Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di Lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti
Isaia 53,5
Nel Triduo Pasquale, il Venerdì Santo è la giornata del ricordo della Passione e morte di Gesù. Riviviamo quel momento ripercorrendo la via Crucis e adorando la Croce.
Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, ci ricorda che questa giornata, però, non deve fermarsi al dolore, bensì prepararci ad accogliere il dono della vita vera. Già in antichità, infatti, i cristiani videro nella croce del Signore e in Gesù crocifisso la vita stessa, il principio vitale della vita dell’universo e dell’uomo.
Cosa ci dice la Croce?
“Come diceva Paul Claudel: ‘Dio non è venuto a spiegare la sofferenza: è venuto a riempirla della sua presenza’. Il Vangelo – sottolinea la Priora – ci insegna che anche se il cristiano non conosce alcuna strada che aggiri il dolore, conosce però una strada per attraversarlo, insieme al Signore. Ecco il vero messaggio che ci dà la Croce, che non è simbolo di agonia ma di amore, quello infinito che Gesù ci ha dimostrato offrendo la sua vita per noi, per la nostra salvezza.
Oggi, perciò, riviviamo la Passione condividendo soprattutto quest’abisso di amore, cercando di capire lo sguardo di Gesù in quella notte… allora non ci peserà nessun sacrificio, nessuna privazione e saremo davvero liberi nella Grazia”.
Non è la fine, ma il fine
“Come ha fatto anche la nostra Santa Rita – conclude Madre Maria Rosa – troviamo il tempo per restare in contemplazione e adorazione davanti a Gesù Crocifisso. Però non limitiamoci a compatirlo. La sua morte non è la fine, ma un passaggio (questo è il significato del termine Pasqua) che ci porta al fine per cui l’uomo è stato creato da Dio.
Davanti alla Croce, allora, chiediamo allo Spirito Santo di aiutarci a comprendere quanto siamo stati amati da Gesù e dal Padre celeste, per aver obbedito a una morte così infamante, per riscattarci dal peccato e dalla morte stessa e donarci così la libertà dei figli di Dio.
E come Lui, impariamo ad amarci e ad amare il prossimo. Solo così potremo aspettare con fiducia l’arrivo della vita nuova, dono e mistero insieme!”.