tutto bene”. Racconta tutto alla vicina che le dice: “Ma ti rendi conto chi hai sognato? La santa dei casi impossibili”. Piano piano risale dal baratro, conosce Valter che diventerà suo marito, avranno una figlia, e, per lei è come rinascere una seconda volta. Il suo cuore è pieno di gioia per aver incontrato la santa.
Coltivare la fiducia ci tira fuori dal sepolcro
Quando stiamo malissimo e ci sembra di non poter far più niente, una cosa possiamo farla, un atto di fiducia; possiamo coltivare dentro noi questa fiducia che ci tira fuori dal sepolcro. Credere contro ogni speranza, contro ogni evidenza contraria. La storia continua, forse non saremo noi a continuare quella storia, dovremmo passare il comando a qualcuno dopo di noi. Non importa. La storia non è finita, anche se sembra. Questa è la grande speranza nascosta dietro l’esperienza grande della Risurrezione.