“La capacità di mediare, cioè di ascoltare attentamente il pensiero e i sentimenti di ciascuno, di comprenderli e ridirli con verità è la via di risoluzione dei conflitti. Rita ha conosciuto bene quest’arte, e ad essa si è applicata con dedizione piena per portare riconciliazione e pace dovunque vi fosse divisione e discordia”
Queste le parole di Padre Giuseppe Caruso osa sull’arte di saper ascoltare e quindi mediare che si rivelano di estrema importanza in questi tempi di guerra, dopo che, anche al termine dell’ultima udienza generale del mercoledì, Papa Francesco ha rinnovato il suo appello per la pace, in Ucraina, Terra Santa e Sudan.
Il conflitto, fatto umano e universale
Sottolinea il padre agostiniano: “L’incomprensione, la tensione e il conflitto sono elementi ineliminabili di ogni convivenza: quando più persone si trovano a condividere il medesimo spazio sembra, e forse è inevitabile, che le aspettative, i bisogni e i limiti di uno si scontrino con quelli di un altro. Si tratta di un fatto umano e universale, e pertanto non ci deve scandalizzare”
La sfida di imparare a percorrere il sentiero stretto
“La vera sfida, secondo Padre Caruso, “sta nel modo in cui il conflitto viene affrontato e vissuto. Lo si può evitare sempre e comunque, chiedendo a una sola parte, quella più debole (che si vuol fare passare per quella “buona”) di sacrificare i propri sogni e bisogni fino al punto di trascurare se stessa, in una sorta di martirio che però ha ben poco di eroico; oppure si può decidere di intraprendere una guerra a oltranza, senza possibilità di compromesso e di pacificazione. Le due soluzioni sono entrambe unilaterali e pertanto difettose”.
Ma, evidenzia, “c’è un altro sentiero da poter percorrere, un sentiero stretto e non sempre facile, che però giunge inevitabilmente a uno sbocco. Il metaforico viottolo, quello che Rita stessa ha percorso, è quello della mediazione, cioè di una pacificazione che sia in grado di ascoltare e tenere in debita considerazione tutte le parti in causa”.
Qual è dunque il punto? Che “il conflitto, aperto o nascosto che sia, è sempre l’ultimo atto di un cammino fatto di parole non dette o fraintese; un cammino che allontana le persone rendendole estranee tra di loro e, qualche volta, anche a se stesse”.
Da qui la necessità dell’arte di saper ascoltare, di cui Rita è stata un esempio.