La passione per il calcio è anche a Cascia

Intervista a Suor Giacomina Stuani

Una vocazione matura “Sono entrata in Monastero a 38 anni”, un passato da calciatrice “ero un regista alla Sivori, alla Rivera” e una passione smisurata per il Milan “Da quando sono nata nelle mie vene scorre sangue rosso nero, non solo rosso”. Suor Giacomina, monaca di clausura del Monastero di Santa Rita da Cascia si racconta ai giovani atleti dell’Under 17 serie A e B A.C. Perugia Calcio in un’intervista unica fra la passione per la vita che ha scelto e quella per il calcio, un passato da atleta e un presente da monaca di clausura e tifosa appassionata.

Classe 1960, due occhi azzurro cielo fieri e sinceri. Suor Giacomina ci accoglie nel chiostro del Monastero di Clausura di Santa Rita da Cascia, un gran sorriso e alla prima domanda ci risponde :“Partiamo subito senza scaldarsi eh” …

D-“Suor Giacomina come mai ha deciso di farsi suora?”

G -“Ecco bene, partiamo subito senza scaldarsi. Io in realtà ho deciso solo di rispondere, di dire sì, di mettermi in gioco; Qualcuno mi ha visto, selezionato, e fatto questa proposta, di stare in una squadra particolare che si chiama Monastero. Prima di entrare in Monastero la mia vita era interamente dedicata allo sport, poi il Signore si è infilato nella mia vita attraverso dei desideri che mi ha messo nel cuore. Così sono arrivata qui.”

D: “Come è nata la passione per il calcio?”

R: “Ho iniziato a giocare a calcio nel campetto della parrocchia ad otto anni, avevamo una squadretta, “Leoni” ci chiamavamo, ed era strano per una ragazza soprattutto allora giocare a calcio. Poi a 12 anni una vicina di casa, vista la passione e il fatto che ero pure bravina, mi ha fatto conoscere una squadra di calcio femminile. Allora circa cinquant’anni fa il limite di età per poter giocare era 14 anni così io… diciamo che aumentavo sempre di due anni la mia data di nascita alle domande dell’arbitro”

D: “Ruolo?”

R: “ Beh nel campetto della parrocchia nessuno aveva un ruolo, lì si giocava tutti in avanti e poi nessuno tornava indietro, quello era il problema! Nella squadra femminile ho iniziato come terzino destro, ala e poi centrale, ero un regista. Indossavo il numero 10, un ruolo alla Sivori, alla Rivera. Specializzata nel battere rigori e punizioni. Ho giocato fino ai 18 anni a calcio a livello agonistico, poi mi hanno operato al menisco e ho proseguito con la pallavolo dove ho giocato sempre nell’agonistica fino ai 34 anni, però ho continuato a seguire il calcio da appassionata e da tifosa. Quando mi chiedono “perché sei milanista?” la risposta è semplice: nelle mie vene dalla nascita, non scorre sangue rosso ma rosso nero”

D : “A proposito di Milan che dice del mercato di quest’anno?

R: ”Sul Milan sono aggiornatissima, sono venuti da poco a trovarmi i miei familiari, mia mamma compra la Gazzetta dello Sport e poi me la porta qui. Ho visto il mercato e le trattative. Ecco, io penso che a volte non bisogna guardare solo i grossi calibri che arrivano, una squadra si chiama così perché è fatta di tante componenti. Sono contenta del mercato, dei giocatori ma ho visto che a livello dirigenziale sono tornate persone serie, delle bandiere. Ecco le bandiere sono importanti perchè quando tu oltre la passione , metti il cuore e conosci la storia di quella squadra non solo perché te l’hanno raccontata ma perché l’hai vissuta, la passione diventa ancora più forte.”

D:Ha un giocatore preferito? Ce lo può rivelare?”

R: “Giocatore preferito.. ho sentito che al Milan è tornato Maldini, ecco a me piaceva molto lui. Ho sempre apprezzato i giocatori che non erano solo bravi in campo ma che avevano anche valori importanti.

D: “Che cosa fa una monaca di clausura?”

R: “La monaca di clausura è una monaca contemplativa, per la maggior parte della giornata prega. Ci alziamo alle 5:45 e terminiamo la giornata alle 21:30 all’interno di questo arco di tempo come i giocatori in ritiro, hanno allenamenti, momenti di riposo, pranzo e cena , noi abbiamo la giornata scandita da preghiera, studio e lavoro. Lo studio è poi fondamentale per alimentare il cuore. Ecco, anche per voi nel mondo del calcio e nella vita sarà importante usare la testa e il cuore, l’intelligenza è importantissima ma ciò che scalda l’intelligenza è il cuore; è quel qualcosa in più come quel tocco che il campione sa dare“

D: “Da calciatori le chiediamo l’ alimentazione delle suore in monastero

R «L’alimentazione è importante anche per noi, stiamo attente alla cura del corpo perché il corpo è un dono di Dio, la vita è un dono ricevuto. Un po’ come il vostro talento, vi è stato donato ma voi dovete prendervene cura . Poi certo, anche a noi quando capita di mangiare la pizza, alcune suore bevono un bicchiere di birra…siamo sempre esseri umani!»

D: “Da ragazzi, invece, la domanda è: ma lei si è mai innamorata?”

R: “Nella mia vita mi sono innamorata. Io sono entrata in Monastero a 38 anni quindi in 38 anni ho vissuto esperienze belle, sono stata anche innamorata ma le storie sono finite perché la mia vita era lo sport, stavo bene ma sacrificavo tante cose»

D: “Ha mai pensato di lasciare la clausura?

R: “No. Non è un pensiero che mi ha mai sfiorato, mai avuto rimpianti o rimorsi. Io stavo bene nella mia vita, qui ho trovato quel “di più” che mi fa stare ancora meglio”

D: “Perché ha smesso di giocare?”

R: “Nel calcio come nella vita il punto di partenza deve essere sempre una spinta di passione, gioia, bellezza. La passione ha sempre guidato la mia vita, è stata la scintilla che mi ha sempre portata a fare sport: a fianco della passione poi specialmente a livello agonistico, c’è la fatica. Nel corso della mia carriera ho cambiato tre squadre nella pallavolo, quando mi accorgevo che non c’era più passione mi fermavo. La passione è la scintilla, poi il motore è una componente di sacrifico e rinuncia ma l’amore per ciò che stai facendo, fa sentire meno la fatica. Perché ho smesso di giocare? Perché a 34 anni si era spenta la scintilla della passione, sentivo più la fatica che la gioia.”

D: “Allora proprio milanista eh?”

R: “Il giorno del mio compleanno con il permesso della Priora sono andata a pranzo con il grembiule, la tovaglietta e la tazza del Milan, ho appeso poi alla finestra la maglietta. Fuori dal Monastero avevo la tessera del Milan Club del mio paese di origine in provincia di Mantova, andavo a San Siro a vedere le partite fra i gruppi ultrà Fossa e Brigate.
Ora certo seguo solo leggendo i risultati delle partite sul giornale, d’altronde la passione non puoi toglierla, se è passione è passione» .

Letizia Guerri

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