Iniziamo oggi quello che vuole essere un appuntamento per riflettere sulle catechesi del Papa, dopo l’Udienza Generale del mercoledì.
Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, ogni settimana commenta le parole del Santo Padre, per fissare il suo messaggio nel cuore e lì trasformarlo insieme in azione.
Per uno sguardo di umanità
L’Udienza di ieri, è stata incentrata sul recente viaggio apostolico di Papa Francesco a Marsiglia, per gli Incontri del Mediterraneo, l’evento che ha riunito un mosaico di popoli, culture e religioni, per costruire insieme una nuova speranza. “Il Mediterraneo – ha detto in Piazza S. Pietro il Papa – è culla di civiltà, e una culla è per la vita! Non è tollerabile che diventi una tomba, e nemmeno un luogo di conflitto. È l’esatto opposto, perché il Mediterraneo mette in comunicazione l’Africa, l’Asia e l’Europa; il nord e il sud, l’oriente e l’occidente; le persone e le culture, i popoli e le lingue, le filosofie e le religioni”.
“Dalla sua sponda orientale – ha sottolineato – duemila anni fa, è partito il Vangelo di Gesù Cristo. Il suo annuncio non avviene per magia e non si realizza una volta per tutte. È il frutto di un cammino in cui ogni generazione è chiamata a percorrere un tratto, leggendo i segni dei tempi in cui vive”.
“Dall’evento di Marsiglia – ha analizzato il Santo Padre – è uscito uno sguardo sul Mediterraneo che definirei semplicemente umano, cioè capace di riferire ogni cosa al valore primario della persona umana e della sua inviolabile dignità. Poi nello stesso tempo è uscito uno sguardo di speranza. Questo è oggi molto sorprendente: quando ascolti i testimoni che hanno attraversato situazioni disumane o che le hanno condivise, e proprio da loro ricevi una ‘professione di speranza’. E anche è uno sguardo di fraternità”.
Ridiamo speranza alle nostre società
“Fratelli e sorelle – ha detto rivolgendosi ai noi fedeli – questa speranza, questa fraternità, non deve ‘volatilizzarsi’, no, al contrario deve organizzarsi, concretizzarsi in azioni a lungo, medio e breve termine. Perché le persone, in piena dignità, possano scegliere di emigrare o di non emigrare”.
Per operare questa trasformazione, però, lo stesso Pontefice ha osservato che “occorre ridare speranza alle nostre società europee, specialmente alle nuove generazioni. Infatti, come possiamo accogliere altri, se non abbiamo noi per primi un orizzonte aperto al futuro? Dei giovani poveri di speranza, chiusi nel privato, preoccupati di gestire la loro precarietà, come possono aprirsi all’incontro e alla condivisione? Le nostre società tante volte ammalate di individualismo, di consumismo e di vuote evasioni hanno bisogno di aprirsi, di ossigenare l’anima e lo spirito, e allora potranno leggere la crisi come opportunità e affrontarla in maniera positiva”.
La Priora: occorre diventare esempi di incontro
“Ha ragione il Santo Padre – esordisce la Priora – quando si parla di culla, si parla di vita. Come è possibile che tutte queste culture che si affacciano sul Mar Mediterraneo non possano ancora trovare soluzioni pacifiche, per attraversarlo senza pericoli di morte? Perché prevalgono più gli interessi di parte?”.
“Se ci sono però ancora persone che si incontrano per parlare di nuove possibilità, la speranza resta accesa, ed è quella, fosse pure piccola, che apre a un futuro migliore. Il Signore sostenga i propositi che sono stati presi e rafforzi la volontà di bene di quanti operano per renderli esecutivi; renda sensibili i cuori dei governanti per promuovere politiche che favoriscano l’incontro tra le culture, le popolazioni, nello scambio. Solo in questo modo, con l’esempio, le nuove generazioni potranno superare l’individualismo e l’egoismo, che adombra le loro coscienze”.