La Croce, per sperimentare l’amore

Nei secoli passati la Passione di Gesù era il centro principale della vita spirituale di chiunque volesse percorrere un cammino spirituale: imitare il Cristo sofferente e crocifisso era la massima aspirazione delle anime virtuose. Ciò aveva conseguenze visibili: penitenze durissime per riprodurre su di sé le sofferenze di Gesù, manifestazioni anche esteriori di partecipazione alla Passione. Per avere qualche idea basti pensare alle processioni del Cristo morto del Venerdì Santo.

Santa Rita visse pienamente questo approccio: anche per lei il Crocifisso era l’oggetto principale delle sue meditazioni, ogni sua sofferenza (e non furono poche!) la univa al suo Signore sulla Croce.

Scopri la vita di Santa Rita

Uno degli episodi più famosi della vita di Santa Rita è la spina di Gesù che ricevette sulla fronte. Come abbiamo detto, l’imitazione del Cristo crocifisso era la linea guida, quindi il desiderio più santo era quello di partecipare direttamente in qualche modo alla sua Passione; ma non certo per provare dolore, bensì per sperimentare l’amore con cui Gesù affrontò le sue sofferenze e morì in Croce per amore nostro.

Quando la spina colpì suor Rita in fronte, ella provò certamente un dolore atroce, ma soprattutto sentì nel suo cuore e nel suo spirito una scintilla di quell’amore con cui Gesù ci ha liberati.

Quando San Paolo dice: “Completo nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo” (Col 1, 24) significa il nostro sì, unendo non solo le sofferenze, ma una briciola del nostro amore al Crocifisso. Questo per noi è molto importante: gli ammalati, i disabili o chiunque soffra, unisca le sue sofferenze a quelle di Gesù, pregandolo di fargli provare una stilla di quell’amore con cui Lui le sopportò. 

Articolo scritto da Mauro Papalini, storico agostinianista
per la rubrica “Tracce di Rita”
pubblicato sul n.2-2020 di Dalle Api alle Rose,
 la Rivista di Santa Rita.

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