Cosa domanda la nostra amata Rita a Dio, quando lo invoca?
Attraverso tutte le richieste compiute nel corso della sua vita “Rita matura la richiesta fondamentale, nella quale ad un certo punto andranno a confluire tutte le altre: domanderà che la presenza di Dio venga ad abitare in lei, a colmare le zone vuote del cuore, gli spazi rimasti desolati dopo la vedovanza e la perdita dei figli; in una parola: Rita arriverà a chiedere a Dio… Dio stesso!”
Questa la sintesi di quanto scrive Suor Maria Lucia Solera osa, nella sua rubrica Tracce di Rita – contenuta nel numero di marzo-aprile della nostra rivista Dalle Api alle Rose –a proposito di quel tipo di preghiera che è l’invocazione.
Perché invochiamo Dio
“Il nome della persona che ci è cara, risuona a fior di labbra con tutto il calore dell’affetto – commenta la claustrale – analogamente ci rivolgiamo a Santa Rita invocandola, cioè, chiamandola per nome: “Santa Rita, Sorella nostra, Santa dei casi impossibili!”, e a lei presentiamo le nostre necessità“.
“Quando invochiamo Dio, il più delle volte è per ottenere che lui si prenda a cuore la nostra situazione donandoci ciò di cui noi sentiamo urgente bisogno. Eppure, proprio i Santi ci indicano qualcosa di più”, evidenzia Suor Lucia Solera, portando l’esempio di Santa Rita.
L’esempio di Sant’Agostino
Santa Rita non fa che imitare Sant’Agostino, che secoli prima “aveva compreso che proprio questo significa in-vocare: chiamare Dio dentro di sé, in certo modo invitarlo nella casa del proprio cuore. E poiché invocare è questione di cuore, raccomandava di avere quest’ultimo preparato, pulito e in ordine, per poter accogliere un ospite così importante, Dio stesso! “
Suor Lucia ci lascia con un’ultima suggestione: “la nostra invocazione è vera quando è gratuita: ancorata non alle cose che Dio può donarci, ma a Dio stesso”
«Vuoi invocare Dio? Invocalo gratuitamente. Che cosa può bastarti delle cose che Dio ha fatto, se Dio stesso non ti basta?»
(Esp. sul Sal 30 II, D. 3,4)