Chi è la nuova Priora del Monastero Santa Rita da Cascia?

Conosciamo insieme Madre Maria Rosa Bernardinis

Alle 11.01 di stamane, le campane del Santuario di Santa Rita di Cascia hanno suonato a festa per comunicare alla città intera che la nuova Priora è stata eletta: Madre Maria Rosa Bernardinis è ufficialmente la guida della Comunità del Monastero Santa Rita.

CHI È MADRE MARIA ROSA – Nata a Udine, classe 1958, Maria Rosa Bernardinis è la settima di otto fratelli. Da più di trent’anni, vive come suora di vita contemplativa nel monastero dove Santa Rita ha trascorso 40 anni della sua esistenza, fino alla morte nel 1457.
Negli ultimi dodici anni, per tre mandati consecutivi, Madre Maria Rosa ha affiancato nel ruolo di Vicaria la Badessa uscente, Madre M. Natalina Todeschini, alla guida della comunità composta da 28 claustrali.

Di seguito, un’intervista recente ci consente di capire meglio chi è la nuova Badessa del Monastero Santa Rita.

Madre, perché hai scelto la clausura? E com’era la tua vita prima?

Fino a 18 anni, desideravo formare una famiglia e quindi per me era scontato andare in quella direzione. È vero che sin da piccola, cercavo già momenti di raccoglimento, uno spazio mio in un prato dove si vedevano le montagne, in periferia… Mi piaceva pregare. Così, il mio parroco mi ha consigliato di fare un corso vocazionale, per capire e approfondire la mia strada. Durante il corso ho capito una cosa importante: Dio affida a ognuno di noi un compito – e a nessun altro – e questo vuol dire che per il Signore, ciascuno di noi è unico e irripetibile. Quindi se non lo accetti, non aderisci, quello spazio che era per te non viene occupato da nessuno. Questo concetto mi ha fatto domandare: e io quale ruolo ho? E se il Signore mi chiede qualcosa di più?

Come vive una “monaca di Santa Rita”? 

Esprimiamo il carisma di Sant’Agostino, come Rita ha fatto prima di noi, nella ricerca di Dio attraverso la preghiera liturgica, soprattutto nella celebrazione eucaristica. Abbiamo diversi momenti di preghiera comunitari. La comunità è l’espressione di quello che anima la singola monaca, diventa l’unità dei cuori nella liturgia. Vivere l’unità nella comunità: questo è il carisma agostiniano. Essere monaca di vita contemplativa in una realtà come questa del nostro Santuario di Cascia, che accoglie più di un milione di pellegrini l’anno, può sembrare un paradosso, ma dice Sant’Agostino: quello che hai scoperto di Dio tu devi trasmetterlo all’altro. Ecco, noi comunichiamo ai pellegrini quello che riceviamo nella preghiera.

Cosa dici a chi viene qui a chiedere ascolto? 

Fidarsi del Signore, solo questo. E il resto viene da sé. Davanti alla tua croce, tu ti senti una persona morta, ma se accogli la tua croce puoi risorgere. Come ha fatto Santa Rita… la sua esperienza non è rimasta al venerdì, o al sabato, ma è passata alla risurrezione. Quando parliamo di sofferenza dobbiamo capire che la Chiesa non dice di essere masochisti. La Chiesa è resurrezione. È il messaggio che sta rilanciando il Papa. Ci sono persone che vivono situazioni davvero difficili. L’unica cosa che posso fare come monaca è farmi carico di quella situazione, capendola e pregando il Signore. Tutte noi cerchiamo di far capire a chi ci sta davanti che non è solo.

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