il 12 ottobre per la nostra comunità è un giorno importante: celebriamo il 25° anniversario della beatificazione di Madre Maria Teresa Fasce, avvenuta nel 1997.
Quando pensiamo a Lei, la prima parola che ci viene in mente è “Madre”: questo è stato il suo carisma. Madre delle sue monache, madre delle Apette dell’Alveare di Santa Rita, delle quali ancora oggi ci prendiamo cura, e madre dei casciani.
La sua vocazione
Dalla Positio per la causa di Beatificazione e dalle lettere scritte alla famiglia, sappiamo che Madre Teresa ha abbracciato con amore, passione, entusiasmo, “eroicità” la vocazione di consacrata, ricevuta in dono dal Signore. Nei ventisette anni, in cui è stata ininterrottamente Abbadessa, Madre Teresa ha avuto modo di lasciare una traccia indelebile nella storia di Cascia, del culto ritiano e della spiritualità agostiniana. Il suo motto, divenuto vero e proprio stile di vita, era:
“lo voglio benché costi, lo voglio perché costa, lo voglio a qualunque costo”.
Beata Madre Maria Teresa Fasce
L’anno della svolta
L’anno sabbatico a Torriglia fu decisivo per la sua vita perché è stato il passaggio dall’infanzia alla maturità spirituale, all’autonomia interiore. Ha compreso che doveva aggrapparsi a Cristo. Con questa libertà interiore ritrovata, non si è fermata più davanti a nulla. Lì ha cominciato a diventare la donna matura, coraggiosa, misericordiosa e libera in Cristo, che non ha mai lasciato le cose come stavano, ma ha cercato sempre di migliorarle. I frutti di questa sua svolta spirituale sono ancora vivi e presenti.
Le opere di carità
Ha ridato alla Comunità un respiro nuovo, una nuova lettura e una nuova conoscenza della Bibbia, da donna istruita quale era. Ha riportato la Comunità allo stile agostiniano. Grazie alla Beata Fasce le orfane hanno trovato una casa e una famiglia nell’Alveare di Santa Rita, è stata costruita la Basilica di Santa Rita e la Casa del Pellegrino, oggi Hotel delle Rose, per dare la possibilità ai fedeli di venire a Cascia.
Per noi monache la Beata Madre Fasce ha lasciato un segno indelebile, un’eredità che cerchiamo di imitare e portare avanti nel nostro ministero.